GOANCARLO COSENZA: GRANDE IL SUO IMPEGNO PER SALVARE L'ARCHITETTURA MEDITERRANEA DI PROCIDA
Era il 1959 quando ebbe inizio l’attività della Pensione Lubrano portata avanti dalla mia famiglia, in via
Vittorio Emanuele n. 172 in Procida.
Tra i primi ospiti Giancarlo Cosenza, un giovane
ingegnere legato sentimentalmente a una ragazza procidana che sarebbe poi
divenuta sua moglie, Lucia Ruocco.
Io avevo 15 anni ed ero addetto alla pulizia delle camere,
per cui trovandomi nella stanza dove
alloggiava Cosenza fui attratto da
un grosso volume poggiato sul comodino.
Lo presi tra le mani e lessi il titolo: Il Dottor Zivago. Pensai subito
che doveva essere un libro importante e lo segnai nella mia immaginaria agenda
dei libri da leggere. E quando anni dopo lessi quel libro legai l’immagine di
Giancarlo al protagonista di quel libro.
Fu il mio primo rapporto seppur fugace e fantasioso
con Giancarlo.
Solo qualche anno dopo
nel 1963, a 19 anni, me lo trovai ancora accanto nell’ingresso nella pensione. Chiedeva
ospitalità per i suoi genitori. E fu cosi che conobbi Luigi Cosenza e sua
moglie.
Quell’estate avevo sostenuto gli esami di maturità
all’Istituto Nautico. Nulla sapevo della
vita di Luigi Cosenza, né del suo impegno politico né della sua arte. Ricordo solo che fui
colpito dalla sua dolcezza e affabilità nei miei confronti e percepii che era
una persona di grande cultura.
Parlava con me come se fossi una persona
importante e sentii un forte rapporto
con lui, tanto da sentirmi libero di comunicargli le difficolta che vivevo il
quel momento dopo il diploma e l’incertezza per il futuro.
Un pomeriggio eravamo nel cortile, sotto un grande
albero di limone, e c’era anche Giancarlo, il quale sapendo che avevo superato
l’esame di maturità con una buona media, con semplicità mi chiese del mio
futuro: sul mare o nella pensione familiare? Gli dissi che volevo continuare all’Università, ma avrei dovuto superare un esame per i pochi posti previsti per gli studenti
provenienti dai tecnici.
Fu allora che intervenne il padre Luigi dicendomi che uno dei suoi figli, Guido, insegnava proprio all’Università e potevo rivolgermi a lui per avere qualche dettaglio in più su come affrontare il percorso di studi.
Incontrai spesso Giancarlo in quell’estate tutte le
volte che passava per la pensione per salutare i genitori. E una mattina, poco
prima che i genitori partissero mi disse
che voleva parlarmi.
Avendo saputo che era in stretto rapporto con la sezione
del partito comunista procidano pensai subito alla politica. Mi sbagliavo.
Giancarlo aveva pubblicato un libro sull’architettura
procidana, il primo libro in assoluto. Mi spiegò che molta parte di questa
architettura procidana era andata distrutta
perché nessuno ne conosceva il grande valore storico e artistico,
pertanto mi chiedeva se potevo aiutarlo a diffondere quel libro tra i
procidani.
Mi sentii investito in qual momento di qualcosa più
grande di me. Dissi di sì, ma da incosciente. Aspettavo che mi dicesse qualcosa
in più ma lui non disse altro.
Mi indicarono però alcuni libri di divulgazione scientifica da leggere e
trascorsi quei mesi fino a Novembre
leggendo quei libri.
Grazie ai loro consigli e alla lettura di quei testi
mi trovai fra gli studenti provenienti dal tecnico ammessi all’Università.
In quegli anni ero impegnato nel Circolo Culturale nato nell’isola alla Chiaiolella con Don
Michele Ambrosino insieme ad altri
giovani, ragazzi e ragazze, una novità assoluta.
Tra questi Enzuccio Esposito e la sua ragazza, Marinella Conte, e con loro,
pensando a quanto mi aveva rivelato Giancarlo sull’architettura procidana, ideammo
un mostra di fotografie proprio nella sala Pio XII , accanto alla Chiesa, dando grande rilievo al libro di Giancarlo.
Al termine della mostra demmo a lui un importante
riconoscimento per quel libro e per le
straordinarie foto che lui aveva
presentato alla mostra. Una indiretta
risposta a quella richiesta che
Giancarlo mi aveva fatto tempo prima. Fu, infatti, in quella occasione che
molti seppero del libro di Giancarlo Cosenza che era in vendita nella tabaccheria di
Leonardo Costagliola al Porto, unico negozio dove si poteva trovare il suo
libro. Non esistevano all’epoca librerie sull’isola.
Ricordo ancora quella serata con lui e sua moglie
Lucia, semplice ma ricca di rapporti autentici e di grande apertura in cui si
rinsaldava l’amicizia con Giancarlo e sua moglie.
Da quella volta il rapporto con Giancarlo è andato
avanti a livello personale e non è venuto mai meno.
Nel 1984 quando presentai i miei dipinti in una mostra
di pittura nell’Azienda del
Turismo decisi di intervallare le mie tempere con
frasi tratte dal libro di Giancarlo.
Lui mi fu molto grato per quella mia attenzione ad un lavoro che costituiva per la cultura di Procida
un notevole passo avanti in quanto il suo libro aprì gli occhi di molti su un patrimonio architettonico di valore
inestimabile e privo di ogni tutela.
Purtroppo, nonostante il libro di Giancarlo Cosenza, non si riuscì ad impedire la dilagante speculazione edilizia che, al pari dell’isola
d’Ischia, stava devastando Procida,
nonostante un piano paesistico commissionato dagli amministratori dell’epoca
proprio a Luigi Cosenza, che doveva impedire la distruzione delle zone verdi
dell’isola
In questi ultimi anni poi l’ho sempre voluto accanto a
me per la presentazione dei miei libri. E lui non si è mai sottratto ad un
accompagnamento sentito e autorevole.
Fu particolarmente felice di intervenire nel 2016 alla presentazione del mio libro scritto con
l’architetto Gianlorenzo Di Gennaro Sclano sul palazzo D’Avalos e poi a Napoli
e a Procida alla presentazione del libro Procida nel cuore sulla traduttrice francese Juliette Bertrand
da lui conosciuta, che aveva lottato molto per scongiurare la speculazione
edilizia a Pizzago.
E’ stato con lui che ho potuto sperimentare la
fecondità di un dialogo vero nel rispetto pieno delle convinzioni dell’altro e
nel vivo desiderio di lavorare insieme per migliorare le condizioni della vita
umana e sociale.
Più volte sono stato nella sua casa di Procida, in via
Santo Janno, e sempre mi sono sentito accolto, con calore e sincera
amicizia. Ho intravisto la sua forza
d’animo, il suo coraggio ad affrontare
le avversità, la sua determinazione
nelle scelte, il suo rigore di pensiero che erano per me testimonianza di un
rapporto fraterno dove nulla è taciuto ma tutto donato generosamente…
Un giorno mi disse “Ho un libro per te”. Era il libro che aveva scritto su suo padre. Un
dono prezioso che non solo mi ha
svelato la forza e “la coerenza di un intellettuale” – così è
intitolato il libro, ma indirettamente anche il pensiero politico sociale e artistico
di Giancarlo.
Infatti alla mia domanda su quanto c’era in lui della
visione sociale artistica e politica di suo padre, Giancarlo senza esitazione
mi rispose : “Molto, molto”.
Ero affascinato dalla sua parola, segno del suo pensiero lucido e argomentativo.
Inn una dialettica viva e forte Giancarlo è stato un uomo che, al pari di suo padre, aveva a cuore la pace tra i popoli ed era contrario alla sete di dominio politico alla base di ogni guerra.
Con orgoglio e commozione mi raccontava episodi fondamentali
della vita di suo padre che aveva sperimentato anche il carcere per aver
manifestato contro la presenza in Italia di una base militare per la guerra
degli americani nel Libano, e del coraggio a schierarsi con molti suo compagni
contro l’invasione dell’impero sovietico in Ungheria nel 1956.
Consigliere comunale a Procida, Giancarlo ha creduto in una politica che guarda lontano
e che non si limita al fare, ma
che analizza e studia con impegno costante i fenomeni sociali del territorio,
ne valuta gli aspetti positivi e critica fortemente quelli negatici, convinto
che la vera politica non è quella che si realizza nei palazzi ma tra la gente, coinvolgendola direttamente
per educarla alla partecipazione della vita sociale.
Ha sofferto molto in questi anni, dopo “mani pulite”
nel vedere la politica lontana dall’impegno civico, nel coinvolgimento dei cittadini tutti e nella
risoluzione dei problemi, insieme.
Per lui ridurre la vita dei partiti alle tornate
elettorali è stato uno degli aspetti più critici della vita democratica, un
grande passo indietro in Italia e anche nella piccola isola di Procida da lui fortemente amata.
Mi diceva spesso: La democrazia è il governo del
popolo e ogni giunta democratica deve
attivare un dialogo costante col popolo e con i gruppi intermedi, con le
associazioni, con le categorie, con i sindacati, con i partiti di minoranza,
per guardare insieme i grandi problemi e lo sviluppo nel futuro dell’isola.
Fui commosso quando lo scorso anno mi raccontava
dell’incidente domestico che aveva
colpito sua moglie Lucia , in quanto intravidi
nelle sue parole un amore intenso
e vero per la sua donna, la tenerezza estrema e la dedizione incondizionata nel
suo esserle accanto.
Ad un mese dalla sua scomparsa, sento di dire dal
profondo del cuore “Grazie Giancarlo” per quello che sei stato per la mia
vita, per Procida, e per la vita di
quanti ti hanno incontrato e amato.
Pasquale Lubrano Lavadera
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