ANNA ROSARIA MEGLIO: IL MIO PARROCO DON MICHELE AMBROSINO
Don Michele Ambrosino
Il 26 aprile 2025 verrà ricordata nell'Abbazia di san Michele Arcangelo alle ore 10 la figura di Don Michele Ambrosino morto 10 anni fa. Tra gli altri ci sarà il ricordo del Vescovo Don Michele Autuoro. Lo ricordiamo con uno scritto dell'amica "poetessa contadina" Anna Rosaria Meglio che da poco ci ha lasciati.
Tanti sono i ricordi di momenti belli e spensierati vissuti col
mio parroco Don Michele Ambrosino, nella Chiesa di San Giuseppe di Procida
situata nella località della Chiaiolella.
Prima di ogni cosa voglio testimoniare la
sua spiritualità di uomo che lo portava ad essere disponibile con chiunque
osava avvicinarlo. Era infatti amico di tutti, confidente, educatore,
ascoltatore.
Nella sua vita terrena si è sempre messo il
grembiule per aiutare e dare fiducia agli uomini e alle donne, operando sempre
per il bene, nella certezza che prima o poi tutte le cose sarebbero andate in
porto.
Ci diceva sempre: "Pregate San Giuseppe
che è stato un operaio nella vita come voi. Accettando tutto per amore di Dio,
rispondendo a tutte le sue chiamate."
Penso che egli sia sempre stato un passo
avanti rispetto ai tempi, convinto che Dio fa nuove tutte le cose, per cui
credeva con tutto se stesso nella grazia di Dio nell'attimo presente. Per
questo le cose futili, passeggere, le lasciava andare.
Aveva poi un amore grande per il creato:
intorno a lui c'erano tante cose belle da ammirare e amare: il mare, il cielo,
le belle giornate di sole.
Spesso quando doveva recarsi in chiesa si
allungava per il lungomare, per godere il profumo e lodare la bellezza delle
opere di Dio.
Aveva sempre il santo Rosario tra le mani, e
anche quando passeggiava pregava.
Ricordo tante gite con l'Azione Cattolica,
quante risate allegre e lui che si divertiva diventando ragazzo come noi.
Un episodio di tanti anni fa, mi ritorna
sempre in mente. Stavamo a Nettuno in Lazio per visitare la chiesa di Santa
Maria Goretti: la fanciulla martire a solo 12 anni. Ci raccontava tutto di lei, un fiore spezzato da un bruto
di nome Alessandro, che lei prima del suo ultimo respiro ebbe il coraggio di
perdonare.
Dopo aver visitato la casa e ascoltato la messa, Don Michele e tutti noi
andammo a sederci su un prato per consumare il panino portato da casa . Ricordo
tanti fiori di campo belli e colorati. Eravamo nel mese di giugno, le scuole
erano finite e sul quel prato incontrammo tanti ragazzi come noi, e ci mettemmo
a parlare con loro come vecchi amici. Un ragazzo mi si avvicinò donandomi una
margherita gialla.
Don Michele, con il suo occhio vigile, anche
se faceva finta di niente, aveva visto tutto, per cui si avvicinò al ragazzo e
con un accenno di sorriso gli disse: "Non si fa così, non puoi comportarti
da zoticone. Vedi quante ragazze ci sono qua? Quindi raccogli un fiore per
ciascuna di loro."
Il ragazzo rosso in viso andò a raccogliere
i fiori e poi con un inchino li regalò ad ogni ragazza. Noi tutte fummo
contente e felici e anche Don Michele rideva contento, invitandoci a fare un
grande applauso al ragazzo che aveva avuto un gesto così gentile per noi.
Una volta sul pullman, nel il viaggio di
ritorno, ci assicurò che saremmo passati per l'Edelandia a Napoli, come da
programma.
Quella giornata resta nella mia vita
memorabile, perché da quel momento capii che don Michele era una persona su cui
potevo contare e di cui fidarmi.
Le sue omelie poi mi prendevano e mi
lasciavano dentro sempre un insegnamento. Una frase che avrei poi risentito
spesso anche col passare degli anni, mi è stata di aiuto in molte circostanze:
"Con un pizzico di miele si prendono tante mosche."
Poche volte infatti l'ho visto arrabbiato o
duro nell'espressione del viso. Solo qualche volta quando qualcuno di noi
l'aveva fatta grossa.
Sono passati già alcuni anni dalla sua scomparsa, e sento ancora
tanto la sua mancanza. Nel momento del mio grande dolore vissuto per la
prematura morte di mio marito, mi è stato molto vicino. Piangevo spesso, e lui
soffrendo con me mi diceva: "La morte non è una brutta cosa, è nostra
sorella, noi sulla terra siamo di passaggio e dobbiamo operare nel bene. Il tuo
Antonio è finito senza soffrire, è stato un previlegiato, quindi devi
ringraziare il Signore per questo premio che gli ha dato." Pur tra le lacrime
io annuivo. Con la sua saggezza è riuscito sempre a darmi tanta serenità quando
ero turbata da fatti o circostanze varie, e ringrazio il buon Dio di averlo
avuto come maestro di vita.
Lui amava tanto la sua mamma che si chiamava
Maria come la Mamma celeste, che insieme a San Giuseppe erano i suoi modelli da
seguire in tutti i momenti della vita cercando di avere i loro stessi
sentimenti.
Grazie al suo impegno nel 1990 la
chiesa dove esercitava il ministero di parroco è divenuta Santuario proprio in onore di San
Giuseppe, Padre putativo di Gesù e
Patrono della Chiesa universale.
Anna
Rosaria Meglio
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