PROCIDA POSSIEDE RISORSE PER NON MORIRE SOFFOCATA

Procida: il glorioso Istituto Tecnico Nautico uno dei più antichi in Italia

Tre giorni fa mi trovai a san Giacomo alle 8,05. Mi recavo all’Olmo ma fui costretto a fermarmi perché era impossibile avanzare. Fermo e impietrito come di fronte ad un plotone di esecuzione. Una valanga di bici, motorini e macchine  avanzava verso di me, occupando tutta la carreggiata e impedendomi di avanzare. Indietreggiai, pensando seriamente di fare dietrofront.
Poi un pensiero mi trattenne: “Procida non morirà soffocata dallo smog di auto e motorini, né dalla valanga di bici ormai fuori controllo, né dalla schiacciante velocità di camioncini impazziti, ne dalle scosse di terremoto prodotte da camion giganteschi o di pullman troppo veloci.”
L’assurdo che mi si parava davanti mi sollecitava disperatamente a cercare una via d’uscita che si presentò dopo cinque minuti esatti, allorquando il plotone  si dileguò come una visione di sogno terrificante.
Mi rimase in testa quel pensiero: “Procida non morirà soffocata dal traffico”.
Donde nascesse tale speranza? E facile capirlo. La scena a cui avevo assistito era paradossale, quasi blasfema, inconciliabile con la nostra vita, il fondo oscuro di un precipizio. E quando si tocca il fondo si chiede aiuto e si spera che qualcuno ascolti la tua voce.

Procida: traffico in via V. Emanuele in un'ora di punta (da Il Procidano)
Solo una degenerazione perversa  potrebbe assuefarsi a tale assurda situazione. Ma Procida nell’intimo della sua gente non è perversa né degenerata; solo sbigottita e inerme di fronte ad un fenomeno che  è partito da lontano e senza che mai qualcuno avesse lanciato un campanello di allarme. Sbigottita, inerme, incredula, e forse incapace di prendere in mano il bandolo della matassa. Tutti ne soffriamo ma non sappiamo da dove cominciare. Ogni soluzione proposta si scontra con un presunto diritto inviolabile di circolazione a tutto campo.
Però, ne sono convinto, sarà questa sofferenza diffusa, che ci potrà salvare. Perché quando si soffre, le esigenze vitali  chiedono risposte di aiuto. Siamo fatti per la vita, per la bellezza, per la serenità, per la pace e non per il soffocamento nel fondo di un burrone senza via d’uscita.
E per una via segreta del cuore sento che, solo la Scuola, che ha in mano il destino dei nostri giovani e la loro formazione, potrà  tirarci fuori da tale assurda situazione.

Pasquale Lubrano Lavadera

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