Procida: Il Centrodestra perde la guida dell'Amministrazione comunale
Nelle elezioni
amministrative del 31 maggio 2015, il Centrosinistra con Dino Ambrosino
candidato Sindaco vince le elezioni con circa 3200 voti staccando di ben 800
voti la lista del Centrodestra capeggiata dal
sindaco uscente Vincenzo Capezzuto.
E’ la prima volta, in
assoluto che dal dopoguerra prende la
guida della navicella Procida una coalizione di Centrosinistra. Un sogno
coltivato a lungo da anni che ora si avvera nella persona di Ambrosino, un giovane
cittadino che ha sognato da sempre una svolta per il suo paese con umiltà,
forza e soprattutto con onestà.
Cosa ha determinato
questo cambiamento epocale è difficile dirlo
in poche battute. I fattori potrebbero essere tanti ma quelli che in questo momento vengono più
in rilievo sono essenzialmente quelli legati al modo di amministrare da parte del
Centrodestra, che a nostro parere ha commesso non pochi errori politici,
creando sempre più una distanza fra l’Amministrazione e i cittadini.
Intanto il riconoscersi
per lungo tempo in un unico leader indiscusso ha usurato l’afflato politico
della compagine. E’ successo altre volte
a livello locale e a livello nazionale: il riporre speranze e progetti in
un’unica persona è antitetico alla Democrazia che è governo di molti. Un leader
democratico deve avere la capacità di creare una squadra, di mettere in rilievo
non solo le proprie capacità ma anche quelle di tutti gli altri, di creare sani
rapporti con la popolazione e quelle
condizioni di legittima partecipazione dei cittadini alla vita politica nella
trasparenza di ogni atto. Questo ci
sembra che sia del tutto mancato in questi ultimi venti anni.
Un secondo errore è stato quello di relegare la Minoranza
nell’angolo, ponendola nel ruolo falso di “opposizione”. Falso perché la Minoranza non
deve opporsi pregiudizialmente alla Maggioranza. Essa è chiamata a facilitare trasparenza degli atti e a
controllare la legalità di ogni scelta. Le idee possono essere diverse ma il
controllo deve aiutare la stessa Maggioranza a non varcare certi confini
pericolosi. Un Sindaco democratico tiene in debito conto la Minoranza, ancor
più quando questa Minoranza non è pregiudizialmente avversa ed offre una
propria collaborazione per la risoluzione di problemi gravi.
Un terzo grande errore
è stato sicuramente la perdita di molti beni mobili e immobili. Procida, nonostante il
risanamento economico avvenuto negli anni passati si ritrova oggi molto povera,
con tantissimi beni immobili venduti, con la perdita di Santa Margherita alla
Chiaiolella, con la perdita del Porto a Marina Grande e con milioni di euro
all’anno di deficit strutturali e con tasse sui cittadini molto alte.
Un quarto errore, a
parer nostro, è stato quello di aver spesso penalizzato, con forti tassazioni,
le attività commerciale. Gli operatori commerciali e turistici sono stati in
questi anni gli unici che hanno investito sul territorio offrendo servizi e
posti di lavoro. Andavano guardati con ammirazione e con opportune facilitazioni per l’impegno profuso a creare sviluppo ed
economia.
Un quinto errore: un
mancato rapporto sinergico con le Istituzioni scolastiche. E quando parliamo di
rapporto sinergico non intendiamo solo quello finalizzato ai problemi
strutturali quali la mensa, la
derattizzazione o la manutenzione. Parliamo di un rapporto culturale di
condivisione di progetti educatici e formativi, convinti che è la Scuola il
primo laboratorio di crescita umana e civile dei cittadini. La Politica deve
individuare in essa una grande risorsa per avvicinare i giovani all’esercizio di una
cittadinanza attiva, ponendosi in ascolto
delle esigenze profonde dei giovani e cambiare per essi la propria agenda di
lavoro. E con la Scuola e con il Distretto Sanitario affrontare poi i grandi
problemi che travagliano la nostra gioventù.
Un sesto errore: la
mancata consultazione della popolazione nelle decisioni più importanti e la
mancata e continua informazione del proprio operato per ricevere plausi ma
anche critiche al proprio lavoro. Una Politica che non accoglie le critiche dei
cittadini, che non sottopone a verifica il proprio operato è destinata prima o
poi ad essere rifiutata.
Un settimo errore: la
poca trasparenza di alcuni atti
amministrativi importanti. Quando una Maggioranza impedisce alla Minoranza di poter accedere a tutti gli
atti delle Società Partecipate, società
che si reggono con i soldi dei cittadini, di fatto pone in essere un
antidoto alla propria sussistenza. Non possiamo dimenticare l’episodio relativo
alla raccolta dei rifiuti allorquando l’Amministrazione
non portò a conoscenza del Consiglio Comunale le due interdittive Antimafia che
colpivano la Società che gestiva la raccolta.
Un ottavo errore: aver
sottovalutato il problema traffico. E’ risaputo che esso è il problema più
grave dell’isola perché ha reso la vita
sulle nostre strade invivibile, tanto è che quando si vuole vivere un momento
di distensione pubblica bisogna ordinare
il divieto. Ma la vivibilità deve esserci sempre. Il bene comune viene prima
del bene dei singoli anche a costo di diventare impopolari. Per le grandi
scelte si rischia anche la propria carriera politica.
E veniamo al nono
errore strettamente legato a tutti gli altri: se la politica diventa una
professione non la si vuole lasciare più
e non bastano 5 anni e neanche 10. Come ha affermato Raffaele Cananzi
nel suo passaggio per Procida per sostenere “La Procida che vorrei”: “Il
politico che fa della politica una professione finirà sempre per mettere il
proprio interesse davanti a quello comune, perché la sua permanenza in politica
verrà sempre prima di ogni altra istanza pubblica.”
Un decimo errore
apparentemente insignificante ma emblematicamente significativo è stato quello di continuare a porre le transenne
negli eventi pubblici come la Sagra del Mare. Due o trecento posti riservati ad
invitati speciali e dietro il resto del popolo. Possiamo considerare opportuno
due file per i rappresentanti
istituzionali come si fa dovunque, ma non oltre. La dignità di ogni cittadino
non va calpestata o messa in discussione mai. Una politica democratica non
discrimina tra cittadini con l’invito ai primi posti e quelli senza invito
dietro le transenne.
Un ultimo e gravissimo
errore politico è stato quello di non aver preso in considerazione le nuove
generazioni, non aver creduto nella forza di rinnovamento e nella carica ideale
che i giovani portano sempre con loro; non aver operato con essi un
coinvolgimento libero e privo di ogni tentativo di clientelismo, dando fiducia
incondizionata e sapendo tracciare con i giovani un percorso di vero rapporto
intergenerazionale.
Come ha affermato il grande Aldo Masullo: “Se è
vero che senza gli adulti non c’è esperienza, è altrettanto vero che senza i
giovani non c’è futuro”. La mancanza di dialogo tra adulti e giovani è uno dei
principali fattori di crisi della società odierna e “La Procida che vorrei” ha
intercettato questo fattore di crisi ed ha posto il rapporto vitale e creativo
con i giovani al primo posto del proprio
progetto politico. Ha proposto inoltre un programma che intende mettere tutti i
cittadini al centro della propria azione politica, che prevede grande impegno
per la trasparenza e contro la corruzione e il clientelismo e che renderà conto
periodicamente del proprio lavoro. Buona parte della popolazione ha sentito di
dare fiducia a questo programma che
risponde alle esigenze più vere di ognuno.
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Dino Ambrosino, Sindaco di Procida, col figlio nel corteo per le strade dell'isola |
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