Quale il futuro dell'Iola di Procida?

 


Uno studio dell'UNESCO sulle piccole isole e sui paesini di alta montagna che si aprono al turismo  mette in guardia le popolazioni indigene, ravvisando un grave pericolo: lo snaturamento sociale, la perdita dell'integrità storica e della visione culturale di fondo  e la caduta per gli indigeni in una pseudo vita.

Procida in realtà, ben ancorata al suo passato,  non ha mai scelto il turismo, conoscendo bene i propri limiti geografici ed essendo molto ben radicata nella propria cultura marinara che l'ha fatta grande nonostante i 3,7 Kmq e gli 11.000abitanti.

Procida ha scelto la cultura e non il turismo., fin da quando ideò il Corteo del Venerdì santo, la Sagra del Mare, La fiera del Libro, Il Premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante,  Il Collegio dei traduttori letterari, Il Parco letterario Elsa Morante, la partecipazione al Concorso nazionale Capotale della Cultura.. Poeti, scrittori, registi, pittori e foografi hanno trovato sull'isola ispirazione per le proprie opere. Senza dimenticare le varie compagnie teatrali e i numerosi cori.

Ma cosa significa questo per il futuro? Quali scelte dobbiamo fare oggi . Che cosa dobbiamo sacrificare? Quale cammino nuovo intraprendere dopo il 2022 in cui ufficialmente Procida è diventata nell'immaginario collettivo europeo "l'isola della cultura".

Bisognerebbe, e qui la proposta va agli attuali amministratori, favorire la nascita di un grande cantiere  di osservazione e di analisi, aperto a tutte le componenti sociali dell'isola, parrocchie, scuole, partiti, movimenti, associazioni con una cabina di regia isolana che sappia  valorizzare tutto e tutti, per poi tracciare una sorta di bozza programmatica di cui gli amministratori dell'isola dovranno tener conto nei prossimi anni.

Penso che sia indispensabile e necessario avviare questo "cantiere cjlturale" di idee e progettazioni servendosi anche di qualche voce esterna  che sappiamo onesta e trasparente.

Oggi l'isola mi  sembra viva una sorta eccitazione su tutti i versanti: economico, turistico, culturale, educativo, con una smania di "fare": Fare B&B, fare eventi, trasformare anche negozi in mini appartamenti (come i cosiddetti bassi napoletani), fare pizzerie, ristoranti, deturpando inconsapevolmente spesso l'ambiente storico e architettonico,  che è la peggiore offesa ad ogni progresso culturale.

Eccitazione perché a parer mio non esiste oggi, sull'isola, un vero catalizzatore di idee e progetti... E questo catalizzatore non può essere esclusivamente nel mondo politico ma deve nascere nell'ambito sociale, evidenziando realtà positive e negative,  come servizio alla politica. 

Ricordiamo il Sindaco Mario Spinetti quando diceva ai procidani:" Non voglio i vostri plausi ma le vostre critiche costruttive per migliorare il paese."

Se poi c'è una cosa che non si può fare a breve o a medio termine, questa è proprio la cultura,  che risulta essere, sempre, il frutto ultimo e maturo d un processo politico e sociale  portato avanti per anni con scelte mirate e  comportamenti  adeguati, e dove  va privilegiato primariamente il dialogo fra tutti, nessuno escluso.

I grandi personaggi del mondo culturale capitati nell'isola ci hanno sempre messo in guardia dal pericolo che correvamo, così come già l'Unesco nel 1987 (in tempi non sospetti) ci aveva aperto gli occhi. 

Primo fra tutti voglio ricordare  il regista Giuliano Montaldo che da sempre ha avuto chiaroveggenza su questo aspetto e ci ha regalato  quel bellissimo documentario: "SALVARE PROCIDA".

Ma, non occorre scoraggiarsi, siamo ancora alle prime battute e possiamo, se la classe politica lo vuole, certamente iniziare CON FIDUCIA il nuovo percorso che la Storia ci chiede. 

Pasquale Lubrano Lavadera

 




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