PROCIDA POTRA' COLLASSARE SE NON RINUNCIA AL MOTORE?

Procida, quando si costruivano i velieri a Marina Grande

 SI', VORREI SBAGLIARMI , MA PENSO CHE PROCIDA CORRA UN GRAVE PERICOLO.

Non per cattiveria, non per cattiva volontà, non per menefreghismo, né per cocciutaggine ma semplicemente perché non abbiamo strade idonee per sopportare 15 mila mezzi a motore
Siamo un isola piccolissima, fra le più piccole in Italia, con stradine strette e prive di marciapiedi. Abbiamo un primato che ci condiziona 11mila abitanti in 3,7 chilometri quadrati che in estate dventan0 20mila e di conseguenza siamo arrivati a 15mila mezzi a motore.
Dovremmo eliminare l'auto per la sicurezza dei cittadini prima di tutto, per la vivibilità sull'isola, ossia per la vita delle persone che continuamente subiscono incidenti e qualche volta anche mortali. Vi raccontavo la volta scorsa di mio suocero schiacciato al muro.
E invece, poiché non si può più camminare paradossalmente ci difendiamo prendendo l'auto e se è possibile acquistando auto molto grosse.
E se qualcuno come me dice che dovremmo rinunciare all'auto il cittadino non ci sta E SI RIBELLA ....

E succederà quello che è successo a me quando avevo il colesterolo alto e il medico mi diceva niente carne niente formaggi ed io fingevo di non capire. E solo quando ho visto la morte con gli occhi ho eliminato dalla mia vita carne nè formaggi
Con una differenza sostanziale, però.
Nel mio caso si trattava solo della mia vita, ed ero io a decidere se salvarmi o morire.
Nel caso delle auto a Procida si tratta invece della vivibilità sull'isola dell'intera comunità.
La comunità? La vivibilità sull'isola della comunità...? Ma chi se ne frega della comunità!!!
Un fatto culturale quindi? Siamo forse diventati menefreghisti? Pensiamo a star comodi noi e basta? Degli altri ce ne freghiamo? Se le auto ci passano sui piedi, se ci schiacciano al muro ce ne freghiamo?
Eppure nella storia il Procidano aveva sempre a cuore la vivibilità della comunità e se c'era crisi si cercava insieme e si trovava la soluzione .
Nel 700 l'isola era affamata e il procidano scoprì di avere un tesoro nelle mani e si lanciò nella costruzione delle barche prima e dei velieri poi.
E nel 1840 quando il Re voleva trasformare Procida in isola ergastolo i procidani uniti si sollevarono ed andarono dal cardinale per fermare il progetto scellerato.
Allora la vivibilità della comunità stava a cuore ai procidani perché c'era la cultura dell'insieme, del risolvere insieme i problemi.
Insieme si erano difesi dai pirati e avevano creato il Pio Monte dei marinai per riscattare i rapimenti.
Insieme avevamo sfruttato l'arte della costruzione di barche e velieri per impedire il collasso economico.
Quando la Marineria a vela crollava ecco spuntare uno dei primi Istituti nautici in Italia per formare comandanti e macchinisti delle nuove navi a motore...
Sì, forse è la cultura dell'insieme che oggi e venuta a mancare.
E allora, se non vogliamo il collasso per il troppo caos sulle strade, non resta che muoverci in questa direzione e capire INSIEME quali mezzi, quali strumenti, quali visioni acquisire, affinché rinasca sull'isola la cultura della mutualità, della reciprocità, della collaborazione, della solidarietà tra di noi procidani.
Per poi poterla offrire a tutti gli altri.
E forse, speriamo non troppo tardi, potremo risolvere anche il problema del motore sulle nostre strade, problema che oggi sembra irrisolvibile.

Pasquale lubrano Lavadera

Commenti

Post popolari in questo blog

"Il Lago" di Alphonse de Lamartine

PROCIDA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA: nel 1961 la RAI trasmetteva lo sceneggiato GRAZIELLA dal romanzo di Lamartine

STORIA DI PROCIDA : Don Michele Ambrosino e la Fiera del Libro