"Il Lago" di Alphonse de Lamartine

Una delle più belle poesie del romanticismo francese

Alphonse de Lamartine  (1790 - 1869)


IL LAGO

Così, sempre sospinti a sponde nuove e rare
e nella notte eterna tratti senza ritorno,
nell’oceano del tempo potremo mai gettare
l’ àncora un solo giorno?
O lago! Ha terminato l’anno appena il suo volo
e a quei flutti che lei rivedere sperava,
torno a sedermi, guarda! su questa pietra, solo,
dove anche lei posava!
Muggivi allora sotto queste rocce profonde
schiantandoti così, sui fianchi flagellati,
così gettava il vento le schiumose tue onde
su quei piedi adorati.
Una sera, in silenzio vogavamo, ricordi?
Sotto il cielo, e sull’acque s’udiva il ritmo lento
dei remi che infrangevano, coi loro tonfi sordi,
dell’onde tue il concento.
D’un tratto, al mondo ignoti, sorsero degli accenti
che attutirono gli echi della sponda incantata
e la voce a me cara ( tacquero i flutti attenti )
così parlò, ispirata:
“ Propizie ore, fermatevi! Tempo devastatore,
il volo tuo trattieni!
Lasciateci godere il fugace sapore
dei giorni più sereni!
Tante anime infelici v’implorano; abbreviate
ad esse vita e noia;
per loro dileguatevi rapidi, e risparmiate
chi invece è nella gioia!
Ma inutilmente io chiedo qualche momento ancora,
fugge il tempo, e si perde;
io supplico la notte: “Va più lenta”, e l’aurora
già la notte disperde.
Amiamo, dunque, amiamo! E l’ora fuggitiva
godiamo senza indugio!
Noi passiamo, ed il tempo trascorre senza riva,
l’uomo non ha un rifugio!”
Geloso tempo, dunque i momenti d’ebbrezza,
quando sorsi di gioia a noi versa l’amore,
spariscono da noi con la stessa sveltezza
dei giorni di dolore?
Come! Non ne potremo fissare almeno un’orma?
Son passati per sempre? Perduti totalmente?
Il tempo che li ha dati, e che annulla e trasforma,
non renderà più niente?
O nulla, eternità, passato, abissi orrendi,
che cosa fate voi dei giorni che inghiottite?
Ci ridarete gli attimi estatici, stupendi
che spietati rapite?
O lago, o mute rocce, grotte, foresta oscura!
Voi che il tempo non tocca, che anzi rinnovella!
Di quella notte almeno conserva tu, o natura,
ogni memoria bella!
Sia quando posi placido, o sia fra gli uragani,
caro lago, o nel tratto delle tue amene sponde,
o nei tuoi neri abeti, o nelle rocce immani
che sovrastano l’onde!
Oppure  nello zefiro che mormora, e che manca,
nel fremito che corre da riva a riva, e muore,
o nell’astro d’argento, che l’acque calme imbianca
col suo blando chiarore!
E la brezza gemente, la canna che sospira,
ogni effluvio che fluttui nel vento profumato,
tutto ciò che si sente, si vede o si respira,
tutto dica: “Hanno amato!”


Alphonse de Lamartine
(traduzione di Claudio Angelini)

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