Procida capitale italiana della cultura: Ripartire dall'Ambiente

 


Angoli urbani di una bellezza sconcertante, muri di contenimento di stradine meravigliose, agglomerati storici di architettura mediterranea unici al mondo, strade che trasudono la vita e l'anima di un popolo valoroso e creativo,  passaggi pedonali di fascino antico... giardani di paradiso... E' questa una delle grandi ricchezze dell'isola. Ricchezze e bellezze per tutti. 

Purtroppo in questi scenari meravigliosi mozzafiato ogni tanto un buco nero, una sconfitta, un abbandono. Il più orribile Le Arcate.   

Tante le cause,  ma la più vera e la più dolorosa è che mai c'è stata una educazione a tutelare i nostri beni ambientali. La povertà ne ha salvati alcuni, ma tanti sono andat perduti e mai una pietra a Procida è stata tutelata. 

La scuola ha fatto la sua parte ma non è stto sufficiente. Per onestà dobbiamo affermare che questo aspetto è stato trascurato in buona parte del Sud Italia, quindi non siamo i soli a vivere questa grave carenza.

Spesso l'incuria dei territori napoletani  ha influenzato anche la nostra vita sull'isola. In primo luogo il traffico ma anche altro

Un esempio per tutti. I bassi esistevano a Napoli nei quariteiri spagnoli e nelle periferie degradate... Procida non conosceva i bassi, ossia magazzini a piano terra destinati al commercio trasformati in abitazioni. Purtroppo l'isola Procida ha assistito a questa tremenda e penosa trasformazione. 

L'Amministrazione di Dino Ambrosino, per la verità, ha avuto grande attenzione a questo aspetto dei beni ambientali, lavorando molto per recuerare i grandi agglomerati pubblici, per risolvere l'annoso problema della gestione di Vivara, per completare il complesso di santa Margherita, per salvare Terra Murata e il Palazzo d'Avalos, per sistemare l'isola ecologica, per risistemare tutte le strade, per costruire il grande depuratore, per pulire i giardini pubblici.

Purtroppo il lavoro da fare era immane e 5 anni sono niente di fronte a secoli di completa incuria e abbandono. L'isola ha perso il Porto, uno dei beni più grandi,  ha perso santa Marggerita Vecchia, ha perso, in parte, Vivara e insieme ad Ischia ha il primato nel territorio campano di costruzioni illegali. Se guardiamo la cartina geografica dell'isola dall'alto e la paragoniamo alla cartina degli anni 60 vedremo uno spettacolo sconvolgente.

Ma ora l'orgoglio procidano s'è desto. Si sente dovunque dire. Occorre far pulizia, occorre  riparare, recuperare, abbellire, far risplendere Procida nella sua bellezza.
 
Se abbiamo sacrificato la terra al cemento, ora dobbiamo con tutte le nostre forze difendere i mari e far si che il parco di Nettuno entri in funzione l'estate prossima. Per  fermare la vergognosa e pericolosa l'invasione dei motoscafi che assediano le nostre baie balneabili.

L'Operazione Primavera ha difeso l'isola nelle strade e nei giardini pubblici, occorrerebbe una squadra di volontari per difendere anche  il nostro mare. Un grazie grande va all'Operazione Primavera e ai suoi volontari, per questi anni di lavoro generoso.

Ora però dobbiamo difendere - lo ripeto -  il mare e la Corricella: il nostro simbolo nel mondo. Fino ad oggi l'abbiamo un po' trascurata.  
Se la osserviamo attentamente da vicino, ci accorgiamo che è stata deturpata in tante sue parti. Della sua antica bellezza architettonica è rimasto qualcosa. 

Lo testimoniano i meravigliosi libri di Giancarlo Cosenza,  al quale Procida dovrebbe fare un momunemnto per il suo amore indomito per la nostra architettura. Guardando i suoi libri ci rendiamo conto di quanto abbiamo perduto e di cosa possiamo recuperare.

Dobbiamo essere coscienti che Procida, come tutti posti belli nel mondo,, subisce ancora aggressioni come aveva subito gli arrembaggi dei saraceni nei secoli passati. Quali? Quelli dei "nuovi saraceni" che crescono nell'ombra e gettano i loro artigli avidi e distruttivi. Invito a leggere Il cacciatore di Tarante di Martin Rua.

Ma oggi ci sentiamo più forti più capaci di sconfiggere che  ci vuole male. La nostra Procida, con le sue visibile ferite, è stata nominata Capitale della cultura italiana 2022, perchè il progetto presentato è partito dalle fragilità dell'isola e ha manifestato la volontà di risorgere. 

Un progetto quindi che -  mi si permetta l'espressione, - lancia un grido di amore e  di aiuto per Procida e per l'intersa Campania, come quello che lanciò il regista Giuliano Montaldo con il suggestivo documentario Salvare Procida.

Salvare Procida, sempre, fino alla fine dei tempi, salvare la sua storia, la sua cultura millenaria, i suoi agglomerati archittonici, le sue tradizioni millenarie, i suoi costumi, la sua magia, la sua mitica bellezza, per salvare anche le storie delle altre citta, degli altri territori che  qui in Campania ed anche più lontano vivono vicende simili alla nostra se non peggiori. 

Procida non vuole salvarsi da sola perché "la cultura non isola"

E' stato questo grido di amore che Procida ha lanciato per l'isola e per il terrorio campano ad  attrarre lo sguardo dei giurati della Commissione preposta a decidere quale città meritava il titolo di Capitale 2022. 

Le parole del Ministro Franceschini sono più che eloquenti: "E' la prima volta che scegliamo un piccolo paese e per di più una piccola isola" con i suoi limiti e le sue ferite ma che vuole risorgere non da sola ma insiema ad altre citta della sua area geografica.

Ora dobbiamo lavorare tutti, nonostante la pandemia, a cominciare dalla scuola. Proietterei il filmato di Montaldo in tutte le classi delle nostre scuole, farei leggere i libri di Cosenza  nelle classi dell'istituto superiore. Porterei im libri scritti sulla storia di Procida sui banchi dei ragazzi e dei gioveni. Farei vedere a tutti i film girati sull'isola. Farei leggere tutti i romanzi ispirati a Procida 

Aprirei con i giovani dibattiti sulla nostra storia, costruirei con loro le propspettive futture in tutti gli aspetti: economia, relazioni, legalità ambiente, architettura, studi, comunicazioni. Farei con loro un analisi accurata di tutti i punti fragili
.
Farei adottare ad ogni classe ad ogni associuazione un giardino una casa, un muro, un angolo dell'isola da restituire a Procida nella sua bellezza originaria.

Solo in tal mondo, con Procida capitale della cultura italiana, sicuramente l'isola vivrà una svolta storica dal punto di vista sociale, culturale e ambientale che lascerà il segno nei secoli.

Anche perché la sociologia e l'antropologia insegnano: non sara la mole di eventi a rendere giustizia e a segnare sull'isola il passo della Storia. La mondanità fiorisce e muore comme un fuoco d'artificio. 

La cultura cresce con l'esperienza, con la costruzione di quel bene relazionale che fermenta rapporti nuovi e creativi, di cui oggi tutti sentiamo la necessità.

Costruiremo così il volto della Procida futura se si lavorerà insieme sul terriorio e fuori, adulti e giovani insieme. I

In tal senso Procida capitale italiana della cultura  2022 potrà diventare veramente il cantiere di una rinascita collettiva del grande Paese Italia. Non per ambizionme ma per servire la nostra nazione che ha avuto il coraggio di nominarci Capitale. Un evento storicamante nuovo.

Le scuole quindi in primo luogo, le associazioni laiche e religiose, giovani e adulti insieme in un patto di reciprocità  vero, senza ambizioni di potere ma, come dicevo, solo spirito di servizio 
 
E di questa grande possibilità che ci viene offerta dobbiamo sentire piena riconoscenza per la sensibilità dei nostri giovani amministratori, Dino Ambrosino e la sua squadra in primo luogo, che hanno osato guardare oltre il  confine di separatezza e di inferiorità che spesso ha reso inerme il nostro popolo ferito più volte dalla storia. 

E la Storia segnerà il loro nome e il nome di tutti noi che  metteremo con loro il sudore, la fatica, l'amore per costruire un bene comune.

Questo dei beni ambiantali deve essere il primo passo collettivo per riscoprire insieme la cura dell'ambiente, dalle case, dei giardini, delle piazze. Sarà  un punoa di partenza indispensabile. 

Si potrebbero, intanto, con un ordinanza sindacale, invitare i proprietari di case, giardini a curare i fabbricati, a rifare gli intonaci, a ritinteggiare le case, a rinforzare i muri di contenimento, destinando parte dei fondi che arriveranno all'isola  per questi progetti che porteranno armonia e decoro alle anbitazione, ai nostri  giardini visitabili e ai muri che costituiscono una caratteristica delle nostre stradine. 

Buon lavoro a tutti noi!!!


Pasquale Lubrano Lavadera

  


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