OGGI, RINCHIUSO IN UNA PICCOLA STANZA, HO RIPRESO TRA LE MANI IL QUOTIDIANO!

 

Procida La baia della Chiaia

Oggi, rinchiuso in una piccola stanza, ho ripreso tra le mani il quotidiano…Era da un po’ che mi ero liberato da questa “schiavitù” giornaliera,  perché mi lasciava quasi sempre  triste e  malconcio interiormente…Ma oggi ho deciso di riaffacciarmi nuovamente  sul mondo  e…ne sono uscito tramortito e angustiato:  guerre, conflitti politici, scenari bellicosi, pericoli di nuovi fronti, violenze, violenze,  violenze di parole, di gesti, di intenzioni..  e l’urto è stato così forte da non riuscire più a leggere con leggerezza le ultime pagine   dove si racconta di musica di cinema di sport . Ho avvertito pesantemente  la contraddizione tra un mondo in fiamme e  un mondo che sembrava volesse continuare a vivere  a vivere come se tutto  il dramma colorato di sangue e di morte non esistesse.

Rimbomba in me la notizia più frastornante più elusiva più minacciosa: l’Europa decide il riarmo  per la difesa della pace.

No? No!!! Più volte nel passato era risuonata la frase assurda: “Se vuoi la pace prepara la guerra”. Follia pura… frutto di una mentalità formatasi nei millenni  sul principio della dominazione  applicato e vissuto alla grande  in tutti i popoli.

L’Europa avrebbe dovuto lanciare una proposta di pace a tutte le nazioni del mondo, chiedendo esplicitamente di interrompere ogni guerra in atto, perché la guerra è un attentato al diritto alla vita dell’uomo, e invece decide il riarmo

Un Capo di Stato non può oggi pensare di difendere i suoi diritti politivi, veri o presunti,  usando il capitale umano, ossia mandando i suoi uomini ad ammazzare altri uomini, nella speranza  che i suoi uomini ne ammazzino molto di più degli avversari e decretare così la vittoria.

La vittoria di chi ne ammazza di più.

Ma comprendiamo la bestialità di tale  assurdo pensiero  che ancora   libra nelle stanze del potere?

Se questo assurdo  e mostruoso principio non viene cancellato da ogni Costituzione, il mondo sarà sempre in preda a devastazioni aggressioni  dominazioni  belliche  e la vittoria sarà sempre della morte e non della vita.

Qualsiasi diritto, compreso Il diritto alla libertà e alla difesa, non si  raggiunge ammazzando al diritto alla vita, annientando la vita di altri esseri umani. Bisogna che il “Movimento per la pace “ presente in tutto il mondo chieda con forza  il rispetto del diritto alla vita,  il diritto di rifiutare l’uso delle armi in una guerra, con una obiezione di coscienza  permessa a tutti legalmente.

Se tutti i giovani del mondo o la maggioranza di essi, oggi si rifiutassero di abbracciare le armi per una guerra , sarebbe quella l’alba dell’era di una pace vera e duratura.

Purtroppo oggi se un giovane rifiuta di indossare la divisa militare  va in carcere. In Russia molti sono in carcere e anche  molti israeliani sono in carcere. Dobbiamo lavorare molto perché questo non avvenga più  ovunque.

Parta dalla piccola isola di Procida, che un giorno lontano fu  nominata capitale della cultura, un appello a tutti i Capi di stato del mondo, affinché diventi reale  e possibile  questo anelito alla pace, concedendo a tutti giovani del mondo  la possibilità di non  indossare la divisa militare della guerra.

La pace è il fiore vero che nasce da una cultura  intrisa di quei valori di libertà, di uguaglianza e fraternità. Se questo non avviene  vuol dire che non ci troviamo di fronte a vera cultura ma ad una mistificazione di essa.

Ogni operazione culturale che  non favorisca, non stimoli, non incoraggi  la difesa dei diritti umani, e primariamente il diritto alla vita, il dialogo fra persone di convinzioni diverse sia  religiose sia laiche, l’aspirazione alla fraternità universale… senz’ombra di dubbio  è un’operazione culturale   infetta e velenosa che nutre i germi della dominazione  violenza, causa prima di ogni guerra.

Procida che ha gridato fortemente “La cultura non isola”, gridi oggi al mondo con altrettanta forza: “ No alla guerra, Si al diritto di rifiutare il ricorso alle armi di guerra, Si all’obiezione di coscienza  per ogni cittadino di fronte alla guerra. ”

Pasquale Lubrano Lavadera


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