DINO AMBROSINO: LA NOVITA' DELLA POLITICA PROCIDANA DI QUESTI ANNI
Dino Ambrosino |
Con il cambio di passo
avvenuto il 31 maggio 2015, riconfermato
con le elezioni del 20 settembre 2020, si conferma a Procida un dato
nuovo: la presenza di un centrosinistra ricompattato nella politica
procidana di questi
ultimi anni.
Tale novità si esprime chiaramente nella riconferma di
Dino Ambrosino alla guida del paese nelle due ultime elezioni.
Il centrosinistra, fin dalle
elezioni del 1996, aveva continuato a brancolare nel buio con avvicendamenti,
incertezze, fughe in avanti e indietro, non riuscendo mai ad offrire al paese
una figura ferma e decisiva, capace di aggregare e dare fiducia. Infatti i
risultatati furono spesso deludenti lasciando sempre al centrodestra il primato.
Fin dalle elezioni del
1996, dopo il disastroso scioglimento del Consiglio Comunale, Luigi Muro si confermò vincente, seppur con soli
200 voti in più sul centrosinistra capeggiato da Gennaro Magliulo.
Fu quello uno dei momenti
più deboli della politica del centrosinistra locale che si oppose alle
indicazione delle segreterie napoletane
e presentò un candidato di area, degnissima persona, la quale però, non
avendo forti radici locali, non riuscì a traghettare il paese verso un cambio
di passo, nonostante l'evidente fallimento della giunta di centrodestra
capeggiata da Antonio Capezzuto.
Tuttavia quello stop
inferto al centrosinistra, con 200 voti più, rappresentò l'inizio di una crisi
che si consolidò nel ventennio indiscusso di Muro due volte Sindaco, asceso poi
anche alla Camera come Deputato e con i Sindaci Gerardo Lubrano Lavadera e
Vincenzo Capezzuto.
Uno scatto di orgoglio e
di forza politica, da parte del centrosinistra, si ebbe quando Aniello Scotto
di Santolo tornò in campo raccogliendo i cocci di un centrosinistra fluttuante.
L'esperienza pur positiva non fu
sufficiente a mettere in crisi quel consolidamento che il centrodestra aveva
determinato.
Intanto però, nel silenzio
generale e nell'inconsapevolezza dei cittadini, il paese faceva scelte
abbastanza discutibili con difficoltà nel pagamento
degli stipendi e infine la dichiarazione di predissesto economico dovuto ai numerosi
debiti accumulati e di cui i cittadini tutti erano all'oscuro.
Era questa la situazione
nel 2015 allorquando il centrosinistra espresse chiaramente la volontà di un
deciso cambiamento politico, affidando al giovane Dino Ambrosino la candidatura a Sindaco.
Dino e la sua squadra
intercettarono i grandi problemi del paese e grazie alla vivacità e alla
determinazione di un gruppo di giovani uomini e donne, molti dei quali alla
prima esperienza politica, presentarono la loro proposta di cambiamento
radicale, nelle scelte e nelle modalità, raccogliendo intorno a loro tutte quelle
frange sparse del centrosinistra.
Il paese fece la sua
scelta e sull'onda di una grossa speranza di rinnovamento, Dino Ambrosino vinse
le elezioni il 31 maggio 2015 con grande sorpresa dell'elettorato di centrodestra.
Cos'era mai accaduto
nell'isola per un cambio così netto e decisivo? A parer nostro, il dato
rilevante della vittoria va sicuramente
alla capacità aggregativa di Dino Ambrosino
e alla forza trascinatrice dei giovani che, per la prima volta videro riflessi, nella lista La Procida
che vorrei, i propri sogni e ideali. Venne riconosciuta tra gli elettorei la proposta
politica di un candidato Sindaco e di una squadra che dava loro fiducia e
credibilità, e che con coraggio osavano proporsi alla guida di un paese in una
situazione certamente non facile e di cui forse molti non aveva ancora preso
coscienza.
Quella tornata elettorale,
vivace ed entusiasmante, aprì gli occhi a tanti e bastò per dare ad un nuovo centrosinistra
compatto e ardimentoso la vittoria.
Quella vittoria diede a Dino Ambrosino la possibilità
guardare in profondità la situazione politica del paese, scorgendone subito i punti deboli e le
numerose crepe, tra le quali due particolarmente allarmanti: la spaventosa situazione economica, la
situazione nebulosa di alcuni uffici
comunali sottoposti a indagine da parte della Magistratura.
Il giorno dopo essere stato eletto Dino Ambrosino fu trascinato davanti al Prefetto a causa di una vertenza sindacale dei dipendenti comunali che non ricevevano gli stipendi. E lì ci fu il primo atto di assunzione di responsabilità. Poi il difficile rapporto con la Corte dei Conti che reclamava dai nuovi amministratori i provvedimenti relativi al predissesto e alla massa debitoria dovuti a chi li aveva preceduti.
Qualcuno aveva scritto:
"Saper fare sempre delle difficoltà non una battuta di arresto ma una
pedana di lancio". Ebbene furono proprio quelle tragiche iniziali
difficoltà che diedero a Dino e alla sua squadra la possibilità di tastare subito il terreno
franoso sul quale il comune di Procida a
livello economico poteva scivolare, per
porvi un deciso rimedio.
Fu un passo politico
nuovo, rivoluzionario e ardito, che
nasceva sull'isola per volontà di questo pugno di giovani che hanno voluto ad ogni costo salvare
l'isola dal baratro economico. E questo scatto ha dato forza e coraggio a molti
cittadini che sono scesi in campo per offrire il loro lavoro di volontari,
contrastando in certo modo quella voce diffamatoria che continuava a
serpeggiare.
La stessa Corte dei Conti,
inizialmente con fiato sul collo dei nostri giovani Amministratori, ha dovuto
rendersi conto ben presto della ferma volontà di risanamento in atto a Procida
e concedere fiducia alla politica di Dino Ambrosino. Così pure la Prefettura,
la Regione, la città Metropolitana, e i
comuni limitrofi.
Ma non solo rinascita economia,
anche difesa dell'ambiente del
territorio e della raccolta differenziata, anche risanamento degli uffici,
completamento dei lavori già avviati dalla precedente amministrazione,
riqualificazione dei servizi sociali e delle strade, difesa del presidio
sanitario, riattivazione del processi
di riabilitazione del Palazzo d'Avalos,
costruzione del tanto atteso depuratore e rinascita culturale con tante
iniziative…Ed infine l'affermazione di Procida sul piano nazionale come unica
piccola isola capace di affrontare il problema dell'integrazione dei rifugiati
africani con successo.
Giunti alle elezioni del
20 settenbre 2020, il popolo del centrodestra sperava fortemente, con il
ritorno in campo di Luigi Muro, di riavere una guida diversa al Comune, ma la tenuta del centrosinistra è stata
consistente ed ha concesso a Dino Ambrosinio la seconda vittoria con uno scarto
di 154 voti.
Capisco che è difficile
accettare una perdita soprattutto quando si è certi di vincere. Ma è il rischio
della politica dei piccoli comuni, e bisogna sempre mettere in conto la
possibilità di non farcela.
Oggi purtroppo nel paese
si respira ancora un'aria avvelenata, con conseguenze sgradevoli anche nel
rapporto tra i cittadini schierati su posizioni diverse. Questo dispiace e fa
male.
Ma come è avvenuto già tante volte nel passato, deve avvenire anche oggi una pacificazione negli
animi, Ma perché ci sia pacificazione è necessaria l'accettazione democratica
di una sconfitta.
Anche perché oggi il paese vive un fase nuova dal punto di
vista politico: esso è orientato in
maniera quasi paritaria tra centrodestra e centrosinistra e sempre si potrà
ripetere quello che si è verificato il 20 settembre 2020. Ossia la vittoria di
una parte sull'altra per soli 100 o 200
voti
E' necessario quindi che i due blocchi si consolidino democraticamente,
al loro interno, per realizzare nel paese
un dibattito serio sulle scelte
politiche, mettendo al bando ogni tipo di personalismo condito di
maldicenze e boccacce. Il confronto anche serrato se volete, ma in campo
istituzionale nella correttezza e nella legalità.
Il sindaco Dino Ambrosino
è pienamente cosciente oggi come ieri che egli è il sindaco dell'intera
popolazione procidana, e non solo di chi lo ha votato. In questi anni è stato
sempre leale ed imparziale con tutti e non ha mai avuto atteggiamenti discriminatori
verso concittadini o consiglieri comunali di parte minoritaria
Ma è necessario anche che
i cittadini che non hanno gradito la vittorio di Dino Ambrosino facciano un
passo di riconoscenza verso colui che oggi detiene la fascia tricolore, perché
egli è chiamato a servire tutta l'isola nessuno escluso, avendo come unico
obiettivo il bene comune e non il bene di una parte.
Quello che ha realizzato
fino ad oggi lo ha fatto per tutti i cittadini sia del centrodestra che del
centrosinistra e pertanto dobbiamo essergli tutti riconoscenti.
Ho visto lavorare
Dino Ambrosino giorno e notte senza tregua in uno dei momenti più
tragici per l'isola, e i segni visibili di questo lavoro sono sotto gli occhi
di tutti. Non c'è stato un aspetto della vita politica che sia stato
trascurato. Tanto è stato fatto e molto c'è ancora da fare. Gli errori sono
inevitabili e fanno parte dell'esperienza umana, ma quello che sempre bisogna
sempre avere a cuore nell'agire politico è la ferma convinzione del rispetto
della legalità, della trasparenza e
lottando ogni tipo di clientelismo.
Speriamo che Dino
Ambrosino possa dare anche oggi un forte impulso sociale e politico alla vita
dell'isola, grazie anche alla nomina di Procida capitale della cultura
italiana, affinché le compagini
politiche del territorio isolano si
consolidino sempre più in questa strada di civile democrazia e siano capaci di rapportarsi con serenità nei
propri ruoli di maggioranza e di minoranza.
Pasquale Lubrano Lavadera
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