Procida: Correggere il masochismo in politica
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Vittorino Andreoli |
Vittorino
Andreoli nel suo libro Ma siamo matti?
(Rizzoli) parla di un diffuso masochismo del popolo italiano, in modo speciale
nel mondo della politica.
Masochista
è colui che gode di essere maltrattato e
nel maltrattare, provando quasi soddisfazione se le cose intorno a lui vanno
male. Come pure si definisce masochista colui che, pur di raggiungere un certo
benessere individuale, non esita a far del male, scaricando le proprie
frustrazioni sugli altri, e alcune volte anche sulle persone più care.
Molte
le cause di questo grave comportamento: individualismo esasperato, ossessioni
pericolose, desiderio spasmodico di denaro, perdita di valori, rifiuto della categoria del mistero, azione senza pensiero, mascheramento, poca trasparenza.
In
particolare, continua sempre Andreoli, in politica, il grado assoluto di
masochismo si registra quando le parti politiche si scontrano pregiudizialmente, quando si
esercita il becero ostruzionismo (tremila emendamenti su un dispositivo di
legge di 7-8 pagine), arrivando finanche a menarsi o mettersi le mani alla
gola. In questi momenti sembra quasi che
si gioisca nell’inondare le case italiane con le immagini di tali risse.
Il
realtà queste immagini di violenza politica fanno un gran danno alla società. Non
si cerca più quello che ci unisce ma si prova soddisfazione a mostrare ciò che ci divide. Essere gli uni contro gli
altri, afferma Andreoli, è l’espressione
più pura del masochismo politico. E’ come se in un corpo umano un organo smetta
di essere a servizio degli altri organi: è la morte.
Purtroppo
dobbiamo dire che anche nelle nostre isole, salvo eccezioni, questa malattia è presente. Basta
assistere a qualche consiglio comunale per rendersene conto. L’aula consiliare,
che dovrebbe essere in ogni città il
luogo della massima civiltà e dell’unità del corpo sociale attraverso i suoi
rappresentanti politici, diventa
spesso un luogo dove interessi di gruppi
determinano continue e faziose contrapposizioni tra Maggioranza e Minoranza.
E’
difficile, molto difficile, trovare oggi un Consiglio Comunale che veda le due
parti lavorare insieme con fiducia e responsabilità, pur nei propri distinti ruoli istituzionali.
La
fiducia? E’ una parola bandita dalla Politica. Ma, senza la fiducia reciproca
fra le parti politiche la democrazia viene colpita al cuore, e un Consiglio
comunale diventa la caricatura di se
stesso, l’assurdo che diventa norma. E la responsabilità è primariamente del
Sindaco che deve essere elemento di unità, in quanto chiamato a lavorare con tutti i
consiglieri eletti e non solo con quelli della Maggioranza. E qualora
Maggioranza dovesse essere faziosamente
di ostacolo a questo lavoro di coesione, il Sindaco può (e in certi casi deve)
restituire l’incarico motivandolo
doverosamente ai cittadini che lo hanno eletto.
Tutto
questo dovrebbe far parte dei programmi
elettorali; programmi che prima ancora di elencare le relative proposte sui
vari settori dell’agenda politica, dovrebbero ben enucleare una serie di
metodi da attuare nella vita
amministrativa, onde scongiurare il latente masochismo.
Purtroppo.
vediamo tanti nostri politici, soprattutto nel periodo elettorale, a tutt’altro
affaccendati giochi sottobanco finalizzati al bottino di voti e promesse di
cariche con buone indennità retributive.
Questo perché, oggi in Italia, molti scendono in politica per sistemarsi
economicamente.
Ma
qui è l’inganno. Lo diceva Dossetti, padre della Costituzione: “Ogni impegno
politico deve essere esercitato gratuitamente e a tempo, diversamente la
politica corre il grave rischio della corruzione.”
Sì,
ne siamo convinti, il politico, a nostro parere, non dovrebbe portare a casa
neanche una lira, il suo dovrebbe essere volontariato puro e per un limitato
periodo di tempo. Possiamo sbagliarci, ma ridurre l’impegno politico a impegno
lavorativo con stipendio è stato l’errore più grande della democrazia, e ne
paghiamo tutti le conseguenze. Dossetti aveva visto giusto ma le sue parole
rimasero inascoltate e il disastro politico è oggi sotto gli occhi di tutti.
Nell’isola
di Procida si stanno ormai preparando le liste, e si stanno scrivendo i
programmi. Ma prima ancora di formulare
le proposte sui vari settori di impegno
è necessario puntare i riflettori sulla metodologia da mettere in campo,
per evitare domani quegli scontri che uccidono la vita democratica. Per esempio: come costruire rapporti
costruttivi tra Maggioranza e Minoranza,
come risanare il dissesto
economico in atto, come combattere la corruzione che sempre fa capolino quando ci sono soldi da amministrare, come
fare arrivare nelle case dei cittadini ogni mese il bilancio comunale e tutte
le delibere, come controllare le Società
partecipate che amministrano soldi pubblici, come combattere l’influenza della criminalità nelle gare d’appalto,
come responsabilizzare i dirigenti
comunali e combattere la piaga delle consulenze; come eliminare il clientelismo, come rendere le Commissioni consiliari momenti di reale confronto e
non pro-forma, ma soprattutto in che
modo consultare le categorie di
cittadini prima di prendere una decisione definitiva su questo o quel problema.
Questo vorremmo sentire nei prossimi
giorni di campagna elettorale.
Dal
come affronteremo la vita politica
ne verrà anche l’efficacia, la grinta,
l’ingegno, l’intelligenza e la risoluzione dei problemi in ogni settore. E’ sul metodo che Maggioranza e Minoranza
saranno chiamati domani a confrontarsi o a scontrarsi a tutto campo, e se non ci sarà un minimo di
condivisione la lotta sarà dura, e lo scontro violento. Solo nel confronto vero
e sincero in un dialogo rispettoso si
sconfiggono tutti i nemici della Politica, presenti spesso in tutti i partiti,
e si tutelano i diritti dei cittadini. Dice il politologo Tommaso Sorgi: “Quando
vedi che Maggioranza e Minoranza si scontrano, si calpestano, si azzuffano,
devi sapere che è quello, quasi sempre, il segno che si stanno perseguendo fini pseudopolitici, a danno della vera politica e dei cittadini (il
masochismo appunto ndr). La politica democratica non può essere scontro e zuffa,
ma ascolto e confronto e risoluzione dei problemi. Occorrerà pertanto sancire un patto elettore tra elettore e
eletto, un patto di metodo politico per far crescere il bene comune.”
Pasquale Lubrano Lavadera
da Il Golfo sabato 21 marzo 2015
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