Non si studia per il profitto
Ogni
cittadino che vuole impegnarsi per un
mondo di cittadini consapevoli, liberi, uguali e fraterni, è chiamato a dare un
contributo per cambiare l’attuale impianto delle nostre scuole e insegnare ai
bambini a lavorare per la loro felicità. Lo diceva ieri Maria Montessori, lo
dice con maggiore forza oggi l’artista portoghese Maria Joao Pires: “Non si
lavora per il profitto”, lo affermò il regista Lamberto Lambertini quando
chiamato per valutare 200 dipinti di ragazzi per premiarne alcuni, disse: “Ma
io non posso dire che alcuni sono belli e altri no; ognuno ha la sua bellezza,
una bellezza in rapporto alla personalità e ai talenti di ogni ragazzo.”
La
scuola nel processo di formazione, soprattutto negli anni dell’obbligo, non può
dire ai propri tu vali 10 e tu vali 6 o tu vali meno di sei: ogni ragazzo è un
essere unico ed irripetibile e ciascuno è diverso dall’altro per capacità, per
talenti, per educazione per influenza ambientale, per ritmo di apprendimento.
La comparazione pertanto è un processo pericoloso e poco realistico. Bisogna dare ai ragazzi la gioia di scoprire
che c’è un valore assoluto in ognuno e che in maniera diversa ognuno vive il
personale processo di crescita e di apprendimento nella serenità e nella gioia.
Acquisita tale coscienza, aiuteremo poi il ragazzo a sviluppare il senso di
responsabilità verso i propri talenti e metterli a frutto per il bene comune,
nella classe, nella famiglia, nella società.
Ogni
processo di apprendimento che, invece, punta al profitto, al merito, alle
eccellenze, alle classificazioni, mette in competizione i ragazzi e i giovani, e
pregiudica la libera e originale maturazione di ciascuno; minando alla base
quel principio di uguaglianza nella diversità che dovrebbe essere costitutivo
delle nostre società.
Pasquale
Lubrano Lavadera
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