PROCIDA E LA CULTURA : A CHE PUNTO SIAMO?

 



Procida Palazzo del "Mamozio"

Penso che ogni procidano custodisca  il sogno di un isola  che abbracci col cuore il mondo nel rispetto delle nostre tradizioni, della nostra storia, segnata dal coraggio, dalla gioia e dal dolore.

Tutto questo da realizzarsi nella quotidianità della vita, evitando di pensare che per accrescere la cultura sia necessario produrre eventi straordinari.

Lo straordinario  è qualcosa che  fiorisce   nell’ordinario e può offrire qualche stimolo, ma può altresì presentare anche esagerazioni e limiti. E’ l’ordinario che va curato. Perché è in esso che si produce  uno sviluppo culturale che matura lentamente.

Importante è il mettere insieme passato presente e futuro, valorizzando eventi e spazi consolidati, garantendo connessione tra  tradizione, innovazione e industria culturale, in una programmazione armonica  e ben  strutturata.

Ridurre la cultura  ad un insieme di eventi è una grande banalizzazione di essa. E questo oggi è il rischio dell’individualismo  che segna negativamente la vita della maggior parte della società, dove ognuno pensa di dare un contributo al di fuori di un progetto unitario.

Il singolo cittadino  o le associazioni sono libere di realizzare  quanto ritengono utile, ma se vogliono contribuire al bene comune è necessario che ci sia l’inserimento in quello che rappresenta il progetto  culturale del territorio.

Perché la cultura come afferma il filosofo Giuseppe Zanghi “è esperienza profondamente umana che incide nella vita delle persone, ne arricchisce la mente, sviluppa idee e pensiero critico , incide sui comportamenti, apre nuove prospettive e visioni, rende la vita più ricca di valori di compartecipazione e di mutua solidarietà e  crea amalgama nella società.”

Se la promozione culturale si riduce al  “fare” individualmente, ecc. , senza tener conto  di questa  dimensione molto più ampia  del bene comune,  è come realizzare un concerto in cui ogni strumento  segue la propria ispirazione senza l’accordo con gli altri strumenti.

Per questo potremmo realizzare in un anno molti eventi culturali, ma senza che nasca un vero avanzamento culturale nel territorio. Si possono invece realizzare pochi   eventi  culturali capaci di diventare  un vero motore di sviluppo e di crescita culturale  dell’intera comunità.

Un  secondo aspetto delle promozione culturale  e quello dell’interdipendenza culturale  tra tutti gli ambiti presenti in un territorio: primariamente nella politica (cultura politica), nell’economia (cultura economica) nell’ambiente (cultura ambientale) nelle scuole (cultura educativa) nell’arte (cultura artistica), nello sport (cultura sportiva) nel lavoro (cultura del lavoro) nel sociale (cultura delle relazioni), nella visione religiosa (cultura religiosa)  e cosi via.

Un terzo aspetto è la dimensione temporale della cultura, ossia guardando la nostra isola  tre sono  i segmenti temporali da avere presenti:  la visione  di quella che è stata l’isola, nel passato,  quella che è l’isola nel presente, e infine quella che sarà l’isola nel futuro. Questi tre segmenti  sono il basamento su cui poggiare una programmazione seria dal punto di vista culturale.

Nel primo segmento  c’è la nostra storia e quindi tutto quello che il passato ci consegna. Conoscere questo passato leggerlo con amore e anche con criticità tenerlo ben presente per capire il presente.

Nel secondo segmento  dobbiamo capire la nostra contemporaneità  in tutti gli aspetti, da quello politico a quello religioso e intravedere  quali sono le basi sulle quali stiamo camminando, se qualcosa va sostenuto o va corretto.  Per esempio la religiosità di oggi rispetto a quella di ieri, oppure il rispetto ambientale oggi rispetto a quello di ieri, così anche per l’economia, per il lavoro, per l’educazione ecc.

Nel terzo segmento  bisogna partire dai primi due e proiettarli nel futuro: dopo aver guardato la religiosità di ieri e quella del presente porci la domanda su quale potrà essere la religiosità del futuro, e ugualmente per la politica, l’economia, l’ambiente.. 

Solo su queste basi nascerà oggi la visione del futuro della nostra isola nella quale incamminarci tutti.

Un territorio che non genera una visione del proprio futuro è destinata a ristagnare in acque putride.

E’ quello che è avvenuto un po’ sull’isola che nel passato non ha previsto i danni che la presenza delle auto e motorini avrebbe potuto creare in un isola di 3,7 kmq, con strade piccole e senza percorsi pedonali. E quello che è avvenuto con lo sviluppo indiscriminato dell’edilizia che oggi ha distrutto l’80% del verde con conseguenze geologiche e ambientali abbastanza serie. E’ quello che accadrà nelle nostre baie balneabile se non riusciremo a prevedere nel futuro  la riduzione massiccia delle presenze di motoscafi inquinanti in esse. E’ quello che accadrà  paurosamente se non terremo conto del pericolo paventato dall’Unesco per le piccole isole che si aprono al turismo indiscriminato e senza regole, come sta avvenendo con la crescita disordinata dei B&B .

Sviluppo culturale è interrogarci su questi aspetti e proiettare nel futuro il nostro disegno di vita sull’isola. Pertanto L’assessorato alla cultura dell’isola dovrebbe avere un rapporto molto stretto con tutti gli altri assessorati, in quanto la visione culturale dell’isola nel futuro avrà necessariamente le sue ricadute  in tutti i settori  delle vita isolana, dall’economia all’ambiente, dall’educazione al turismo e così via.

Una Giunta comunale che non lavora in maniera unitaria è una mostruosa macchina disgregatrice che può generare frantumazione, disarmonia, inefficienza, prevaricazione, corruzione.

Osiamo sperare che  Procida eviti questo pericolo e che possa essere all’avanguardia nel mondo come isola  di grande valore culturale in ogni aspetto della sua vita sociale e comunitaria.     

 

Pasquale Lubrano Lavadera 29/10/44

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