STORIA DI PROCIDA: I procidani dimenticati

 

Una fato degli alunni e alunne della scuola procidana nel 1935

Nei giorni scorsi ho ricordato tre procidani che hanno segnato la storia dell’isola: Don Michele Ambrosino, il Professore Giuseppe Imbò e il professore Antonio Parascandola. Con i primi due ho avuto un rapporto personale, con il terzo invece solo un rapporto letterario.

Qualcuno, però,  mi faceva notare che  pochi, in questi anni, hanno ricordato questi tre personaggi o altre persone che hanno fatto, visibilmente, molto  per l’isola e per lo sviluppo della cultura e delle scienze.  

Osservazione giusta, anche se nasceva in me la domanda: ma sono solo coloro che hanno fatto cose importanti  che vanno ricordati

Una risposta mi è venuta dalla lettura del libro  Il primo uomo di Albert Camus un autore che amo molto. Una sua frase, infatti, mi ha fatto riflettere: 

Si onorano gli uomini che hanno fatto cose grandi. Ma si dovrebbero onorare  ancora di più quelli che hanno saputo trattenersi dal commettere i più grandi misfatti.

Comprendevo, allora,  che sono tanti gli uomini e le donne di procida che hanno condotto una vita onesta piena di valori e sacrifici per portare avanti la famiglia, per dare un educazione ai figli, per sviluppare i talenti che ognuno possiede. Ecco allora presentarsi davanti a me tanti genitori tanti docenti, tanti nonni e nonne, tanti amici…un numero sterminato.

Ma come farli a onorare tutti. Sembra quasi impossibile. Se poi guardiamo la vita personale dovremmo dire che "siamo quelli che siamo" grazie a coloro che ci hanno preceduti nei secoli, legati a noi da un filo d’oro di cui non sappiamo l’inizio né la fine. 

Se, però, come giustamente dice Camus, vanno onorati tutti gli uomini che hanno operato il bene, che hanno arricchito la vita  degli uomini creando una società ricca di valori come la giustizia, la pace, i rispetto dei diritti umani, la solidarietà, la collaborazione, la comunione fraterna, la ricerca comune nella risoluzione di problemi, dovremmo trovare un modo per onorarli. Quale?

Sicuramente  vivendo gli insegnamenti che ci hanno lasciato, operando il bene come hanno fatto loro, e tenendo viva la memora nella famiglie e tra le famiglie,

Se nella nostra piccola isola, tormentata e ferita dalla storia, possiamo affermare che, se ci stiamo avvicinando a un livello alto di civiltà, lo dobbiamo, non solo a quanti visibilmente hanno lavorato in questa direzione,  ma anche a tutti quegli uomini e tutte quelle donne che, spesso nel silenzio, hanno seminato pace, amore, dialogo, comprensione giustizia, fede sincera, onestà, trasparenza,  lealtà e coraggio, sconfiggendo, giorno dopo giorno, quelle forze del male che pure sull’isola sono apparse ed hanno segnato nella violenza e nel sangue la nostra storia.

Pasquale Lubrano Lavadera 

docente di matematica, giornalista e scrittore

 

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