"Il mercante dell'acqua" di Francesco Gesualdi
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Francesco Gesualdi parla agli studenti dell'Istituto Superiore di Procida nel 2007 |
IL gruppo "Libriamoci" presentò tempo fa un libro che merita di essere riletto, per la sua straordinaria attualità. Si tratta de Il mercante d’acqua (Feltrinelli) di Francesco Gesualdi, uno di quei ragazzi che
sedeva dietro il tavolo scabro della vecchia canonica di don Milani nel
Mugello, oggi fondatore e coordinatore del centro Nuovo Modello di Vecchiano (Pisa), autore tra l’altro di un
Manuale per un consumo responsabile
(1999) e Sobrietà (2005), amico di
Alex Zanotelli col quale ha dato inizio alla Rete Lilliput.
Passando per Procida Gesualdi ebbe modo di incontrare anche gli studenti dell'Istituto Superiore oltre ad un buon numero di procidani nella sala consiliare del Comune.
Cominciò a scivere Il mercante dell'acqua trent’anni fa quando,
operaio in una fabbrica, viveva sulla sua pelle lo sfrutamento aziendale.
Ripreso oggi tra le mani, e lavorandoci sopra con la figlia Michela e l’amico
Carlo Buga, in una sorta di scrittura collettiva che gli ha fatto rivivere i
tempi di Barbiana, il libro strizza l’occhio a quanti avvertono la necessità di difendere questo
bene prezioso che è l’acqua.
Apparentemente un libro contro, “contro la
siccità, contro la sete della terra, contro i mercanti d’acqua” spiegava
Gesualdi ai nostri alunni delle Superiore che avevano in precedenza letto il
racconto; in realtà esso è una grande
metafora sulla condizione politica ed economica di oggi. Infatti il tema di
fondo de Il mercante d’acqua è quello della privatizzazione dei beni
principali di consumo come l’acqua, in
un contesto dominato dalla “tirannia” del progresso che riduce spesso l’uomo
esclusivamente a consumatore.
Sergio, il protagonista, è un giovane di 20 anni che, lasciatasi alle
spalle una società basata essenzialmente sull’avere, va la ricerca di un
sistema di vita più naturale e confacente alle sue vere esigenze. Si accompagna,
pertanto, ad un gruppo di pescatori e, scampato miracolosamente ad un
naufragio, si ritrova sulla spiaggia dell’isola di Terra Secca. Viene accolto
con premura e attenzione da una famiglia del posto che si preoccupa del suo
inserimento nella comunità locale, non senza avergli prima raccomandato l’uso
parsimonioso dell’acqua: “Sulla nostra isola la cosa più preziosa è l’acqua. Ce
n’è poca e dobbiamo usarla con intelligenza.” Sergio è felice di incontrare
persone con il sorriso sulle labbra, e trova gioia nel lavoro. Più delle cose a
Terra Secca contano le persone. “Ecco il
segreto della felicità a Terra Secca: il rapporto di amicizia col tempo…Nel
mondo che mi ero lasciato alle spalle le parole d’ordine erano più forte, più veloce, più alto. A Terra
Secca erano più dolce, più lento, più
profondo. Tre parole chiave per indicare una stile di vita ispirato a
tenerezza, collaborazione, solidarietà, rispetto, dialogo. Il massimo della
realizzazione umana”.
Purtroppo un terribile giorno nell’isola arriva la siccità e con essa la
speculazione di chi possiede pozzi ingenti. L’acqua viene privatizzata dal
ricco e prepotente Melebù e gli abitanti, se vogliono dissetarsi, devono
scendere a patti con lui. La popolazione perde la sua unità interna, si divide,
si schiavizza al progresso. Nasce l’azienda, il mercato e tutto quanto Sergio
aveva lasciato dietro di sé.
Il racconto va avanti con colpi di scena, avventure, scontri…fino al
giorno in cui Sergio, insieme agli
altri di Terra Secca, prenderà coscienza di quanto è avvenuto e si avvierà sulla
strada faticosa del recupero di quanto è stato perduto, nella ritrovata
consapevolezza che “la civiltà di una comunità si misura non in base al suo
progresso tecnologico, ma al grado di solidarietà messo in atto per consentire
a tutti di vivere dignitosamente”.
Vogliamo augurarci in questo inizio 2014 che anche per la nostra piccola isola possa avverarsi il sogno di una vera e autentica solidarietà fra tutti.
a cura dell'Associazione Culturale Isola di Procida
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