STORIA DI PROCIDA : Don Michele Ambrosino e la Fiera del Libro

 

Don Michele Ambrosino

Ripercorriamo un po' di storia sulla nascita della Fiera del Libro a Procida negli anni 60.

Non tutti sanno  che nel 1961 un gruppo di circa 30 giovani procidani (tra cui anche chi scrive) iniziò con Don Michele Ambrosino  nella sala Pio XII il primo circolo culturale di lettura e, come circolo  demmo a don Michele l’aiuto per la  Fiera del Libro che stava prendendo forma in quegli anni.  La primissima edizione risale infatti al 1959.

Molte estati le ho passate nell’ufficio con Don Michele a sfogliare un fascicolo sulle biblioteche, che lui riceveva in quanto aveva già allestito la piccola biblioteca parrocchiale, per cercare i libri da portare alla Fiera.

Quanta emozione e quanta passione in quei giorni lontani. Ricordo che una volta era con noi il giornalista Angelo Cavallo ed io giovane studente guardavo con ammirazione quei due personaggi ( in realtà erano davvero “grandi”) che parlavano di libri e di letteratura. 

Don Michele poi ci indicava alcuni scrittori che non conoscevamo e di cui lui seguiva le opere. Fra tutti ricordo ancora  Luigi Santucci e Domenico Rea di cui mi fece leggere i libri.

Ci teneva molto che, di alcuni autori a lui cari, fossero presenti le opere nella Fiera e che molti potessero apprezzare quelle opere

Qualche anno dopo  ci parlò  del romanzo della Morante “L’Isola di Arturo” e ce lo fece leggere, pur non amandolo molto, ma nello stesso tempo ribadiva l’importanza letteraria del primo libro che aveva fatto conosce Procida in Europa “Graziella” di Lamartine,  che la Garzanti presentava come un classico nella collana “I grandi libri”.

Parecchi  anni dopo, negli anni 90,  quando già avevo pubblicato qualche libro, lui mi suggerì, qualora avessi dato vita ad un’associazione  di  legarla al quel romanzo di Lamartine. E nel 2006 infatti nacque l’Associazione  culturale Isola di Graziella per omaggiare il film “Fuoco su di me” di Lamberto Lambertini ispirato liberamente proprio al romanzo di Lamartine.

Nel 2021 ho voluto curare la pubblicazione di “Graziella” in una nuova traduzione e con un saggio; libro che il Comune ha poi  donato ai visitatori della Biblioteca Comunale  in occasione di Procida Capitale della Cultura..

Ma tutto era nato in quel 1961 alla Chiaiolella nella sala Pio XII grazie all'amore che Don Michele Ambrosino aveva per lo sviluppo culturale dell'isola. Senza quell'esperienza la mia vita sarebbe stata completamente diversa e non avrei mai imparato ad amare  autori che con le loro opere  contribuivano alla promozione di valori sociali e  diritti umani

Ricordo che preparava gli inviti con grande cura , oltre un centinaio, e poi noi giovani li distribuivamo. Si rivolgeva al popolo procidano per sollecitarlo a conoscere e amare il libro, la cultura e quegli scrittori o giornalisti che di volta in volta lui riteneva opportuno invitare sull’isola. Solo alcuni nomi Sorge, Forte, Balducci, Chiusano, Prisco, Pomilio, Montesanto, Giuntella e tanti altri.

Preparammo inoltre due o tre striscioni di cui uno fu collocato vicino alla mia casa in via Vittorio Emanuele. Affidava poi ai giovani e alle donne della comunità la cura, l’allestimento e il servizio durante la Fiera. Insieme ( ero in quegli anni presidente di Azione Cattolica)  davamo come era possibile il nostro servizio,

In genere una sola grande presentazione con un nome importanti. In seguito, quando sono nati gli scrittori procidani, lui ogni anno volle  dedicare ad essi una serata e donava loro la Penna D’argento. Intanto nascevamo le prime librerie, ma si leggeva ancora pochissimo, non venivano presentati libri,  né a Procida esistevano i premi letterari.

Novità assoluta fu il il Premio "Procida - Isola di Arturo - Elsa Morante" che nasceva nel 1987. Oggi completamente snaturato  ha perso lo splendore di quei primi anni. Non era un concorso fra più libri  ma un riconoscimento che veniva dato ad uno scrittore e alla sua ultima opera. Forse quel premio potrebbe ritornare  ad essere come è nato, aggiungendo poi una seconda terna da affidare alla giuria popolare  Infatti Procida grazie a quelle prime edizioni ha conosciuto i più importanti nomi della letteratura italiana. 

Fra i ricordi legati alla fiera del libro c'è quello legato alle riviste che giungevano in abbondanza nella sala, di ogni genere, e tra questa c'era la rivista Le vie d'Italia c dove  Moravia scrisse un articolo bellissimo  su Procida dal titolo “L’Isola di Graziella”. 

Conservo ancora quel fascicolo come qualcosa  di prezioso, che dice l’apertura di Don Michele e la sua capacita di spaziare oltre i confini puramente religiosi, rispettoso delle idee di tutti.

Con la Fiera del Libro, il Circolo culturale e il Premio legato alla Morante, l'isola fece un gran balzo in avanti  cominciando a  sviluppare  iniziative culturali varie: nascevano librerie, associazioni, e presentazioni di libri vari.

E don Michele con semplicità, trasformando spesso la chiesa in sala di incontri, seguiva il suo corso originario della Fiera del Libro senza tergiversare. Era l’amore puro e disinteressato verso scrittori di cui lui aveva letto le opere, a muovere ogni cosa.

Forse qualche presentazione in più veniva offerta a qualcuno che glielo chiedeva,  ma sempre in numero limitato e con una certa attenzione e cura. Non si cercava l’autore di successo, mai, ma l’autore col quale creare un rapporto profondo e dove i valore artistici erano coniugati sapientemente ai valori morali. Ma questo senza sbandieramenti eccessivi. La cultura per lui non si promuoveva con apparati roboanti perché lo aveva affermato spesso in quel piccolo circolo culturale: “La cultura è vita” diceva sempre  e la vita poggia sulle relazioni, sul rapporto, sulla reciprocità. Senza questi rapporti onesti e sani c'è solo conflitto e guerra, nelle famiglie e nella società. 

C’era quindi una forte caratterizzazione verso quel “bene relazionale”  che rendeva la Fiera non mercato di libri, ma voce avanzata di una Chiesa conciliare che si apriva al dialogo col mondo nel rispetto delle diversità  e nella ricerca di quella unità sui valori a cui la Chiesa da sempre , pur nei periodi bui, aveva cercato attraverso le grandi figure di portare avanti. Era sempre molto addolorato quando si accorgeva che tra i politici ed anche tra i sacerdoti c'erano dispute  velenose, intolleranze, conflitti e inimicizie.

La Fiera voleva essere un’iniziativa pastorale  di una parrocchia che si apriva al mondo della cultura per fermentarlo con quei valori cristiani che poi sono valori profondamente umani: valori quali la trasparenza, la lealtà , l'onestà, la giustizia, la pace, la fedeltà.

Ricordo anche che una volta, forse inizi anni 90,  riunì 5 o 6 giovani scrittori isolani (ero tra essi)) per capire se da questo gruppo insieme potesse nascere una sorta di gruppo portante della Fiera. Purtroppo la sua proposta era troppo avanzata per cui non trovò il terreno adatto per mettere radici. 

Per lui fu un dolore, come pure soffriva molto quando vedeva che  la "Chiesa  conciliare", non riusciva ancora a dialogare col mondo in un confronto rispettoso, offrendo la propria proposta di vita come contributo  per una società più giusta.

Un ultimo ricordo. Ero presente  nello studiolo in parrocchia quando  si incontrò con lo scrittore napoletano Michele Prisco. Si parlò ampiamente di letteratura e di come un romanzo potesse contribuire alla crescita  morale dell’umanità. Prisco lo ascoltò profondamente e gli fu grato. Certo è che leggendo gli ultimi romanzi di Prisco e in particolare “Gli altri”  pubblicato prima della sia morte nel 2003, troviamo in essi questo valore del rapporto e  un grande sentimento di vicinanza per gli anziani e le persone sole.

Riflettendo su tutto questo, mi sono chiesto: Oggi quale deve essere il ruolo degli eventi culturali, a partire dalla Fiera del libro, nella realtà odierna dell’isola?

Penso che bisogna essere fedeli allo spirito iniziali e nello stesso tempo cercare l’attualizzazione di esso;  far rivivere, per esempio, un autore e le sue opere. Don Michele invitava gli autori a Procida anche per presentare loro l'isola e la sua storia. Creare occasioni per l'incontro tra l'autore e la popolazione, non attraverso eventi mondani, non fuochi di artificio, ma incontri profondi che potessero lasciare il segno in chi li vive.

La Fiera del libro ha infatti fatto conoscere ai procidani e agli ospiti presenti nell’isola autori che hanno avuto un grande peso nella storia letteraria politica e religiosa italiana. Anche autori scomparsi e dimenticati come fu per il grande Mario Pomilio di cui ne parlammo dopo la sua morte.

La cultura infatti è qualcosa che supera le dimensioni del tempo e dello spazio: non è spettacolo, non è moda,  ma è intima partecipazione ai valori più forti dell'esistenza umana. Aver appreso da Don Michele Ambrosino tutto questo è stato un grande dono.


Pasquale Lubrano Lavadera 29-10-1944

 

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