Procida: LA FIERA DEL LIBRO nel 2019 compie 60 anni

Marco Tarquinio Direttore di Avvenire e Tilde Sarnico alla Fiera del Libro del 2012

Procida, agosto 1959: nasceva con don Michele Ambrosino  la “Fiera del Libro”

Sfogliando "Il campanile di san Giuseppe" del 1960 in una rubrica dal titolo "E gli anni passano", leggiamo: Durante l'undicesima Sagra del mare, nella sala parrocchiale "Pio XII" fu allestita una fiera libraria "Il libro delle ore serene" che ebbe notevole successo per affluenza di visitatori e per libri venduti. Nello stesso numero, in prima pagina troviamo una foto relativa alla fiera libraria: si intravedono alcune persone in piedi, riunite intorno ad un tavolo. Gli sguardi dei presenti, dal volto sorridente, sono rivolti alla figura centrale che, dalla posa delle mani, rivela essere colui che sta parlando. La didascalia così recita: Mostra del "Libro delle ore serene" - Agosto 1959 - Parla il dott. Mario Stefanile de "Il Mattino".
   Da questo documento si può certamente far risalire al 1959 la nascita dell'iniziativa promossa dal Santuario di san Giuseppe, che oggi va sotto il nome di "Fiera del Libro" e che, fin dal suo apparire, si avvaleva della presenza di personaggi del mondo culturale, frequentatori estivi dell’isola.
   L'iniziativa nasceva durante la "Sagra del mare", unica manifestazione socio-culturale nata a Procida negli anni del dopoguerra e che, come molti ricordano, oltre a momenti ludici e ricreativi, proponeva anche una serie di iniziative culturali legate alla storia del mare e alla nostra tradizione.
   I libri erano portati a Procida dalle Suore della San Paolo, che sbarcavano sull'isola con la loro auto carica fino all'inverosimile, ed erano le Suore stesse a presenziare alla mostra che durava un fine settimana.
   Di turismo, all'epoca, si parlava poco, pur essendoci già un numero di amici affezionati all'isola, per lo più persone del mondo culturale di Napoli e provincia che ritornavano ogni estate a Procida per la bellezza dei suoi luoghi, per l'affettuosa ospitalità dei procidani, ma soprattutto perché l'isola si presentava incontaminata e in netto contrasto col clima vacanziero e dispersivo di altre località. Sì, Procida offriva realmente "ore serene" nelle quali un buon libro non guastava.
   La "Fiera del Libro" interessò i procidani, ma anche quello sparuto numero di turisti affezionati all'isola tra i quali Mario Stefanile, uno dei più noti giornalisti napoletani che fu ben felice di dare il via alla manifestazione, non pensando che essa avrebbe avuto una lunga vita
   
    Intanto nel 1960 il parroco di san Giuseppe, Don Michele Ambrosino, uomo di cultura e di grandi aperture sociali, insegnando religione da vari anni nelle scuole  di Procida, ed essendo rimasto in contatto con i suoi alunni, pensò di creare nell'isola un momento culturale in cui i giovani stessi fossero protagonisti.
   Mi interpellò  tramite l’amico Pasquale Granito che incontrandomi un giorno a scuola mi disse: “Don Michele Ambrosino vuole parlarti, ti aspetta a casa sua giovedì pomeriggio alle 15.”
   Quell’invito mi sorprendeva e mi incuriosiva, per cui varcai il portone della casa di Don Michele in via Giovanni da Procida a pochi metri dalla chiesa.
   Erano passati tre anni appena da quando lo avevo avuto come insegnante di religione alle medie e conservavo una buon ricordo di lui: sempre cordiale, attento con il suo sguardo luminoso che dava fiducia.
   Prima di lasciare le medie gli avevo fatto alcune domande sulla fede e sulla religione. Don Michele dopo avermi ascoltato mi disse: “La risposta te la darò quanto ti farai più grande.”
   Me ne ero dimenticato ma, quel giorno, nell’accogliermi  fu lui a ricordarmelo aggiungendo: “Dobbiamo parlare di queste cose insieme ad altri ragazzi, altri compagni di scuola…ci sono poi tanti problemi nell’umanità oggi, per esempio quello della povertà, e spesso la scuola non riesce ad affrontarli. Se noi creassimo un circolo culturale per leggere libri, riviste e poi affrontare un po’ alla volta questi problemi, potrebbe essere un’esperienza utile, non ti pare?”
   Fino a quel giorno, mai nessuno s’era rivolto a me in quel modo, nessuno mi aveva lasciato intravedere  la possibilità di fare qualcosa di bello e di utile per gli altri.
   La proposta di don Michele mi entusiasmava, mi metteva adrenalina nel sangue a tal punto che gli chiesi: “Ma io cosa posso fare?”
    E lui sorridendo: “Ti darò dei nomi di ragazzi ex miei alunni che tu cercherai nell’Istituto Nautico e li inviterai ad un incontro che faremo nella sala Pio XII, in modo che io potrò fare a tutti la proposta di costituire così questo circolo. Tu sai che a procida non c’è nessun circolo, nessuna Associazione tranne L’Azione cattolica, come pure non c’è una libreria. Noi leggeremo tanti libri, ci abboneremo a delle riviste per giovani e inviteremo poi qualche persona esperta a parlarci su determinati problemi…”
   Più parlava e più sentivo in me il desiderio di impegnarmi, tanto che avrei prolungato all’infinito quell’incontro. Fissammo alcune date, abbi l’elenco dei ragazzi da invitare e mentre lui segnava ogni cosa sull’agenda, intravidi un grande quadro poggiato terra  che mi incuriosi così tanto da chiedergli chi lo aveva dipinto. Mi spiegò che era un quadro che aveva trovato in chiesa, abbandonato in un angolo polveroso, finalmente restaurato e che presto sarebbe stato collocato in chiesa, essendo un ‘opera d’arte di grande valore. L’autore era ignoto ma esperti avevano individuato certe ascendenze artistiche che lo datavano  appartenente alla scuola napoletana del 700. “Nel circolo, mi disse, parleremo anche di arte…”
   Prima di andar via volle regalarmi un libro, un piccolo libro dalla copertina bianca e dal titolo “Chi è san Giuseppe”., Un’intervista immaginaria che lui aveva fatto a san Giuseppe e che era stata accolta nell’ambito della Chiesa e nel mondo laico con interesse, in quanto  fino a quel momento pochi avevano approfondito la figura di quel santo. Mi mostrò anche alcune lettere  di persone autorevoli che gli avevano scritto per ringraziarlo del lavoro svolto.
   Me ne tornai a casa con una gioia interiore che mai avevo sperimentato prima e con quel libro prezioso, il primo di una lunga serie con dedica dell’autore. E avevo solo 17 anni.

   Nacque così il "Circolo Culturale San Giuseppe” che interessò giovani di tutte le contrade isolane. Il primo libro di cui si parlò nel "Circolo"  fu Il diario di Anna Frank, un libro a Procida del tutto sconosciuto e fu affidato a me il compito di leggerlo e parlarne a tutti. Subito dopo si volle affrontare il tema dell'antisemitismo legato alla tragedia vissuta dagli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
   Il  "Circolo Culturale" si avvaleva della Biblioteca parrocchiale, che si arricchiva di anno in anno di nuovi volumi e, di una serie di riviste specializzate quali "Il Ragguaglio librario", "Meridiano 12", "La Rivista del Cinematografo", "Le vie d'Italia" ed altre:
   Quando le Suore della San Paolo comunicarono a don Michele l'impossibilità di ritornare a  Procida, furono gli stessi giovani del "Circolo Culturale" ad organizzare la manifestazione estiva, che perse l'appellativo "delle ore serene" per chiamarsi soltanto "Fiera del Libro".
   Ore e ore passate nello studio di Don Michele per scegliere i libri da portare nella mostra. Non voleva essere una “Fiera” come tante o una indistinta libreria, ma ogni titolo andava selezionato e presentato opportunamente.
   La “Fiera” divenne un appuntamento atteso ogni estate e interessava un pubblico sempre più vasto, suscitando interesse e avvicinando al libro in molte persone dell'isola.
   
   Bisogna dire che, negli anni cinquanta-sessanta, non esistevano a Procida librerie, per cui, nelle case dell’isola, non c'erano molti libri. I docenti procidani, tra l'altro, erano pochissimi e la maggior parte di essi veniva dalla terraferma. Anche gli studenti universitari scarseggiavano: una o due iscrizioni all'anno.  La "Fiera del Libro" quindi rappresentò una novità assoluta, divenendo nel tempo un'operazione culturale stimolante e necessaria, perché molte famiglie scoprirono la bellezza di donare ai propri figli un libro.
   Ma la Fiera ha avuto anche un altro grande compito: permettere ai procidani di incontrare personaggi della cultura italiana e dialogare con essi. Sono infatti passati in questi 60 anni numerosi scrittori, giornalisti che hanno contribuito, attraverso il dono della loro esperienza professionale ed artistica, ad aprire l'animo dei procidani e dei turisti verso dimensioni più ampie ed universali. Ricordiamo, tra gli altri, Padre Ernesto Balducci, Padre Bartolomeo Sorge, Paolo Giuntella, Michele Prisco, Domenico del Rio, Italo Alighiero Chiusano, Luca Desiato, Gino Montesanto, Tano Ciceroni, Vittorio Paliotti, don Bruno Forte, Francesco D'Episcopo, don Luigi Bettazzi, Sergio Scapagnini, Liliana Cosi, Padre Antonio Sciortino, Donatella Trotta, Mariapia Bonanate, Romolo Runcini.

   Don Michele  nel frattempo pubblicava molti altri libri e orientava molti di noi agli studi, alla letteratura, al giornalismo. Quando nel 1978 pubblicai il primo libro “Signurì, Signurì, tra gli scolari della Napoli che non conta” lui fu particolarmente felice e mi augurò di scriverne tanti altri. Ed è stato un augurio profetico non solo per me ma per molti altri giovani  e professionisti che, seguendo la sua scia, hanno scoperto il dono della scrittura orientandosi in questo campo.
   Abbiamo oggi un nutrito gruppo di scrittori procidani amici di don Michele  e sempre sostenuti da lui in questo campo:  Vittorio Parascandola, Antonio Lubrano, Franca Assante, Giacomo Retaggio, Francesca Borgogna, Domenico Ambrosino, Maria Iovine, Anna Rosaria Meglio, Lina Scotto di Fasano, nonché tanti altri giovani che sono venuti in secondo tempo.
   Oggi possiamo sicuramente affermare che grazie al contributo generoso di Don Michele Ambrosino e alla costante presenza della “Fiera del Libro”, la realtà culturale dell’isola è molto cresciuta; esistono librerie e cartolibrerie e vengono promosse, durante tutto l’anno, numerose  manifestazioni culturali e presentazioni di libri .
Pasquale Lubrano Lavadera



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