PROCIDA E' UNA MINIERA DI TALENTI

 

Il Presidente della repubblica Mattarella a Procida

Guardo l'isola in cui sono nato alcuni anni fa e mi sorprendo ad osservare la sua trasformazione. In meglio o in peggio?
E' difficile decifrare e decodificare quello che oggi è sotto i miei occhi, perché l'isola à completamente diversa da quando percorrevo le strade a 10 anni a 20 e a 30 anni.
Mi capitò di leggere nell'1984, avevo allora 40 anni e avevamo dato vita al giornale locale "Espressioni procidane", un articolo da "Il Corriere" dell'UNESCO che mi lasciò di stucco.
Parlava dei pericoli in cui incorre una piccola isola o un paese di alta montagna che sceglie il turismo come alternativa al passato.
Quale pericolo?
Tanti, ma Il più grave e irreversibile consisteva nello "snaturamento" dell'isola, soprattutto nei comportamenti umani: non più orientati ad una convivenza più o meno pacifica e stabile e ben cosciente delle strade da percorrere per il futuro, ma una convivenza di tipo vacanziero diluito in ogni stagione, oltre ad uno sradicamento dal passato con il rischio di uno sviluppo senza radici storiche ben solide, e senza una visione programmatica in equilibro con le ridotte e limitate dimensioni dell'isola.
Infatti, se riflettiamo un po' sulla conformazione delle nostre strade, abbiamo sottovalutato, per esempio, il problema della viabilità e della pedonalizzazione nei nostri centri abitati, la densità abitativa tra le più alte in Europa con i suoi contraccolpi a livello di cause civili, e non ultimo l'incapacità collettiva a preservare, come ricchezza unica e straordinari, l'architettura mediterranea che i nostri padri ci avevano lasciato.
Ricordo che in quegli anni 80 avevamo da tempo smesso l'attività familiare di una piccola attività alberghiera con 7 stanze, portata avanti con successo negli anni 60-70, e mi venne da pensare che anche io, senza saperlo, avevo contribuito a sviluppare il turismo nell'isola, senza la coscienza di cosa sarebbe potuto accadere nel futuro; anche io potevo aver assunto modi e comportamenti avulsi dalla realtà vera della mia isola.
Ancora oggi, di fronte a certe realtà ambientali che mi disturbano, mi domando: allora, anche la mia famiglia ha contribuito allo snaturamento che oggi osservo e dato un impulso alla radicale trasformazione dell'isola?
La risposta è sì, senza alcun dubbio, anche noi abbiamo aperto le porte della nostra casa senza prevedere quello che sarebbe accaduto nel futuro. Nessuno penso lo aveva previsto.
Nessuno per esempio aveva previsto che con l'introduzione delle auto motorini camion pullman sulle stradine dell'isola, larghe da 3 a 4 metri, ci saremmo trovati un giorno imbottigliati in una morsa pericolosa e qualche volta anche tragica.
Ma questo solo per citare qualcuno dei problemi oggi esistenti, perché essi, come in tutte le piccole e grandi città italiane, sono realmente tanti. E saranno risolti solo le la popolazione vorrà risolverli.
Non saranno mai gli amministratori democratici a risolvere i problemi se certe soluzioni non matureranno nella popolazione, perché - non dimentichiamolo - nella democrazia il "potere" è nella popolazione.
Senza un rapporto diretto e continuo degli amministratori con con i gruppi sociali, ogni democrazia si trasforma in un sovranismo monarchico di vecchia fattura.
Solo se noi cittadini procidani prenderemo a cuore realmente il bene di tutta l'isola in tutti suoi aspetti, e cercheremo soluzioni ai problemi esistenti, allora potremo vedere realmente una svolta e correggere gli errori del passato e non farne di nuovi.
Lo voglio sperare, perché oggi Procida è una miniera di talenti, di laboratori, di associazioni, di attività e imprese commerciali per cui se si riuscirà a trovare un collante che metta insieme queste numerose e positive realtà, allora potremo certamente avviare un discorso nuovo realmente democratico e da consegnare a chi ci amministra.

Pasquale Lubrano Lavadera
29-10-1944





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