GOANCARLO COSENZA: GRANDE IL SUO IMPEGNO PER SALVARE L'ARCHITETTURA MEDITERRANEA DI PROCIDA


 

Giancarlo Cosenza (1933-2025)



Era il 1959 quando ebbe inizio l’attività  della Pensione Lubrano  portata avanti dalla mia famiglia, in via Vittorio Emanuele n. 172 in Procida.

Tra i primi ospiti Giancarlo Cosenza, un giovane ingegnere legato sentimentalmente a una ragazza procidana che sarebbe poi divenuta sua moglie, Lucia Ruocco.

Io avevo 15 anni ed ero addetto alla pulizia delle camere, per cui trovandomi  nella stanza dove alloggiava Cosenza  fui attratto da un  grosso volume poggiato sul comodino. Lo presi tra le mani e lessi il titolo: Il Dottor Zivago. Pensai subito che doveva essere un libro importante e lo segnai nella mia immaginaria agenda dei libri da leggere. E quando anni dopo lessi quel libro legai l’immagine di Giancarlo al protagonista di quel libro.  

Fu il mio primo rapporto seppur fugace e fantasioso con Giancarlo.

Solo qualche anno dopo  nel 1963, a 19 anni, me lo trovai  ancora accanto nell’ingresso nella pensione. Chiedeva ospitalità per i suoi genitori. E fu cosi che conobbi Luigi Cosenza   e sua moglie.

Quell’estate avevo sostenuto gli esami di maturità all’Istituto Nautico. Nulla sapevo  della vita di Luigi Cosenza, né del suo impegno politico  né della sua arte. Ricordo solo che fui colpito dalla sua dolcezza e affabilità nei miei confronti e percepii che era una persona di grande cultura.

Parlava con me come se fossi una persona importante  e sentii un forte rapporto con lui, tanto da sentirmi libero di comunicargli le difficolta che vivevo il quel momento dopo il diploma e l’incertezza per il futuro.

Un pomeriggio eravamo nel cortile, sotto un grande albero di limone, e c’era anche Giancarlo, il quale sapendo che avevo superato l’esame di maturità con una buona media, con semplicità mi chiese del mio futuro: sul mare o nella pensione familiare? Gli dissi che volevo continuare all’Università,  ma avrei dovuto  superare un esame  per i pochi posti previsti per gli studenti provenienti dai tecnici.

Fu allora che intervenne il padre Luigi dicendomi che uno dei suoi figli, Guido, insegnava proprio all’Università e  potevo rivolgermi a lui per avere qualche dettaglio in più su come affrontare il percorso di studi.                                                               

Incontrai spesso Giancarlo in quell’estate tutte le volte che passava per la pensione per salutare i genitori. E una mattina, poco prima che i genitori partissero  mi disse che voleva parlarmi.

Avendo saputo che era in stretto rapporto con la sezione del partito comunista procidano pensai subito alla politica. Mi sbagliavo.

Giancarlo aveva pubblicato un libro sull’architettura procidana, il primo libro in assoluto. Mi spiegò che molta parte di questa architettura procidana era andata distrutta  perché nessuno ne conosceva il grande valore storico e artistico, pertanto mi chiedeva se potevo aiutarlo a diffondere quel libro tra i procidani.

Mi sentii investito in qual momento di qualcosa più grande di me. Dissi di sì, ma da incosciente. Aspettavo che mi dicesse qualcosa in più  ma lui non disse altro.

Mi indicarono però alcuni libri  di divulgazione scientifica da leggere e trascorsi quei mesi fino a Novembre  leggendo quei libri.

Grazie ai loro consigli e alla lettura di quei testi mi trovai fra gli studenti provenienti dal tecnico ammessi all’Università.

In quegli anni ero impegnato nel Circolo Culturale  nato nell’isola alla Chiaiolella con Don Michele Ambrosino  insieme ad altri giovani, ragazzi e ragazze, una novità assoluta.

Tra questi Enzuccio Esposito  e la sua ragazza, Marinella Conte, e con loro, pensando a quanto mi aveva rivelato Giancarlo sull’architettura procidana, ideammo un mostra di fotografie proprio nella sala Pio XII , accanto alla Chiesa,  dando grande rilievo al libro di Giancarlo.

Al termine  della mostra demmo a lui un importante riconoscimento per  quel libro e per le straordinarie foto  che lui aveva presentato alla mostra.  Una indiretta risposta  a quella richiesta che Giancarlo mi aveva fatto tempo prima. Fu, infatti, in quella occasione che molti seppero del libro di Giancarlo Cosenza  che era in vendita nella tabaccheria di Leonardo Costagliola al Porto, unico negozio dove si poteva trovare il suo libro. Non esistevano all’epoca librerie sull’isola.

Ricordo ancora quella serata con lui e sua moglie Lucia, semplice ma ricca di rapporti autentici e di grande apertura in cui si rinsaldava l’amicizia con Giancarlo e sua moglie.

Da quella volta il rapporto con Giancarlo è andato avanti a livello personale e non è venuto mai meno.

Nel 1984 quando presentai i miei dipinti in una mostra di pittura nell’Azienda del

                                                               

Turismo decisi di intervallare le mie tempere con frasi tratte dal libro di Giancarlo.

Lui mi fu molto grato per quella mia attenzione ad un  lavoro che costituiva per la cultura di Procida un notevole passo avanti in quanto il suo libro aprì gli occhi di molti su un  patrimonio architettonico di valore inestimabile e privo di ogni tutela.

Purtroppo, nonostante il libro di Giancarlo Cosenza,   non si riuscì ad impedire la dilagante  speculazione edilizia che, al pari dell’isola d’Ischia,  stava devastando Procida, nonostante un piano paesistico commissionato dagli amministratori dell’epoca proprio a Luigi Cosenza, che doveva impedire la distruzione delle zone verdi dell’isola 

In questi ultimi anni poi l’ho sempre voluto accanto a me per la presentazione dei miei libri. E lui non si è mai sottratto ad un accompagnamento sentito e autorevole.

Fu particolarmente felice di intervenire nel 2016  alla presentazione del mio libro scritto con l’architetto Gianlorenzo Di Gennaro Sclano sul palazzo D’Avalos e poi a Napoli e a Procida alla presentazione del libro Procida nel cuore  sulla traduttrice francese Juliette Bertrand da lui conosciuta, che aveva lottato molto per scongiurare la speculazione edilizia a Pizzago.

E’ stato con lui che ho potuto sperimentare la fecondità di un dialogo vero nel rispetto pieno delle convinzioni dell’altro e nel vivo desiderio di lavorare insieme per migliorare le condizioni della vita umana e sociale. 

Più volte sono stato nella sua casa di Procida, in via Santo Janno,  e sempre  mi sono sentito accolto, con calore e sincera amicizia.  Ho intravisto la sua forza d’animo,  il suo coraggio ad affrontare le avversità,  la sua determinazione nelle scelte, il suo rigore di pensiero che erano per me testimonianza di un rapporto fraterno dove nulla è taciuto ma tutto donato generosamente…

Un giorno mi disse “Ho un libro per te”. Era  il libro che aveva scritto su suo padre. Un dono prezioso  che non solo mi ha svelato  la forza  e “la coerenza di un intellettuale” – così è intitolato il libro, ma indirettamente  anche il pensiero politico sociale e artistico di Giancarlo.

Infatti alla mia domanda su quanto c’era in lui della visione sociale artistica e politica di suo padre, Giancarlo senza esitazione mi rispose : “Molto, molto”.

Ero affascinato dalla sua parola,  segno del suo pensiero lucido e argomentativo.

Inn una dialettica viva e forte Giancarlo è stato  un uomo che, al pari di suo padre,  aveva a cuore la pace tra i popoli ed era  contrario  alla sete di dominio politico alla base di ogni guerra.

Con orgoglio e commozione mi raccontava episodi fondamentali della vita di suo padre  che aveva  sperimentato anche il carcere per aver manifestato contro la presenza in Italia di una base militare per la guerra degli americani nel Libano, e del coraggio a schierarsi con molti suo compagni contro l’invasione dell’impero sovietico in Ungheria nel 1956.

Consigliere comunale a Procida, Giancarlo  ha creduto in una politica che guarda lontano e che non si limita al  fare, ma che analizza e studia con impegno costante i fenomeni sociali del territorio, ne valuta gli aspetti positivi e critica fortemente quelli negatici, convinto che la vera politica non è quella che si realizza nei palazzi  ma tra la gente, coinvolgendola direttamente per educarla alla partecipazione della vita sociale.

Ha sofferto molto in questi anni, dopo “mani pulite” nel vedere la politica lontana dall’impegno civico,  nel coinvolgimento dei cittadini tutti e nella risoluzione dei problemi, insieme.

Per lui ridurre la vita dei partiti alle tornate elettorali è stato uno degli aspetti più critici della vita democratica, un grande passo indietro in Italia e anche nella piccola isola di Procida da lui  fortemente amata.

Mi diceva spesso: La democrazia è il governo del popolo e ogni giunta democratica  deve attivare  un dialogo costante  col popolo e con i gruppi intermedi, con le associazioni, con le categorie, con i sindacati, con i partiti di minoranza, per guardare insieme i grandi problemi e lo sviluppo nel futuro dell’isola.

Fui commosso quando lo scorso anno mi raccontava dell’incidente domestico  che aveva colpito sua moglie Lucia , in quanto intravidi  nelle sue parole  un amore intenso e vero per la sua donna, la tenerezza estrema e la dedizione incondizionata nel suo esserle accanto.

Ad un mese dalla sua scomparsa, sento di dire dal profondo del  cuore “Grazie  Giancarlo” per quello che sei stato per la mia vita,  per Procida, e per la vita di quanti ti hanno incontrato e amato.

 

Pasquale Lubrano Lavadera

 

 


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