Procida: INCOSTITUZIONALE IL DIVIETO SERALE sul traffico?

Procida via SS Annunziata: Osservare in quali condizioni quella mamma col bambino
in carrozzina è costretta, e chiederci se tutto questo è costituzionale.



 “Il procidano” con un articolo a firma di Geppino Pugliese  afferma che il divieto serale istituito a Procida dall’Amministrazione è incostituzionale.
  Ho pensato subito alle grandi città che hanno chiuso al traffico il centro storico. Nella città di Ravenna, per esempio, dove abitano due miei figli. Se voglio andare nel centro dove ci sono le bellezze artistiche, musei, biblioteche e dove si condensa il commercio, devo lasciare la macchina in un parcheggio periferico a pagamento e poi dove percorrere a piedi anche più di un chilometro. E questo a Ravenna, ma anche a Firenze e in tante altre città e mai nessuno ha sollevato proteste per la incostituzionalità di tali provvedimenti.
   E Ravenna non è Procida, avendo un estensione grandissima e strade larghe con marciapiedi, decine  ed decine di parci pubblici  e piste ciclabili.
   Va ricordato che Procida è una delle più piccole isole del mondo con una densità abitativa paurosa: circa 3000 abitanti per Kmq, con strade di ridottissime dimensioni che secondo il Codice stradale non potrebbero essere adibite al traffico  in quanto prive di marciapiedi e di corridoi pedonali, condizione necessaria affinché una strada  pedonale possa permettere anche il passaggio di auto e motorini.
   A rigor di logica saremmo incostituzionali  non per aver creato fasce orarie pedonali, ma perchè abbiamo da sempre permesso  il traffico lì dove non potevamo farlo.
   Si dimentica, infatti, spesso che esiste una carta europea dei diritti dei pedoni, per cui solitamente si afferma il diritto di circolazione degli auto e moto veicoli e non dei diritti dei pedoni.
   Purtroppo fin dagli anni 50-60, allorquando comparvero nell’isola le prime sparute macchine e  moto, nessuno aveva previsto una crescita vertiginosa del parco di auto e motorini su un isola così piccola dove tutti erano abituati a camminare a piedi. Di conseguenza oggi ci troviamo imprigionati da un problema dal quale non ne sappiamo uscire.
   Tutte le Amministrazioni hanno affrontato il problema ma spesso hanno alzato le mani, nonostante il grade disagio. Gli incidenti numerosi lo dicono con chiarezza incontrovertibile.
   Se un giorno il Sindaco Ambrosino, codice stradale nella mano, dicesse a noi tutti: “Cari concittadini fino ad oggi avete liberamente circolato, ma da domani, considerati  il disagio collettivo, gli incidenti, l’inquinamento acustico ed ambientale, la poca vivibilità sulle strade per i pedoni, non sarà più possibile circolare in alcune strade, perché il codice strade ce lo vieta!”
   Cosa succederebbe? E’ facile immaginarlo.
   Eppure basterebbe applicare questa norma per vietare stabilmente  la mobilità nella maggior parte delle nostre stradine, e il traffico si ridurrebbe dell’80%.
   Si contesta al Sindaco il provvedimento che ha creato nelle ore serali fasce orarie pedonali, dimenticando che il Sindaco è il primo e unico garante della serenità, della vivibilità, della salute fisica e psichica degli abitanti, non lo ha fatto.
   A noi sembra una scelta giusta, doverosa ed equilibrata e di natura puramente pedagogica. I cambiamenti comportamentali, acquisiti come normali dal cittadino, a ragione o a torto, non possono avvenire dal giorno al mattino.
   Pertanto i cittadini vanno aiutati a capire le ragioni del cambiamento, per cui bisogna procedere per gradi, soprattutto quando si chiede di dover rinunciare a qualcosa che fino ad ieri era stato consentito. Il provvedimento sindacale va in questa direzione.
   Occorre prima di tutto osservare certe situazioni al limite della sopportabilità.
In alcune nostre strade si circola a doppio senso continuativo senza che ci siano le regolari due carreggiate e i marciapiedi. Cosa ancora più grave si parcheggia lungo alcune strade prive di marciapiedi, riducendo ulteriormente la larghezza già esigua delle strade. E inoltre si circola in stradine secondarie a senso obbligato con macchine e camion larghe spesso quanto la larghezza della strada senza e le normali carreggiate richieste dal Codice. Le case  impiantate direttamente sul ciglio della strade, in conseguenza del traffico, sono sottoposte a  forti  vibrazione  che si ripercuotono sulle abitazioni creando spesso danni statici. Inoltre si producono, soprattutto di sera e di notte, forti rimbombi acustici che disturbano il normale riposo notturno.
   Ma c’è di più, Come accennavamo prima, da un sondaggio che facemmo una decina d anni fa, risultava un alto numero di incidenti, per fortuna non sempre gravi, ma alcune volte anche gravissimi.
   Solo nella mia famiglia ci sono stati due gravi incidenti. Mio suocero di 86 anni è stato schiacciato al muro in via Principessa Margherita da un camioncino che era largo quanto la strade e poiché  aveva alta velocità pur frenando lo ha investito con gravi conseguenze che lo hanno portato alla morte. Mio zio Salvatore una mattina veniva da cimitero quando un camion largo quanto la strada lo ha sbalzato per aria producendo nel suo corpo fratture multiple con mesi di degenza in grande sofferenza. Ad una mia collega di scuola un taxi dopo San Giacomo gli è passato sul piede causando un grave infortunio che l’ha tenuta lontana dalla scuola per molti mesi. Sono certo che qui ognuno potrebbe elencare gli incidenti capitati nella propria famiglia o nella famiglia di amici e conoscenti.
   Onestamente,  è costituzionale dover vivere in queste condizioni?
   Il diritto costituzionale alla circolazione viene garantito, fatto salvo il diritto dei pedoni e a condizione che vengano rispettate le norme del Codice e le strade garantiscano sicurezza e vivibilità per i cittadini. La legge è molto chiara a riguardo.
   Il  Sindaco ha il dovere di farsi carico del problema, anche se  la scelta chiede qualche sacrificio, così come ha chiesto qualche sacrificio a livello economico per ridurre lo spaventoso debito che grava sul Comune.
   Se in una comunità ogni cittadino pensa solo alla soddisfazione dei propri diritti  senza tener conto del bene comune e dei diritti altrui, quella comunità prima o poi diventerà una giungla e ci faremo male l’un l’altro.
   C’è infine un’ultima osservazione che mi mi sorprende e mi fa riflettere. Quando si chiude il traffico su tutta l’isola per una processione, per un evento importante, per una sagra, nessuno protesta. E tutti in questi casi sono disposti a fare chilometri a piedi. In primo luogo i giovani.
   Mi si risponderà perché tutti sono consapevoli che per il bene della comunità e per consentire a tutti di partecipare a queste manifestazioni serenamente, si accetta di non poter circolare e i giovani non solo non  rinunciano a fare chilometri ma, per esempio, il venerdì santo, sono capaci di fare chilometri portando il peso dei “misteri”..
   Perché allora non accettare con la stessa disposizione d’animo il divieto serale per concedere all’isola un po’ di serenità e di sicurezza  e vivere qualche ora senza il caos assordante e inquinante del traffico?
   Non credo proprio che i giovani per il fatto di avere fasce orarie pedonali la sera si chiudano casa a vedere la televisione.
   Come pure non penso che il Sindaco Ambrosino abbia messo il divieto serale per punire o per farsi pubblicità. Le motivazione sono ben più profonde  e hanno radici in un forte senso civico e nell’amore per la comunità.
   Certo ci vuole un po’ di sacrificio da parte di tutti, ma senza questo sacrificio il bene non va avanti e cresce e si moltiplica l’individualismo che genera contrapposizioni e conflitti sociali.
   Solo chi ha a cuore la vivibilità e la serenità dell’isola per il bene di tutti, anziani e giovani, si assume  in pieno la responsabilità di una scelta coraggiosa e lungimirante tesa principalmente alla pace sociale.
   Sento quindi di dover ringraziare il Sindaco per la sua alta sensibilità  e per questo strenuo tentativo di educare  la comunità isolana ad uscire dall’individualismo per aprirla a comportamenti di solidale partecipazione ai problemi comuni, e quello del traffico è uno dei problemi più impellenti.
   Può sembrare un paradosso ma non lo è: se vogliamo conservare ilo diritto alla circolazione dobbiamo oggi consentirlo solo quando è strettamente necessario
   Dimenticare che il diritto alla circolazione deve essere esercitato nel rispetto della legalità e nel rispetto di altri diritti fondamentali, quali il diritto dei pedoni, il diritto alla salute, alla vivibilità  e al rispetto ambientale, mina alla base la nostra coesione sociale e può causare danni molto gravi.
   E Procida non può correre questi pericoli. Ha già pagato abbastanza.

Pasquale Lubrano Lavadera

Commenti

  1. Molto chiaro ed esaustivo! Oserei dire che ovunque ci sono provvedimenti che limitano il traffico; a Lucca, ad esempio, macchine e pullman turistici si lasciano fuori le mura della città. Dentro la città pulmini elettrici

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