PROCIDA CAPITALE DELLA CULTURA. LA PAROLA AI DOCENTI. INTERVIENE L'ING. MICHELE CERASE

 

l'Ing. Michele Cerase

Procida Capitale italiana della cultura

 

Le scuole procidane baluardo di vera trasmissione culturale

Intervista all'Ingegnere Michele Cerase

 

Continua l'inchiesta tra i docenti isolani che sono i principali animatori della  cultura procidana. Il loro impegno nelle nostre scuole è notevole, fatto di dedizione e amore per i nostri giovani i quali, nella scuola, vivono la prima e indimenticabile esperienza sociale. Il fallimento della scuola è il fallimento dell'intera società, in quanto essa rimane il baluardo più autentica della vera trasmissione culturale. Risponde questa volta alle nostre domande l'Ingegnere Michele Cerase, docente di Fisica nell'Istituto Superiore "F. Caracciolo e Giovanni da Procida".

 

Da quanti anni insegni qui a Procida?

Insegno  qui a Procida,  presso l’Istituto Superiore “F. Caracciolo e Giovanni da Procida” da oltre 15 anni

 

E' stato facile inserirti nella complessa e non facile struttura della Scuola?

Ho trovato qui nell'isola un ambiente accogliente che mi ha permesso di inserirmi senza difficolta nella realtà dell’insegnamento.

 

Si dice che nei piccoli centri, dove ci si conosce tutti, i docenti sono condizionali sia nel rapporto con gli alunni sia nella libertà dell'insegnamento. Condividi?

Non ho mai dato importanza alle pressioni esterne, per cui la mia libertà di insegnamento e il rapporto che ho cercato di instaurare con gli studenti non sono mai stati condizionati da qualcosa o da qualcuno.

 

Che tipo di rapporto hai cercato di stabilire con gli studenti?

Penso che sia importante  creare un rapporto di fiducia e di stima con gli studenti e solo successivamente trasmettere contenuti e competenze. Se loro avvertono che tu sei su quella cattedra solo per aiutarli a diventare un domani uomini e donne di valore e seri professionisti, si crea quel giusto rapporto  di fiducia reciproca  sul quale poi passa tutto il resto.

 

Negli anni 60 la classe docente che operava nell'Istituto Superiore e nelle Medie veniva quasi tutta dalla terraferma. Oggi la situazione è ribaltata. Un grande passo aventi per l'isola?

Avere a disposizione un corpo docente residente sull’isola garantisce la stabilità dell’insegnamento durante l’intero anno scolastico. E questo non è poco, perché garantisce la continuità del lavoro scolastico  e dà sicurezza a tutti, alle famiglie in primo luogo.

 

L'associazione culturale Isola di Graziella dal 2017 sta portando avanti la Biblioteca Comunale situata a terra Murata. Il consiglio comunale ha aggiornato il regolamento aderendo al manifesto dell'UNESCO per le biblioteche. Un manifesto che  vede la biblioteca comunale in rapporto sinergico con il territorio e in primo luogo con le istituzioni scolastiche. Sarebbe bello condividere in futuro qualche progetto? Che ne pensi?

Penso che l'aver incentivato l'attività della biblioteca  sia un fatto molto importante per l'isola e per la cultura isolana. Anche perché la biblioteca non è soltanto il luogo di conservazione e prestito dei libri, ma uno spazio ideale chiamato a promuove la formazione e la creatività dell'individuo. Auspico che, concretamente, possano essere coinvolti i nostri studenti con la loro fantasia e creatività.

 

Come hai reagito alla notizia di Procida Capitale italiana della cultura?

E’ stato un momento di grande gioia e spero che sia l’occasione giusta per far conoscere l’ospitalità, la creatività e i valori del popolo procidano e la bellezza della nostra isola ai cittadini italiani e stranieri.

 

Come docente dell'Istituto Superiore di Procida, cosa suggeriresti al comitato operativo che attua il programma di "Procida capitale"?

Dal mio punto di vista, sento molto che, dovrebbe essere più forte il collegamento e la collaborazione  con l’Istituto Superiore di Procida che raccoglie tutta la gioventù procidana fino ai 19 anni , per offrire ai nostri studenti, tramite manifestazione ed eventi, le radici profonde della cultura isolana, la  grande storia nella quale Procida è stata coinvolta nei secoli passati, e le tradizioni ancora vive.

 

A cura di Pasquale Lubrano Lavadera

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