Procida. Il Palazzo d'Avalos e le ferite della Storia

Procida, il Palazzo d'Avalos visto dal mare

Procida ferita dalla Storia non una ma più volte. Ogni città o paese vive  ed ha vissuto questo urto, spesso violento, con la Storia, ma quando l’urto si abbatte  su una piccola isola come Procida, esso diventa tragedia, difficile da stemperare e con effetti nefasti prolungati nel tempo. Il Palazzo d’Avalos sull’isola, prima palazzo reale poi Regina delle galere, come la definisce Franca Assante, è l’emblema di una tragedia storica  che ha inciso profondamente sul carattere del procidano, sulle relazioni tra i cittadini, sul rapporto tra cittadini e politica, sull’assetto ambientale e urbanistico.
La decadenza con la quale esso oggi si presenta al visitatore,  dopo la chiusura del Carcere nel 1985, è in certo modo indicativa  della decadenza stessa di un’isola che ha fatto molta fatica a fare sintesi tra  passato e presente, a proiettarsi con sguardo nuovo ed aperto nel futuro, onde uscire dall’isolamento nel quale la storia l’ha costretta.

Procida: Una ipotesi di ricostruzione del palazzo d'Avalos  così come appariva nel momento di massimo splendore
Sbriciolata nella sua coesione interna da eventi cruenti, l’isola ha smarrito quel disegno originario di produttività (i grandi cantieri navali), di solidarietà interna (il Pio Monte dei Marinai) che avevano connotato il suo passato.
Mi colpiva quanto diceva il Sindaco Raimondo Ambrosino nella presentazione del libro "Procida, il Palazzo d'Avalos" (CLEAN edizioni), da me scritto insieme a Gianlorenzo di Gennaro Sclano, quando evidenziava  la difficoltà che si sperimenta ancora oggi, nel momento in cui si tenta di coinvolgere i cittadini in un progetto politico che ponga  il bene comune al centro di ogni scelta. E di come questa difficoltà ostacoli lo sviluppo ed il benessere sociale dell’isola.

Procida: La facciata principale del Palazzo vista  dall'ingresso di Piazza d'Armi
Un bene comune  malamente inteso come una pura somma di beni individuali, e del tutto svincolato dal bene relazionale, impedisce a Procida di uscire dalle secche di un individualismo  civico abbastanza diffuso  che mina nel profondo la serenità e la coesione sociale.
Sappiamo che non sono solo i procidani, a subire tale danno, - è l’intera umanità a soffrirne -  ma nella piccola isola  questo fenomeno si amplifica con riverberi in tutti gli aspetti della vita: dall’economia ai rapporti, dalla salute all’urbanistica, dalla cultura alla comunicazione. 
Quando affiorò nella mente la prima idea del libro sul Palazzo d’Avalos, essa nasceva  non da un rifiuto del passato ma dal desiderio vivo di conoscerlo meglio, di leggervi dentro le cause che avevano portato questo piccolo popolo di 11mila abitanti ad  avere nella nostra regione Campania il triste primato della litigiosità, per il più alto numero di cause civili.

Procida: Il giardino pensile del palazzo d'Avalos voluto da Re Carlo III
Quindi un  desiderio di conoscenza, per amare di più questa terra ferita, per  non dimenticare chi ha pagato con la vita ogni tentativo di una rinascita civile e democratica, ma anche per sottolineare il coraggio di quei nostri avi che,  avendo intravisto i trabocchetti della storia, cercarono disperatamente  di individuare qualche via di uscita.
Un libro che, almeno nell’aspirazione, nasce come un atto d’amore per un popolo che ha subito per secoli aggressioni, morte violenta, esilio, rapimenti, disgregazione.
Quel palazzo che voleva essere baluardo di civiltà,  di potenza, di  benessere sociale e politico è invece diventato nel tempo simbolo del naufragio, metafora visiva di quei tanti naufragi nel mare che i procidani avevano dovuto sperimentare nel duro lavoro sui velieri e poi sulle navi.

Procida: Il Palazzo d'Avalos trasformato in ergastolo nel 1830. Una cella.
Oggi lo Stato, dopo la chiusura del carcere nel 1985, e l’abbandono in cui è stato lasciato, riconsegnando quell’antico palazzo ai Procidani sembra voler operare un tentativo di riscatto, ma a parer mio in maniera non proprio adeguata, perché lascia la piccola comunità dei  procidani da soli in questo tentativo arduo di scrivere una pagina nuova.
Tentativo arduo soprattutto per la enorme portata economica necessaria per un recupero,  del tutto sproporzionato rispetto alle risorse e alle potenzialità dell’isola.
Tuttavia grazie all’Architetto Rosalba Iodice, che propose agli Amministratori di ieri un progetto, successivamente approvato dal Ministero si cerca oggi di passare alla fase successiva del reperimento delle risorse.
Ma, mi domando, Procida, riuscirà da sola, a far risplendere l’antico palazzo d’Avalos e l’intera terra Murata, coacervo storico e architettonico di inestimabile valore, frutto di ingenti interventi della politica monarchica che vi profuse nei secoli risorse illimitate pur di adeguare la più piccola isola del golfo a primo sito reale del Regno?

Procida:La spiaggia dell'asino vista dal Palazzo d'Avalos - Carcere
La sfida che oggi si presenta agli  Amministratori è grande, anche perché il tempo che viene concesso per il recupero e la rivitalizzazione del complesso è limitatissimo.
Inoltre guardando l’indifferenza con la quale il popolo procidano ha guardato da sempre le sorti delll’antico Palazzo, dal momento che fu destinato ad ergastolo,  mi sono convinto che  questo riscatto  potrà avvenire solo quando l’isola tutta entrerà nella storia, anche cruenta di quegli spazi, se saprà raccoglierà il respiro di chi per essa ha pagato con la vita e sentirà la spinta a curarne le ferite che ancora sanguinano, riscoprendo il valore di quel bene comune di cui il Sindaco Ambrosino oggi parla con passione.
Bene comune che potrà svelarsi alla mente dell’uomo di oggi solo se esso viene coniugato con quel bene relazionale che lega intrinsecamente le storie di ieri e di oggi,  e che pone al centro di ogni progetto il valore del rapporto, che purtroppo è ancora oggi molto disatteso dalla cultura odierna e anche dai progetti educativi delle nostre istituzioni scolastiche.

Procida: Capo Miseno visto dal Palazzo d'Avalos
Perché questo avvenga, forse è necessario che nei nostri piccoli e grandi laboratori di vita si privilegi il dialogo, confronto, il rispetto delle posizioni diverse e il puntare a ciò che ci unisce piuttosto che a quanto ci divide.
Bene ha operato l’attuale Amministrazione comunale di Procida, nel momento che ha scelto di  aprire il palazzo d’Avalos al pubblico, prima ancora che inizi il processo di recupero approvato dal Ministero, per farne luogo di incontri e di rappresentazioni artistiche,  affinché si conosca la sua storia ed entri nell’immaginario collettivo l’importanza di esso e la sua rivitalizzazione.
Questo Palazzo  non è di proprietà dei procidani come malamente spesso si intende, esso è un bene dell’umanità, così come lo sono tutti i beni ambientali di ogni città.  Sono, però,  i procidani che, appartenendo all’isola, hanno il dovere di curarlo, conservarlo e consegnarlo alle generazioni future, con l’aiuto dello Stato,  e questo avverrà solo se sapremo, come popolo, riconoscerne l’enorme valore storico ed architettonico di esso, e creare alleanze vitali con partner nazionali ed internazionali… il cui movente non può essere solo il profitto.
L’isolamento nel quale il procidano e la politica, nel passato,  si sono spesso rinchiusi, reazione comprensibile ai soprusi storici subiti, va analizzato, compreso  e superato.

Procida: Il primo piano del Palazzo d'Avalos
Tuttavia, come l’esperienza insegna, la forza di una comunità anche piccola come quella di Procida, nasce soprattutto dal recupero di una coesione interna politica e sociale, oggi purtroppo fortemente compromessa da una politica che per troppi decenni ha privilegiato lo scontro e non il confronto.
Coesione interna necessaria per sentirsi  parte di un processo universale di maturazione culturale  sulla base di quei principi costituzionali di libertà, uguaglianza e fraternità  che segnano la modernità.
Noi osiamo sperare che prevalga la saggezza attraverso scelte politiche oculate, finalizzate al bene comune e non agli interessi del capitale e che l’intera comunità isolana unitamente alle Istituzioni regionali e Statali possa guardare al palazzo d’Avalos come una grande possibilità per avanzare in un processo  di crescita e di sviluppo.

Pasquale Lubrano Lavadera

Invito per la presentazione del volume  "Procida Il Palazzo d'Avalos
Il testo dell'articolo ripoduce la relazione tenuta il 19 maggio 2017 presso l'Archivio di Stato di Napoli in occasione della presentazione del volume "Procida, il Palazzo d'Avalos" di Gialorenzo Di Gennaro Sclano e Pasquale Lubrano Lavadera (Edizioni Clean)


Le foto sono tratta tutte dal libro citato

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