PROCIDA: C’È FERMENTO O IMMOBILISMO NELLA VITA DELL’ISOLA?
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Procida Dopo il 1860 Si costruiscono ancora velieri a Marina Grande |
A prima vista l’isola di Procida
appare una comunità serena e felice.
Quei colori pastello delle nostre case
parlano proprio di pace, serenità, bellezza, impegno e sacrificio. E certamente, ne sono profondamente convinto,
nell’animo di ogni procidano c’è questo forte desiderio e questa aspirazione.
Certamente mancano i cantieri navali con i grandi velieri che venivano costruiti e solcavano i mari del mondo nei secoli passati, portando ricchezza e benessere nell'isola.
La Storia ha avuto certamente non sempre uno sguardo benevole per la nostra isola.
Con il crollo della marineria a vela la realtà economica dell'isola divenne molto debole e iniziarono le grani migrazioni dei procidani in America principalmente.
Poi la dittatura fascista fece razzia di valori sociali suscitando rivalità e contrasti placati spesso nella violenza.
Nel dopoguerra la Democrazia nacque debole e ancora farcita di quella violenza respirata per tanti anni. I comizi erano scuola di arroganza di vilipendio, che fomentarono rivalità e dissidi nella vita dei procidani, e non ancora del tutto dissolti.
Pertanto ancora oggi prevale un sistema politico fatto di contrapposizione che mina la pace e la serenità nella vita isolana.
La prima domanda che ci
poniamo è questa: la comunità
isolana ha una visione globale e ampia dell’isola oggi,
si domanda mai quale sarà il suo futuro, in quale direzione potrà incamminarsi? Come pensa di ostacolare le
invadenze, le speculazioni? Come mettere a frutto i talenti del popolo procidano, come superare quegli ostacoli
che alcune volte ci portano allo scoraggiamento?
Le piccole comunità che si costituiscono
intorno alle 8 parrocchie sono comunità costruttive e serene? C’è comunione, collaborazione, aiuto reciproco fra le famiglie,
sensibilità ai problemi sociali, attenzione alla formazione dei giovani?
Nell’ambito del commercio: c’è un’intesa
solidale di responsabilità e di progettualità
fra i vari esponenti del
settore?
Le associazioni riescono a costruire
una rete di proposte affinché ciascuna
associazione, in armonia con le altre, possa offrire nel grande “giardino dell’isola” la propria
bellezza senza ferire, ma in una intesa profonda con tutte le altre, nel rispetto delle diversità?
I docenti e le docenti che
operano nelle nostre scuole sentono il
desiderio di confrontarsi serenamente sui grandi problemi educativi che
affiorano oggi più che mani di fronte all’invadenza della tecnologia digitale
che spesso crea smarrimento nei ragazzi
e nei giovani?
La comunità educante, docenti genitori e alunni insieme, si domanda quale dovrebbe essere l ‘obiettivo primario di una scuola
democratica chiamata a rimuovere gli ostacoli che impediscono a tanti giovani
di progredire nelle conoscenze e nello sviluppo delle loro capacità
intellettive?
I sacerdoti dell’isola, riescono
a porsi in dialogo con quella fetta di popolazione, sempre più grande, che
sceglie di vivere al di fuori di ogni contesto religioso, creando quelle
sinergie necessarie per costruire in ogni ambito esperienze di solidale
fraternita nel rispetto di tutte le
scelte?
I politici eletti, fermo restante
l’appartenenza al proprio gruppo politico, sentono di rapportarsi fra loro fraternamente
in vista del grande obiettivo del bene comune che va cercato insieme e al di fuori dello schema
vizioso di conflittualità perenne – maggioranza e minoranza in opposizione tra
loro - che affligge la politica a livello nazionale e internazionale?
Tra i cittadini tutti, c’è una
lettura comune della nostra Storia per
individuare i processi sociali che hanno
spesso minato nel tempo la coesione sociale, la reciproca e solidale
partecipazione alla costruzione di una comunità viva ed operante, onde
procedere con spirito unitario alla ricostruzione, li dove la comunità ha subìto
ritardi, fratture, incidenti, soste
forzate?
Gli ambientalisti, quelli che
hanno a cuore la difesa dell’isola e degli abitanti dagli abusi nel traffico stradale, nei
giardini e oggi sul mare, come pensano di arginare e fermare ogni forma di prevaricazione e abuso?
Gli artisti dell’isola, che sono
sempre più numerosi, riescono ad animare, in uno spirito di corpo, attraverso la propria creatività il tessuto sociale dell’isola, creando
armonia e bellezza anche lì dove appaiono crepe e dolorose trafitture?
Tutti i lavoratori e le
lavoratrici sull’isola, sulla terraferma e sul mare, che con la loro fatica
quotidiana sostengono concretamente
l’isola attraverso le risorse economiche
derivanti dal loro lavoro, sentono la gratitudine della intera comunità isolana che deve tutto ai loro quotidiani sacrifici.
Ogni cittadino potrebbe
rispondere a queste domande e dalle loro risposte si potrebbe tracciare
un primo quadro della realtà dell’isola oggi, con tutti gli aspetti positivi e
negativi, luminosi e oscuri, incisivi e deboli, sereni e tumultuosi.
Gli operatori turistici potrebbero
fornirci anche i pareri e le osservazioni di coloro che abbiamo ospitato nelle
strutture recettive create in questi ultimi anni.
Da queste risposte si potrebbe
risalire ai processi culturali in atto in agni ambito dell’isola. Potremmo, attraverso di esse, conoscere se culturalmente siamo fermi o c’è fermento e crescita nei vari aspetti: nel
campo economico, ecologico e ambientale,
nel campo educativo, nel campo familiare, nel campo lavorativo nel campo
artistico, sportivo, religioso, associativo, turistico. Ossia in ogni ambito della vita dell’isola
Pasquale Lubrano
Lavadera
I cittadini procidani, che desiderano offrire la propria risposta,
possono inviarla via mail al seguente indirizzo:
espressioniprocidane@gmail.com
Pasquale
Lubrano Lavadera
Via V. Emanuele
172
80079 Procida (NA)
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