Procida: da isola di Arturo a isola delle macchine

Procida: Via SS. Annunziata -Camion e auto  larghi quanto la strada mettono in pericola la vita dei pedoni
Sono le 19 di una giornata ventosa di febbraio sferzata dalla pioggia. Mi reco a Santa Maria delle Grazie  per un incontro. Per evitare pioggia e vento ho deciso questa volta di prendere l'auto. Non trovando posto a Piazza dei Martiri, né sul primo tratto della salita, mi sono spinto più in alto. Le zone dove parcheggiare, poche per la verità, tutte piene. Sono ritornato indietro e  sotto una pioggia sferzante ho parcheggiato a circa  30 metri   in discesa, a sinistra, dopo il Belvedere prima dell’ingresso nel Largo Castello. C'è divieto, sì, ma penso che, considerate le tempestose condizioni atmosferiche e la tranquillità della zona a quell’ora, i vigili qualora si fossero avventurati sulla salita, non avrebbero infierito sulla mia solitaria macchinetta. E invece, alle 20, quando mi sono incamminato con fatica in salita per recuperare l'auto vi ho trovato una bella multa piazzata sul parabrezza.
Il giorno dopo mi sono recato al Comune e senza fiatare ho pagato la multa. Avevo infranto una norma e dovevo il mio risarcimento.
Tuttavia non ho potuto fare a meno di considerare nuovamente la situazione  problematica del traffico a Procida. Un problema che da anni e anni ci investe ma sul quale la politica non mette mano perché è ormai ritenuto dai più irrisolvibile, in quanto la maggioranza dei cittadini pretende di usare l’auto e il motorino costi quel che costi.
Con quali conseguenze: multe ogni tanto per i continui parcheggi in divieto di sosta e continui incidenti, oltre ad un forte inquinamento nei giorni poco ventosi. E i pedoni costretti a difendersi da soli come possono,  perché  un attimo di distrazione potrebbe essere letale.
A. F. proprietaria di un’abitazione in via Vittorio Emanuele, un giorno, uscendo distrattamente dal suo portoncino, si trovò scaraventata per terra dal manubrio di una motociclettona. L’urto della testa sul selciato stradale le procurò un’emorragia cerebrale e dopo due giorni  la poveretta  ci lasciò per sempre
Mio suocero di 86 anni, dopo aver tranquillamente vissuta la sua mattinata in Piazza dei Martiri con gli amici pescatori, rientrando lentamente a casa nella Vigna. venne schiacciato al muro da un camion, proveniente dall’interno a tutta velocità, largo quanto l'imbocco di via Principessa Margherita. Cadde a terra in una pozza di sangue e cominciò così la sua agonia di alcuni mesi che lo porterà alla morte.
Stessa tragica sorte per una mia zia che usciva dal panettiere in località Sant’Antuono, scaraventata per aria da un auto a tutta velocità  con frantumazione ossea delle due gambe.
Questo solo per citare incidenti accaduti davanti ai miei occhi e nella mia famiglia. Ma quasi ogni isolano avrebbe in tal senso qualcosa da raccontare.
Mi chiedo: e mai possibile che un problema così grave, che intacca la vita di noi cittadini anche in maniera mortale resta insoluto? Può un camion che è largo quanto la strada percorrere quella strada? Come mai nessuno più  ricorda e fa rispettare i diritti dei pedoni? Perché si concedono indiscriminatamente i diritti ai portatori di autoveicoli nonostante le strade siano di misure limitate e, per la maggior parte senza marciapiedi o percorsi pedonali?
Non siamo contro l’uso delle auto, ma siamo contro l’uso  di auto e motorini in strade che non hanno i requisiti per tali circolazioni. Se le strade sono di ridotte dimensioni e non hanno marciapiede secondo il nostro codice stradale non potrebbero essere adibite alla circolazione. Quello che si pratica oggi nell’isola è un grave abuso.
Pochi inoltre considerano pericoloso  l'insostenibile numero di auto e motorini presenti sul territorio isolano: si parla di oltre 11.000 mezzi su 3,7 kmq. Di conseguenza ogni angolo è diventato un parcheggio: finanche Terra Murata che fino ad ieri era un’oasi di pace. E via San Rocco, strada a senso unico, è divenuta strettissima perché un lato viene adibito a parcheggio autorizzato.
Ma c’è anche un altro aspetto abbastanza grave per le strutture abitative poste spesso a fronte di strada: mezzi pesantissimi di trasposto non vengono fermati al porto, ma percorrono autorizzati le nostre strette strade con danni  alle strade e alle abitazioni: finanche i pullman quando corrono fanno tremare le nostre casa provocando vere e proprie scosse, come di terremoto, che distruggono la pavimentazione.
E’ sotto gli occhi di tutti che il tratto di strada di via Vittorio Emanuele che va da Piazza della Repubblica a San Giacomo, da poco ristrutturato con basolato del Vesuvio, è oggi paurosamente sconnesso con fossi e buche  e sprofondamenti.
Capisco che è un problema grosso, nato  negli anni 60-70 per errata valutazione: nessuno aveva  mai ipotizzato che  con gli anni il “parco auto” e il “parco motorini” presenti sull’isola avrebbero assunto dimensioni tali  da scontrarsi con la  rete stradale non idonea a tale numerosa circolazione. Ma oggi non possiamo più chiudere gli occhi di fronte ad una  insostenibile situazione che rende la vita sull’isola difficile ed estremamente pericolosa;  bisogna comunque affrontare il problema tutti insieme, senza perdere altro tempo.


Pasquale Lubrano Lavadera

da Il golfo 19 febbraio 2015

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