La PROCIDA CHE VORREI: la forza di un'esperienza


GIUGNO 2015 -Il corteo per le strade dell'isola del neo-eletto Sindaco Raimondo Ambrosino 

La Procida che vorrei
La forza di un’esperienza

I partiti oggi sono in crisi, in profonda crisi. Lo dimostra il fatto che si sono ridotti a pura e semplice  organizzazione di tornate elettorali, producendo centinaia di sigle e simboli, nella continua morte e rinascita di essi sotto nomi nuovi.
Quali le ragioni di questa crisi? Molte, ma la più generica e non esaustiva è che essi  non sono stati più capaci di  rappresentare gli interessi vitali delle forze sociali, né di far coesistere le diversità contrapposte, né di guardare le conflittualità sociali per contribuire a mitigarli. Anzi, sono stati spesso i partiti i primi artefici di conflittualità profonde e  di laceranti divisioni nella società.
Tutto questo non può rallegrarci, perché la democrazia nasce proprio dalla coesistenza delle diverse parti della società, diverse per idee e scelte, dalla capacità di queste parti di dialogare, di rispettarsi, di confrontarsi reciprocamente e di effettuare scelte opportune per il bene dei cittadini tutti, secondo le regole stabilite insieme.
Un segno di questa crisi, in un piccolo centro come il nostro Comune di Procida. Nelle tornate amministrative le sigle tradizionali quasi non sono esistite più, sostituite da coalizioni varie, capaci di esprimere al meglio i sentimenti, i desideri, gli interessi vitali della popolazione.
E questo è un fatto nuovo e significativo, perché se da una parte rivela l’incapacità dei  partiti esistenti ad essere rappresentativi, dall’altra rappresenta la continua volontà dei cittadini di raggrupparsi, mettendo insieme le diversità intorno a idealità e progetti condivisi.
Il Centrodestra procidano c’era già arrivato da tempo ed aveva amministrato, incontrastato, per oltre un ventennio.
Il Centrosinistra invece s’era più volte frammentato, risultando quindi incapace di acquisire la fiducia dei cittadini. Le diversità, molto accentuate, non erano mai riuscite a fare quel passo nuovo verso la reciprocità politica, onde realizzare coesistenza e progettualità comune.
Per la verità il primo esperimento di aggregazione riuscita lo si è avuto già nel 2010 con la coalizione Insieme per Procida. Un tentativo entusiasmante che sfiorò la vittoria per una manciata di voti.
Purtroppo la delusione sfiancò presto gli entusiasmi e non si ebbe la forza di ricreare quella spinta ideale propulsiva della prima ora. La fiammata che pure s’era accesa non trovò alimento per ardere nel tempo.
Con la Procida che vorrei nel 2015 si è verificato, poi, un fatto nuovo dal punto di vista politico e sociale e di grande speranza. Alle persone adulte della prima ora, agli esperti dei partiti o di passate amministrazioni, si è affiancato un crescente movimento giovanile che ha portato linfa nuova, spinta al cambiamento, idealità e speranza.
Ed è stata questa esperienza che ha traghettato  l’isola dal Centrodestra al Centrosinistra, con sorpresa di molti, nella piena soddisfazione di chi ci aveva creduto: adulti e giovani insieme. Diceva bene il nostro amico Aldo Masullo: “Senza adulti non c’è progetto ed esperienza, senza i giovani non c’è futuro.” Infatti la separazione netta  tra adulti e giovani  è stato ed è uno dei segni più forti della crisi della società odierna; la coesistenza, anche se faticosa, ne è, invece, la forza propulsiva e concreta.
La domanda che sorge oggi, e che serpeggia tra il popolo procidano, è questa: la coalizione de La procida che vorrei, che oggi amministra l’isola avrà la forza di sopravvivere? Riuscirà ad alimentare quella fiammata che ha sconvolto gli assetti politici dell’isola? Sarà all’altezza delle sfide amministrative di grossa portata?
A parer nostro, ci riuscirà se manterrà fede al progetto ideale della prima ora: irrobustendo la coesistenza delle diversità, preferendo sempre la reciprocità come metodo politico, attuando il confronto  serrato e continuo tra gli adulti e i giovani che hanno gettato le basi, e mantenendo il rapporto con le forze sociali,  lavorando sempre e solo per il  bene comune del paese, combattendo illegalità, corruzione e clientelismo.
Grande impegno quindi di quanti hanno dato vita all’esperienza iniziale, senza prendere  scorciatoie o tentare fughe in avanti. E in questo il Sindaco eletto dovrà essere attento e scrupoloso arbitro.
Lo sappiamo: il confronto dialettico costa, anche all’interno de La Procida che vorrei, ma è la garanzia per la tenuta democratica dell’isola, e per avere quell’energia sufficiente per affrontare a vele spiegate  le bufere di vento che sempre si abbatteranno  sul nostro viaggio, appena iniziato.
I partiti moriranno? Non lo sappiamo, forse rinasceranno in modo nuovo e non si chiameranno più partiti, ed il piccolo laboratorio politico che il Centrosinistra  ha varato a Procida potrebbe essere in tal senso esemplare.



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