PERCHE’ TANTE ASSOCIAZIONI NASCONO E POI…SI SPENGONO

 

 


Leggendo il libro di Pietro A Cavaleri “Vivere con l’’altro, per una cultura della relazione” ho capito il perché, spesso, le associazioni, pur nate con obiettivi di grande respiro, dopo aver realizzato eventi e iniziative importanti, volti a migliorare la società nei suoi multiformi aspetti: artistici, culturali, sanitari, economici, politici ecc. , perdono quel vigore iniziale e pian piano si spengono.

Mi colpiva un passo del libro. “Se la cultura moderna ci ha fatto scoprire l’individuo, sostenendone l’affermazione in ogni ambito della vita sociale; se il pensiero filosofico del secondo Novecento, dopo l’immane tragedia della seconda guerra mondiale, ci ha rivelato la fondamentale importanza dell’altro, è ora giunto il momento di affermare la centralità della relazione con l’altro, la necessità che gli individui imparino a riconoscersi reciprocamente.”

Nella vasta disamina circa questo riconoscersi reciprocamente, risulta fondamentale la realtà del bene relazionale, ossia quella gioia e quella pienezza interiore che una corretta relazione comporta.

Cavaleri ci indica gli atteggiamenti e i comportamenti necessari perché questo bene relazionale sia mantenuto e accresciuto nel tempo: una comunione profonda dei sentimenti e dei bisogni vitali, una condivisione di ideali  e dei momenti importanti della vita, una ricerca comune di percorsi da intraprendere insieme, un sostegno vicendevole  nei momenti difficili della vita.

Se tutto questo non si realizza i rapporti interpersonali si sfilacciano sempre più fino ad estinguersi, mettendo in pericolo la sussistenza della stessa associazione.

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