Procida: Il Centrodestra perde la guida dell'Amministrazione comunale



Procida 2 giugno 2015:  Dino Ambrosino viene prcclamato nuovo Sindaco dell'isola

Nelle elezioni amministrative del 31 maggio 2015, il Centrosinistra con Dino Ambrosino candidato Sindaco vince le elezioni con circa 3200 voti staccando di ben 800 voti la lista del Centrodestra capeggiata dal  sindaco uscente Vincenzo Capezzuto.
E’ la prima volta, in assoluto che dal dopoguerra  prende la guida della navicella Procida una coalizione di Centrosinistra. Un sogno coltivato a lungo da anni che ora si avvera nella persona di Ambrosino, un giovane cittadino che ha sognato da sempre una svolta per il suo paese con umiltà, forza e soprattutto con onestà.
Cosa ha determinato questo cambiamento epocale è difficile dirlo  in poche battute. I fattori potrebbero essere tanti  ma quelli che in questo momento vengono più in rilievo sono essenzialmente quelli legati al modo di amministrare da parte del Centrodestra, che a nostro parere ha commesso non pochi errori politici, creando sempre più una distanza fra l’Amministrazione e i cittadini.
Intanto il riconoscersi per lungo tempo in un unico leader indiscusso ha usurato l’afflato politico della compagine.  E’ successo altre volte a livello locale e a livello nazionale: il riporre speranze e progetti in un’unica persona è antitetico alla Democrazia che è governo di molti. Un leader democratico deve avere la capacità di creare una squadra, di mettere in rilievo non solo le proprie capacità ma anche quelle di tutti gli altri, di creare sani rapporti con la popolazione e  quelle condizioni di legittima partecipazione dei cittadini alla vita politica nella trasparenza di ogni atto.  Questo ci sembra che sia del tutto mancato in questi ultimi venti anni.
Un secondo errore  è stato quello di relegare la Minoranza nell’angolo, ponendola nel ruolo falso di  “opposizione”. Falso perché la Minoranza non deve opporsi pregiudizialmente alla Maggioranza. Essa è chiamata a  facilitare trasparenza degli atti e a controllare la legalità di ogni scelta. Le idee possono essere diverse ma il controllo deve aiutare la stessa Maggioranza a non varcare certi confini pericolosi. Un Sindaco democratico tiene in debito conto la Minoranza, ancor più quando questa Minoranza non è pregiudizialmente avversa ed offre una propria collaborazione per la risoluzione di problemi gravi.
Un terzo grande errore è stato sicuramente la perdita di molti beni mobili  e immobili. Procida, nonostante il risanamento economico avvenuto negli anni passati si ritrova oggi molto povera, con tantissimi beni immobili venduti, con la perdita di Santa Margherita alla Chiaiolella, con la perdita del Porto a Marina Grande e con milioni di euro all’anno di deficit strutturali e con tasse sui cittadini molto alte.
Un quarto errore, a parer nostro, è stato quello di aver spesso penalizzato, con forti tassazioni, le attività commerciale. Gli operatori commerciali e turistici sono stati in questi anni gli unici che hanno investito sul territorio offrendo servizi e posti di lavoro. Andavano guardati con ammirazione  e con opportune facilitazioni  per l’impegno profuso a creare sviluppo ed economia.  
Un quinto errore: un mancato rapporto sinergico con le Istituzioni scolastiche. E quando parliamo di rapporto sinergico non intendiamo solo quello finalizzato ai problemi strutturali quali  la mensa, la derattizzazione o la manutenzione. Parliamo di un rapporto culturale di condivisione di progetti educatici e formativi, convinti che è la Scuola il primo laboratorio di crescita umana e civile dei cittadini. La Politica deve individuare in essa una grande risorsa   per avvicinare i giovani all’esercizio di una cittadinanza attiva, ponendosi  in ascolto delle esigenze profonde dei giovani e cambiare per essi la propria agenda di lavoro. E con la Scuola e con il Distretto Sanitario affrontare poi i grandi problemi che travagliano la nostra gioventù.
Un sesto errore: la mancata consultazione della popolazione nelle decisioni più importanti e la mancata e continua informazione del proprio operato per ricevere plausi ma anche critiche al proprio lavoro. Una Politica che non accoglie le critiche dei cittadini, che non sottopone a verifica il proprio operato è destinata prima o poi ad essere rifiutata.
Un settimo errore: la poca trasparenza di alcuni  atti amministrativi importanti. Quando una Maggioranza impedisce  alla Minoranza di poter accedere a tutti gli atti delle Società Partecipate, società  che si reggono con i soldi dei cittadini, di fatto pone in essere un antidoto alla propria sussistenza. Non possiamo dimenticare l’episodio relativo alla raccolta dei rifiuti allorquando  l’Amministrazione non portò a conoscenza del Consiglio Comunale le due interdittive Antimafia che colpivano la Società che gestiva la raccolta.
Un ottavo errore: aver sottovalutato il problema traffico. E’ risaputo che esso è il problema più grave dell’isola  perché ha reso la vita sulle nostre strade invivibile, tanto è che quando si vuole vivere un momento di distensione  pubblica bisogna ordinare il divieto. Ma la vivibilità deve esserci sempre. Il bene comune viene prima del bene dei singoli anche a costo di diventare impopolari. Per le grandi scelte si rischia anche la propria carriera politica.
E veniamo al nono errore strettamente legato a tutti gli altri: se la politica diventa una professione non la si vuole lasciare più  e non bastano 5 anni e neanche 10. Come ha affermato Raffaele Cananzi nel suo passaggio per Procida per sostenere “La Procida che vorrei”: “Il politico che fa della politica una professione finirà sempre per mettere il proprio interesse davanti a quello comune, perché la sua permanenza in politica verrà sempre prima di ogni altra istanza pubblica.”
Un decimo errore apparentemente insignificante ma emblematicamente  significativo  è stato quello di continuare a porre le transenne negli eventi pubblici come la Sagra del Mare. Due o trecento posti riservati ad invitati speciali e dietro il resto del popolo. Possiamo considerare opportuno due  file per i rappresentanti istituzionali come si fa dovunque, ma non oltre. La dignità di ogni cittadino non va calpestata o messa in discussione mai. Una politica democratica non discrimina tra cittadini con l’invito ai primi posti e quelli senza invito dietro le transenne.
Un ultimo e gravissimo errore politico è stato quello di non aver preso in considerazione le nuove generazioni, non aver creduto nella forza di rinnovamento e nella carica ideale che i giovani portano sempre con loro; non aver operato con essi un coinvolgimento libero e privo di ogni tentativo di clientelismo, dando fiducia incondizionata e sapendo tracciare con i giovani un percorso di vero rapporto intergenerazionale. 
Come  ha affermato il grande Aldo Masullo: “Se è vero che senza gli adulti non c’è esperienza, è altrettanto vero che senza i giovani non c’è futuro”. La mancanza di dialogo tra adulti e giovani è uno dei principali fattori di crisi della società odierna e “La Procida che vorrei” ha intercettato questo fattore di crisi ed ha posto il rapporto vitale e creativo con i giovani  al primo posto del proprio progetto politico. Ha proposto inoltre un programma che intende mettere tutti i cittadini al centro della propria azione politica, che prevede grande impegno per la trasparenza e contro la corruzione e il clientelismo e che renderà conto periodicamente del proprio lavoro. Buona parte della popolazione ha sentito di dare fiducia a questo programma  che risponde alle esigenze più vere di ognuno.

Dino Ambrosino, Sindaco di Procida, col figlio nel corteo  per le strade dell'isola

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