NEL 2006 NASCEVA L'ASSOCIAZIONE CULTURALE ISOLA DI GRAZIELLA

 

Pasquale Lubrano Lavadera e Nicola Scotto di Carlo


Parlavo spesso con mio cugino Nicola Scotto di Carlo della cultura a Procida e sentivamo insieme che bisognava fare qualcosa in più per accendere nell'animo del popolo procidano quella scintilla che per secoli aveva brillato e lasciato tracce visibili, come il Pio Monte dei marinai di cui lui era Commissario, l'Istituto Nautico, i Cantieri navali, la Processione del venerdì Santo.
Sentivamo però entrambi che c'era un vuoto da colmare, quel vuoto che spesso si manifestava in una certa acrimonia relazionale, in una accentuata conflittualità a vari livelli, nel sospetto reciproco, e alcune volte anche nella maldicenza.
Cercammo insieme le cause di questo malessere e ci sembrò di trovarle nella nostra stessa Storia che a causa dell'ideologia aveva frantumato quella pace sociale che per secoli era stata la salvezza dell'isola.
Ci sembrò di intravedere nella tragica vicenda del 1799, in quella astiosa contrapposizione tra monarchici e repubblicani, l'inizio della nostra decadenza, l'inizio del sospetto nella paura che nel vicino di casa potesse annidarsi un nemico da cui stare alla larga.
Per la prima volta in quel lontano e fatidico 1799, infatti, il popolo procidano di divise in due parti, che si contrapposero con tanta ferocia da mandare a morte per impiccagione un nutrito numero di cittadini, i cosiddetti "martiri del 1799" e in esilio centinaia di famiglie con perdita dei beni.
Procida era precipitata in un baratro senza precedenti. Di qui il terrore e l'urlo simbolico di esso espresso "da una popolana a Piazza dei martiri che vide i tre preti uccisi celebrare la messa cantata sull'altare della chiesa".
Procida cadde nel buio e cento anni dopo il nostro storico Michele Parascandola scriveva nel suo testo che l'isola non si era ancora ripresa dalla tragedia che nel 1799 l'aveva insanguinata.
Sì, da quel momento la Storia fu impietosa con noi procidani e il sole si oscurò per lungo tempo.
Nel 1830 il palazzo reale venne trasformato in ergastolo.
Nel 1843 il Re tentò di trasformare "tutta l'isola" nel più grande ergastolo del regno borbonico. Tentativo sventato dai moti rivoluzionari che sconvolsero il regno.
Subito dopo si abbatté sull'isola la crisi economica dovuta alla fine della marineria a vela, e successivamente si ebbero le grandi migrazioni di massa.
Come se ciò non bastasse la furia della prima grande guerra annientò la vita di centinaia di giovani procidani.
Poi la dittatura fascista, che devastò l'animo di molti cittadini, privando l'uomo dei valori della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità.
Infine la seconda guerra mondiale, con l'epilogo finale della guerra civile e con una nazione in macerie, continuò a mietere vittime sull'isola.
La democrazia nell'isola nasceva inquinata dal sangue fascista che ancora scorreva nelle vene di molti cittadini.
Dai balconi le invettive e le accuse fra gli esponenti dei vari partiti e la gioventù cresceva in un clima velenoso arroventato da una contrapposizione antidemocratica .
L'isola dilaniata da queste furiose performances si trovò nei decenni successivi alla deriva in una tempesta sociale di vaste dimensioni, in un clima di diffidenza reciproca che, purtroppo, ancora oggi sussiste, seppur velato da pratiche democratiche, più di facciata che di sostanza.
Ne sono testimonianza i consigli comunali ormai disertati dalla popolazione e dove raramente la maggioranza e l'opposizione trovano una linea di condotta unitaria, nonostante alcuni tentativi avviati in questi ultimi decenni
Ebbene, di fronte a questo quadro, ci dicemmo che noi due, pur votando in maniera diversa, dovevamo offrire una testimonianza di unità nella costruzione di quel bene comune che stava a cuore ad entrambi. Le scelte politiche diverse non dovevano impedirci di cercare insieme il bene comune
Di qui la prima idea di fondare insieme una Associazione culturale che avesse come scopo primario il voler costruire fraternità nella popolazione, tra i gruppi politici, tra le associazioni, tra le famiglie, e dare così un contributo alla crescita culturale dell'isola, convinti che la vera cultura nasce solo nella pace e in esperienze di collaborazione e comunione tra le diversità.
Molti giorni a lavorare insieme per stendere lo statuto e solo quando fummo sicuri che esso rispecchiava l'obiettivo che ci eravamo posti, ci sentimmo pronti a varare la nascita della nuova associazione.
Intanto era passato nel silenzio la proiezione nell'isola del film girato sull'isola e prodotto da Sergio Scapagnini , "Fuoco su di me", per la regia di Lamberto Lambertini.
Poiché nessuno aveva pensato di dare un riconoscimento a tale film che onorava Procida e il personaggio Graziella del romanzo omonimo di Lamartine , coinvolgemmo un gruppo di amici tra i quali Vincenzo e Gisella Barbiero, Anna Rosaria Meglio e Nico Granito per dare un riconoscimento di gratitudine a quanti aveva prodotto e realizzato il film.
Coinvolgemmo gli Amministratori dell'isola, alcune associazioni i pittori e le pittrici dell'isola che generosamente donarono una loro opera per premiare gli artisti e offrimmo ai procidani tutti la possibilità di vedere in due serate il film.
Nasceva di fatto la prima esperienza della nascente associazione culturale a cui demmo il nome di "Isola di Graziella".
Successivamente ci recammo io e Nicola all'Agenzia delle Entrate e registrammo la nascita dell'Associazione culturale Isola di Graziella.
Ho voluto ricordare questa piccola storia perchè penso che in essa ci sia un seme che se darà vita ad un albero potrà portare molti frutti sull'isola.
Aggiungo però che se non avessi avuto accanto Nicola, tutto questo non ci sarebbe stato e l'Associazione culturale Isola di Graziella non sarebbe mai nata.
Pasquale Lubrano lavadera

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