Intervista a Assia Miranda Graziella 2012




“I tempi cambiano ma i valori no!”
incontro con Assia Miranda eletta Graziella 2012

Ogni anno nell’isola di Procida viene eletta durante la Sagra del mare, in estate, la Graziella, ossia una ragazza chiamata a rappresentare per un anno la mitica figura di Graziella, protagonista del romanzo francese “Graziella” di Alphonse de Lamartine ambientato proprio a Procida.
Assia Miranda, 16 anni, è la Graziella 2012 . Timida di carattere e dolcissima, ma con una forte sensibilità che le permette di andare in profondità su qualsiasi argomento. Una ragazza che ama la vita e che è pronta ad affrontare le sfide di ogni giorno, che non ama nascondersi ma si rivela per quella che realmente è: un libro aperto da cui emergono forti convinzioni e un ancoraggio a quei valori che la famiglia ha saputo tramandargli. Dopo aver fatto il primo anno allo scientifico è passata al Nautico per conseguire un diploma finito. Frequenta il terzo anno, ama la danza, legge molto e ha scritto anche un lungo racconto. Fra le materie scolastiche preferisce quelle più legate alla vita, diritto, economia, imparare le lingue, un po’ meno quelle scientifiche

Assia pensavi di poter essere tu la Graziella 2012?
Certamente in tutte le partecipanti c’è questo desiderio, ma lo si accantona subito e si vive quel momento come un gioco Io conoscendo le altre candidate pensavo che  un'altra mia coetanea rappresentava la tipica bellezza procidana e poteva conquistare il titolo. E sarei stata contenta per lei. E invece è capitato a me.

Che sensazione hai provato nel momento che hai sentito il tuo nome?
E’ difficile dirlo. Era sommersa da tanti pensieri e da un’emozione grande e non mi decidevo ad avanzare. Mi sembrava impossibile, come se vivessi in un’altra dimensione. Poi il mio ragazzo, Michele, che mi accompagnava mi ha dato una spinta per dirmi che mi chiamavano, che ero stata eletta Graziella. Solo allora sono tornata alla realtà.

C’era nel tuo costume un’armonia particolare e tu lo portavi splendidamente. Chi ti ha aiutato ad indossarlo.
Un Signora molto buona e disponibile, ed esperta dei costumi, la Signora Margherita de Rubertis.

Rappresentare il personaggio di Graziella, le sue virtù, la sua bellezza, la sua onestà, ti pesa?
Per niente, anche perché avevo gia letto il libro di Lamartine e mi ero innamorata di questo personaggio,  della sua semplicità, del suo amore puro che aveva unito due persone così diverse, Alphonse ricco e Graziella povera. Molto bello l’episodio in cui Graziella, per avvicinarsi al mondo di Alphonse, si fa un vestito diverso dai costumi tradizionali che indossava. Ma Alphonse disapprova e le dice che  l’ama per quello che lei è, per cui deve essere fiera del suo mondo.

Al di fuori della famiglia facciamo tanti incontri, ma alcuni ci cambiano la vita. E’ successo anche a te.
Sicuramente col mio ragazzo Michele al quale sono legata da un sincero e profondo affetto, e poi con il dottor Barone, il medico di famiglia, una persona eccezionale che mi ha incoraggiata sempre, mi ha dato fiducia, insegnamenti per la mia vita. Ogni volta che andavo da lui tornavo casa con una grande gioia e voglia di vivere.

Uno sguardo ai giovani della tua generazione…
Mi trovo molto bene con i miei amici e in tutti penso ci siano valori belli. I  tempi cambiano ma i valori no. In tutti i giovani c’è un desiderio di giustizia, di amicizia vera,di onestà… So che tanti sbagliano e cadono nell’uso della droga, ma è una fragilità, una debolezza che si può curare. Spesso si cade  per non uscire dal gruppo per non perdere gli amici, ed è come mettere una maschera.. E invece bisogna avere il coraggio di dire non voglio più nascondermi, ho bisogno di aiuto. Ma prima dei giovani questo dovrebbero farlo le famiglie.

E della tua isola, cosa mi dici?
Dico che è bellissima  ma maltrattata da noi stessi. Basta guardare il traffico che abbiamo creato. E’ peggio della città. Sono stata in estate in altri posti ma tutto era regolato e con grande ordine. Assurdo…stare in un’isola e non poter più andare per giardini, godere la natura. Non sappiamo valorizzare i tesori che abbiamo, né sfoggiarli. Il costume di Graziella, per esempio, è una cosa straordinaria. Sarebbe bello creare un laboratorio dove poter imparare a confezionarlo. Ci sono poi palazzi storici che andrebbero utilizzati. Perché il vecchio carcere resta in quelle condizioni e non può diventare per tutti noi un centro di cultura, di lavoro e di arte?

Pasquale Lubrano Lavadera

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