TITTA LUBRANO LAVADERA.: SALVARE L'IDENTITA' DELL'ISOLA
SALVARE
L'IDENTITA' DELL'ISOLA
Intervista
a Titta Lubrano Lavadera Vice Sindaco
Assessore
all'ambiente e alla difesa del territorio
Ritengo l'operato
dell'amministrazione Dino Ambrosino, sul discorso vasto e complesso della
difesa ambientale e del rispetto dell'ambiente e della vivibilità, abbastanza
innovativo rispetto al passato. Sono pienamente convinto del grande impegno in
tal senso dell'Amministrazione uscente. Tuttavia ci sono alcuni punti critici
che chiederebbero per il futuro scelte che nel passato nessuno ha voluto
percorrere, determinando nel procidano una falsa mentalità che si esprime nella
frase " l'isola è nostra e ne
possiamo fare quello che vogliamo."
Procida non è del
Procidano come Ischia non è dell'Ischitano e Napoli non è del Napoletano.
"Noi siamo dell'isola, noi apparteniamo all'isola ed abbiamo il dovere di
governarla, di curarla, di rispettarla, di difenderla. Per lasciarla ai nostri figli più bella di come
l'abbiamo trovata, nel rispetto dell'ambiente
e con uno sviluppo che sia sostenibile e rispettoso dei limiti
geografici e naturali di essa."
Voglio pertanto porre a
Titta Lubrano Lavadera, Vice Sindaco dell'Amministrazione uscente, nonché Assessore all'ambiente e alla difesa
del territorio, alcune specifiche domande.
D. Non pensa che porre
l'isola ecologica in un punto strategico e centrale dell'isola come Pizzaco sia
stato un grosso errore? I cittadini di Pizzaco lamentano ondate maleodoranti in
molte ore del giorno soprattutto con alta pressione quando l'aria maleodorante
ristagna. So che la scelta fu effettuata prima del 2005. Cosa è stato fatto per
ridurre il disagio ambientale?
R. La scelta strategica
di collocare un’area di stoccaggio rifiuti in via IV Novembre ha radici lontane
come molte altre che hanno impresso alla nostra isola una trasformazione
irreversibile di luoghi e paesaggi. Certamente se avessi amministrato negli
anni 2000/2005 avrei probabilmente fatto valutazioni e preso decisioni diverse.
Abbiamo rilevato un sito sequestrato dalla magistratura per inquinamento
ambientale con un progetto di riqualificazione in corso di esecuzione (anno
2015) che abbiamo seguito per ottenere, infine, un’area quantomeno idonea ad
ospitare – temporaneamente – il rifiuto urbano. In questi anni ho tenuto ben
presente la difficoltà ed il disagio del quartiere anche perché l’opera è
ancora incompiuta, mancando sistemi di schermatura estetica e delle emissioni
rumorose ed olfattive. L’impegno non solo politico ma anche personale mio e del
Sindaco ha portato ad oggi ad essere in procinto di affidare un lavoro (già finanziato
da Città Metropolitana di Napoli) che prevede la collocazione di un impianto di
depurazione per poter deviare in fogna le acque di lavaggio (con possibilità di
far effettuare frequenti trattamenti con liquidi deodoranti, detergenti ed
igienizzanti senza temere il riempimento delle vasche stagne attualmente
esistenti).
D. C'è stata quindi
coscienza nel vostro mandato amministrativo di una situazione non facile e al
limite della sopportabilità?
R. Piena coscienza. E' stato questo uno dei
problemi più grossi con il quale ci siamo scontrati, ed abbiamo con impegno
strenuo fatto il possibile e l'impossibile per restituire piena vivibilità a
quella zona che certamente non era il posto ideale per contenere una pur
necessaria isola ecologica. Infatti non
ci siamo fermati all'impianto di depurazione delle acque ma abbiamo previsto la
progettazione esecutiva di un più rilevante intervento di completamento
dell’esistente, mediante sistemi tecnologicamente avanzati di isolamento
acustico e mascheramento visivo: intervento dell’importo di circa 250.000 euro
che abbiamo chiesto specificamente alla Città Metropolitana di Napoli come
nostra priorità all’interno del Piano Strategico Metropolitano. La Regione
Campania ci ha inoltre finanziato almeno 5 compostiere di comunità (da
distribuire sul territorio) che porteranno a ridurre notevolmente (se non
azzerare) la presenza di organico nel Centro di via IV Novembre, che è quello
che più crea problemi.
D. Perché non avete
previsto il servizio di raccolta notturno?
R. Sul piano organizzativo abbiamo scartato a
priori l’ipotesi (pur caldeggiata) di servizio notturno, per alleviare il disagio dei rumori della
messa in funzione degli impianti e dei mezzi in piena notte. La raccolta del
vetro e lo scarico avviene dopo le otto del mattino. Ogni singola frazione (ed
in particolare quelle maggiormente impattanti) permangono in sito non oltre le
48 ore con impegno a ridurre ancora d’estate questa permanenza.
D. Pensate di ridurre nuove piccole isole più dsilocate in futuro per alleggerire il peso del Centro
di raccolta a Pizzaco?
R. Riconosciamo la
necessità di studiare ancora altre e nuove soluzioni per decentrare la gestione
del rifiuto e decongestionare il piccolo Centro di via IV Novembre: al momento
non siamo in grado di creare volumi idonei allo scopo, ma pensiamo di reperire
nuovi spazi per potervi trattare parte delle frazioni di lavorazione in modo da
alleggerire il carico del posto. Il tutto tenendo presente i vincoli che ci
impone questo nostro territorio, la sua conformazione e viabilità.
D. Procida presenta dal punto di vista dell'inquinamento
acustico e atmosferico grossi pericoli a causa del traffico intenso e costante
in alcune ore. In un momento in cui la pandemia non è ancora stata sconfitta e
dopo aver messo a riposo le auto per 4
mesi, non sarebbe stato opportuno continuare a creare fasce orarie pedonali la
sera come negli altri anni?
R. Questa estate 2020 si
caratterizza per essere (mi auguro) unica nel suo genere. Il Covid-19 ha
costretto ad una rivalutazione di priorità e, di conseguenza, delle decisioni
politiche ed amministrative. La normativa anti Covid prevede che il trasporto
pubblico urbano circoli a capienza ridotta, il che comporta una riduzione
dell’utenza servita, peraltro già abbastanza in affanno stante le molte
presenze rilevate. L’utilizzo dei mezzi di locomozione privati, pertanto,
dovrebbe supplire a questa decurtazione. Il provvedimento adottato, con
previsione di Targhe alterne ed Isole pedonali, è – quindi – una soluzione
transitoria legata alla contingente situazione 2020. Il suo obiettivo è decongestionare
il traffico riducendo il numero dei veicoli in circolazione e preservare i
luoghi destinati tradizionalmente alla passeggiata (porto di Marina Grande e
Chiaiolella).
D. Al di là di ogni
considerazione penso che bisogna scoraggiare in tutti i modi l'uso dell'auto.
Negli anni 60 per inesperienza non fummo
previdenti, anzi si pensò che aprire l'isola, di piccole dimensioni e con
stradine strette e densamente popolata,
al traffico, creando grandi
strade ( la famosa strada nuova e poi la panoramica) fosse stato segno
di sviluppo, senza capire che una presenza crescente e indiscriminata di
motoveicoli avrebbe avuto pesanti effetti sulla vivibilità dell'isola.
R. L’evoluzione della
nostra società ed il discreto stile di vita che ci possiamo permettere ha
comportato l’aumento del numero dei veicoli in disponibilità della comunità,
così come delle dimensioni di questi ultimi anni in quanto il mercato
automobilistico è prevalentemente orientato sulle grandi vetture. Scelte
strategiche importanti di trasformazione del territorio, come la collocazione di grandi operatori economici
al centro dell’isola e lo stesso Centro di Raccolta comunale, hanno avuto come
effetto un incremento del traffico pesante lungo la direttrice principale del paese.
Il sistema più che consolidato di viabilità promiscua delle nostre strade è
pertanto in evidente crisi a tutto discapito del pedone e degli altri utenti
deboli della strada come le persone a mobilità ridotta, i bambini, i ciclisti.
D. Il codice stradale
dice che senza i marciapiedi o i percorsi pedonali le strade non potrebbero essere adibite al
traffico di autoveicoli. Uno sbandamento improvviso, una distrazione ed ecco
che una macchina ti può schiacciare al muro. Cosa tra l'altro già avvenuto. Penso
che sia pura follia permettere il percorrimento di motoveicoli in strade
larghe quanto la larghezza di camion taxi e
auto. Mio suocero è stato schiacciato al muro in via Principessa
Margherita da un camion che era largo
quanto la strada. Basterebbe l'applicazione del Codice stradale per eliminare
l'auto, i camion, i taxi giganteschi, da
molte nostre strade…. Il cittadino deve
sapere che molte nostre strade andrebbero
vietate sempre al traffico di auto e motorini.
R. In questi cinque anni
abbiamo affrontato il problema con provvedimenti estivi, con l’incremento delle
aree di sosta a pagamento (il che dovrebbe scoraggiare l’uso della vettura per
le piccole necessità del quotidiano), l’incremento degli stalli di sosta per
PMR (Persone a mobilità ridotta), ampliamento di aree pedonali (esempio al
Porto di Marina Grande), aumento di aree di sosta per ciclomotori (sostituti un
po’ meno invasivi delle auto). Ovviamente non basta. E’ giunto il momento di
ragionare a lungo termine. Personalmente mi impegnerò affinché nell’area
scoperta realizzata con il completamento del depuratore a via Roma si possa
ricavare uno spazio per il “trasbordo” di merci e materiali dai mezzi più
grandi a quelli piccoli (magari elettrici) per le consegne sull’isola. Ancora
di più dobbiamo investire nella sensibilizzazione a partire dai piccoli e
sull’educazione stradale. Esempi virtuosi di città e paesi che hanno rinunciato
all’uso dell’automobile sono molteplici e da questi si può partire per
delineare anche il futuro di Procida con un programma recante obbiettivi a
medio e lungo termine.
D. I processi di
trasformazione dei comportamenti sono i più difficili da attuare. Eppure per la
raccolta differenziata abbiamo ottenuto ottimi traguardi.
Si, ci assestiamo intorno
al 72-73% con punte del 76%. Non è un risultato facile se consideri quanta
gente arriva d’estate e nei periodi di alta stagione, non sempre ben disposti a
differenziare. Il risultato è il migliore delle isole del Golfo di Napoli ed è
tutto merito dei cittadini che si sono messi d’impegno. Possiamo e dobbiamo
fare di più sia come qualità della Raccolta Differenziata (i nostri amici di
Monte di Procida hanno da tempo raggiunto e superato l’80%) che come quantità:
il mio impegno per i prossimi cinque anni è di investire sulla riduzione a
monte del quantitativo pro capite, ancora troppo alto. Produciamo noi
occidentali troppi rifiuti e di questi affoghiamo la terra ed il mare per non
parlare dell’aria che respiriamo.
D. Un risultato
conseguito importantissimo è stato l'avvio della costruzione del depuratore, in
fase ultimativa. Anni e anni a parlare del depuratore ma il problema restava sempre insoluto. Come
siete riusciti a sbloccare la situazione.
R. L’impegno quotidiano,
la caparbietà e la passione del Sindaco
Dino Ambrosino, hanno fatto la differenza. Il depuratore delle acque è
un’opera indispensabile per un paese che voglia dirsi civile. All’insediamento
nel 2015 abbiamo trovato un cantiere fermo e senza risorse; impantanato - per
così dire – nei contenziosi tra le imprese coinvolte, le loro vicende
societarie, i procedimenti di indagine della Magistratura penale, le difficoltà
tecniche riscontrate nella realizzazione dell’opera. Riprendere le fila di
tutto è stato difficile ma, alla fine, eccoci qua con un depuratore ultimato.
Con il contributo di tutti (dal Responsabile Unico del provvedimento al Direttore dei lavori) siamo in procinto di
inaugurare la più importante e grande infrastruttura dell’isola. Felicissima.
D. L'inquinamento del
mare, un altro grosso problema. Intanto bisognerebbe che venisse cambiata la
legge che pone a 300 metri dalla costa
la possibilità di parcheggiare un motoscafo. Una distanza ridicola. Vedere
questi muraglioni di motoscafi che invadono le nostre baie balneabili con conseguente
inquinamento è uno spettacolo deprimente.
La legge risale a tempi in cui nessuno godeva di tali mezzi. Oggi il
motoscafo è un altro status symbol che invade le nostre baie nonostante la
legge del Parco di Nettuno che vieta ai motoscafi di entrare nelle nostre baie,
dove non sono state predisposte le opportune boe. Sabato la Chiaia alle 20 presentava
uno spettacolo indecente, con motoscafi che stazionavano dormienti dietro gli
scogli della Corricella.
R. E’ vero. Ricordo la
passione e l’attenzione che metteva mio padre quando uscivamo in mare con il
gozzo e vedo che oggi quella passione e, soprattutto, l’attenzione manca del
tutto. Inizierei da qui per analizzare il fenomeno, peraltro replicabile in
moltissimi altri ambiti del vivere, del dispregio per le regole, per
l’ambiente, per tutto quanto è diverso dall’interesse individuale. L’Area
Marina Protetta Regno di Nettuno è appena stata restituita ai comuni dopo un
lungo commissariamento da parte della Capitaneria. Qui dobbiamo farci sentire e
lo faremo per la tutela del mare e delle coste. La realizzazione di campi boe
per gli ormeggi è una priorità così come la migliore e più snella
regolamentazione delle attività nell’Area Marina Protetta: in tutta Italia le
Aree protette sono volano di buona economia ed occasione di turismo sostenibile
ed anche la nostra area protetta lo deve diventare. Nei prossimi anni Regno di
Nettuno deve recuperare il ritardo e noi saremo pressanti a tal proposito.
D. La categoria dei
pescatori una categoria nobile di antica
tradizione che è andata sempre più messa in secondo ordine negli ultimi decinni per trasformare i nostri
porti in porti turistici.
R. Dobbiamo continuare ad
investire sul ruolo attivo dei pescatori nella pulizia del mare e nel difendere
il loro lavoro: si sono dimostrati più che sensibili al tema ed il loro
contributo può essere importante. Nel 2019 hanno partecipato ad un progetto
pilota proprio con l’Area Marina Protetta ed hanno raccolto tantissimi rifiuti:
pensa quanto potrebbero fare se questa diventasse la normalità! Questa estate
il comune di Procida ha fatto un investimento collocando lungo la fascia
prospiciente gli arenili boe di segnalamento al fine di indicare la distanza
minima da osservare. Sui controlli occorre fare di più anche se non sono di
stretta competenza comunale.
D. Dagli anni 60 in poi il
cemento ha devastato l'isola, nonostante
un piano paesistico che voleva porre forti limiti per evitare che
sull'isola avvenisse quello che è avvenuto in molta parte della Campania e di
altre regioni. L'ingiusto abbattimento delle due o tre case è stato a parer mio uno schiaffo alla legalità. Se avessimo dovuto
applicare la legge tutta Procida doveva cadere a terra; la qualcosa era ed è
oggi un assurdo. Se guardiamo una cartina di Procida e la confrontiamo a quella
del 1960 inorridiamo. Cosa succederà nel futuro?
R. Il futuro è
dotare Procida di una nuova pianificazione: partecipata, realistica e di ampio
respiro. Gli strumenti attuali sono ormai superati sia sul piano giuridico che
fattuale: l’edilizia “spontanea” degli anni 80, 90 e 2000 ha radicalmente
trasformato il territorio e quella pianificazione non risponde più ad alcuna
esigenza. Il comune di Procida sta rilasciando i “Condoni” e questo sta
legittimando una moltitudine di costruzioni, talvolta realizzate di fretta, che
necessitano di essere riqualificate come tutte le aree circostanti; alcune
importati infrastrutture realizzate anni addietro non sono nemmeno riportate
nei piani. La mia generazione ha ereditato questo dalle precedenti: oggi tocca
a noi disegnare la Procida del futuro, partendo da quella del “presente”.
Ragionare diversamente sarebbe impossibile. In questi anni abbiamo interloquito
sia con la Città Metropolitana di Napoli che con la Regione Campania che hanno
rilevanti competenze in materia di pianificazione del territorio avanzando
chiare istante: a) aggiornamento della cartografia dell’isola che consente di
prendere atto delle trasformazioni ormai irreversibili intervenute e non avere
più come parametro di pianificazione un disegno dell’isola non più attuale
perché riferito agli anni passati; b) rilevazione ed inserimento nei piani
dell’edilizia ormai legittima e delle infrastrutture realizzate; c) superamento
delle contraddizioni esistenti tra il PRG ed il Piano Paesistico (quest’ultimo
dipendente e vincolato al Piano Pesistico Regionale); d) istituzione di un
tavolo permanente di co-pianificazione con Città Metropolitana e Regione perché
la situazione di Procida è unica, quasi un caso di scuola, con i suoi piani
confliggenti.
D. So che avete
trovato molte difficoltà operative nell'Ufficio Tecnico comunale.
R. L’incerta e
contrastante pianificazione ha creato non poche difficoltà a cittadini, imprese
e professionisti. Così come la cronica carenza di organico nell’Ufficio Tecnico
comunale cui porremo rimedio con altre figure e professionalità che lo
rafforzeranno. Ancora, a fronte di uno sfruttamento indiscriminato del
territorio, lanceremo un Grande
Programma di Riqualificazione e Rigenerazione del Patrimonio Immobiliare
privato con Sportello di orientamento e supporto per cittadini e professionisti
sulle possibilità offerte dalla legislazione vigente in tema di incentivi,
bonus e misure a sostegno di interventi sul patrimonio immobiliare; semplificazione
delle relative procedure; Protocollo di
intesa con Soprintendenza per agevolare gli interventi di riqualificazione; Promozione
di eventi formativi per professionisti ed imprese del settore; Istituzione di
una Certificazione comunale per imprese edili ed operatori economici di area
che abbiano maturato esperienza negli interventi di riqualificazione
architettonica ed energetica del patrimonio immobiliare locale secondo le linee
indicate dal Piano del Colore; Creazione di reti e relazioni con istituti di
credito, aziende e fornitori per l’offerta di prodotti e servizi a prezzi
agevolati in quanto impiegati in interventi edilizi di riqualificazione.
Contiamo di offrire nuove opportunità al settore dell’edilizia ed all’intero
indotto. In quest’ottica non può negarsi il ruolo centrale del Piano del Colore
che dovrà ricevere piena applicazione per i nuovi interventi: l’architettura
procidana è un tesoro ed uno dei beni comuni più importanti perché custode di
cultura e memoria.
D. Il discorso ecologico
e il problema dell'inquinamento
ambientale, del super affollamento che in estate raggiunge cifre insostenibili,
dovrebbe essere fondamentale per una
delle più piccole isole italiane con tutti i problemi connessi. Come vi ponete
di fronte a questo serio problema per il futuro?
R. Questa è la scommessa
del futuro. Regolare i flussi, destagionalizzarli, individuando la tipologia
che più si confà alla nostra realtà. La direzione che abbiamo preso è questa.
Un turismo quanto più sostenibile possibile, di tipo esperienziale che porti
sull’isola un viaggiatore alla scoperta della nostra identità. L’investimento è
sui periodi di cosiddetta “bassa stagione” nei quali vogliamo attrarre presenze
con la cultura, la bellezza, con percorsi alternativi al grande turismo di
massa dei mesi estivi. Adottare politiche che privilegino la costruzione di
reti di fidelizzazione con imprese ed intermediari del settore affidabili e di
qualità. Non turisti ma viaggiatori e procidani di cuore.
D. Le auguro di poter continuare un così grande impegno
per l'isola nei prossimi cinque anni, e la ringrazio per questa intervista così puntuale e precisa.
R. Ringrazio lei per
domande su cui tutti dovremmo riflettere a lungo. Rimettiamo tutto il nostro
impegno nelle mani dei cittadini, i
quali dovranno esprimersi nella prossima tornata elettorale.
a cura di Pasquale lubrano Lavadera
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