PROCIDA e il sogno della democrazia
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Juan Narbona |
Dopo secoli di
autoritarismo imperiale e monarchico, la democrazia repubblicana in Europa nasce come la realizzazione di un sogno. Un
sogno troppo a lungo atteso, fermentato da incertezze e visioni, da dubbi e
spinte reali che hanno chiesto non pochi sacrifici e con risvolti, purtroppo non sempre positivi,
segnati anche dalla violenza e da crisi
che oggi mettono in dubbio le conquiste del passato.
Che cosa è mancato ? E la
domanda che i sociologi da più parte si fanno dinanzi al crescente fervore “sovranistico” che va affermandosi
nella stessa Europa.
Secondo Juan Narbona è mancata
“la preoccupazione per la salute della democrazia”[1], in quanto un sistema democratico
, come tutte le realtà socio-politiche nuove che si affacciano nell’umanità, ha
bisogno di cura e di attenzione da parte di quanti sono chiamati a gestirla.
Cura e attenzione che è mancata in
Italia ed altrove.
Curare un sistema
democratica significa porre al centro
della vita politica quel sogno ideale di coinvolgimento di tutti i cittadini
nella gestione del territorio, sogno che deve essere sempre più condiviso da molti
nella piena consapevolezza “che nulla è
possibile realizzare senza sacrifici”.
Non basta, come è avvenuto
da più parte, e forse anche da noi a Procida, portare avanti le necessità di un territorio gestendo il presente, portando avanti la
vita ordinaria: si provvede alla discarica, si aggiustano le strade, si regola
il commercio, si interviene per le fogne e la differenziata, si curano le frane
nelle coste ecc. ecc. credendo che nella gestione del presente si riesca ad “avere il controllo di una realtà
liquida e in movimento” così come si presente oggi la società. L’impegno nel presente non va mai disgiunto dal sogno che ci permette di alzare lo sguardo verso il
futuro e intravedere le coordinate lungo le quali camminare.
Il sogno ci consente di
amministrare progettando a lunga scadenza e lasciando una traccia profonda, che
ci permette di intravedere come potrà essere domani l’isola che lasceremo ai
nostri figli, affrontando con coraggio i problemi di fondo della nostra vita
sociale, individuando cambiamenti comportamentali e scelte a lungo termine che faranno sentire i propri effetti negli
anni futuri.
E il tutto in un rapporto costante con la
cittadinanza che deve sempre più sentire come dovere morale la cura e la continua rinascita del proprio territorio.
E sarà questo il compito primario del politico democratico, in quanto solo
se la cittadinanza diventerà in qualche modo
protagonista della vita del proprio territorio, quel territorio saprà difendersi
dalle grinfie di pseudo- politici sempre tentati di usare il potere a proprio
uso e costume e vanificando quei
cambiamenti culturali che possono trasformare in meglio la vita sociale di una
nazione, di una città, di un’isola.
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