Procida capitale italiana della Cultura angustia tanti
Procida: Via Bernardo Scotti Galletta |
Lo ha detto bene il Ministro Franceschini quando, nel giorno della nomina nel gennaio 2021, ha esemplificato bene le motivazioni, dicendo che di fronte al progetto presentato dall'isola Procida per la nomina di Capitale della cultura, il Comitato di Giuria, deputato alla designazione per il 2022, ha deciso di cambiare i parametri di valutazione: non più una grande città ricca di arte e di cultura ma un piccolo centro, una piccola isola ricca di storia e di sofferenza che ha cercato da sempre un dignitoso e giusto riscatto all'interno della Regione che la contiene, non da sola ma gettando ponti nel proprio territorio regionale e in quello Nazionale.
Una scelta nuova quindi, paradigma e sprono per tanti piccoli paesi, che, frenati dai condizionamenti geografici e sociologici e storici, faticano a venire alla luce e a sperare in un futuro migliore..
Festeggiare Procida Capitale oggi significa soprattutto auspicare la rinascita culturale e sociale di tanti piccoli paesi affinché trovino, dentro la propria storia di dolore e di gioia, di fatica e di successi, di vita e di morte, la forza di guardare il futuro con più speranza non più da soli, ma creando alleanze con altri paesi ed altre citta.
Una politica culturale nuova fatta di comunione e di condivisione.
Festeggiare Procida Capitale della Cultura 2022 equivale quindi a festeggiare la rinascita di tanti borghi abbandonati, di tante isole misconosciute, di tanti paesini isolati.
Solo se si comprende quanto il Ministro Franceschini ha indicato al popolo italiano, si potrà gioire, perché per la prima volta la politica culturale italiana ha privilegiato i piccoli, gli ultimi, dando il titolo di capitale ad una delle più piccole isole italiane, Procida di solo 3,7 chilometri quadrati, un fazzolettino di terra gettato nel mare ma con un popolo ospitale che ha fatto casa a quanti vi hanno messo piede, ispirando con la sua bellezza e la sua poesia artisti di tutti i tempi; un popolo di naviganti che ha considerato il mare non come isolamento ma come strada di comunicazione con città e popoli.
Pasquale Lubrano Lavadera
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