Procida:PADRE ERNESTO BALDUCCI ALLA FIERA DEL LIBRO 1986
I 60 anni della Fiera del libro
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Padre Ernesto Balducci (1922.1992) |
Padre Ernesto Balducci alla Fiera del libro del 1986
Dopo il ’68 anche nella Chiesa ci
fu un fermento che portava a rivedere certe forme ormai superate per
l’attuazione di quella “Chiesa di
comunione” che il Concilio vaticano II aveva intravisto come Chiesa del
futuro.
Molte voci si erano levate auspicando
un rinnovamento e tra questa una delle più autorevoli fu sicuramente quella di Padre
Ernesto Balducci che attraverso la rivista
“Testimonianze” lanciava i suoi messaggi
al mondo ecclesiale e all’umanità affinché riscoprissero la portata
rivoluzionaria del Vangelo: proposta che poteva aiutare tutti gli uomini sia di
convinzioni religiose che di convinzione non religiose a dialogare tra loro e
ad attuare progetti di solidarietà nella prospettiva della pace universale.
Padre Balducci auspicava un cristianesimo popolare, senza classi
privilegiate, un cristianesimo aperto a tutti, in modo particolare al mondo dei
poveri che ancora erano la maggioranza, un cristianesimo che non si lasciava
imbrigliare dal sistema dove a parla da padrone era sempre il potere della
classe dominante. Scriveva infatti nel suo libro più famoso Diario dell’Esodo: ”Quando il sistema
tenta di offrire la mano al cristianesimo, è meglio girare alla larga, perché
chi ci rimette è sempre il Vangelo”.(
Vallecchi Firenze pag. 229.)
Don Michele Ambrosino teneva
sempre sulla scrivania del suo studiolo nella chiesa di san Giuseppe la rivista
“Testimonianze” e spesso quando ci recavamo da lui , apriva una pagina e ci
leggeva qualche frase di Balducci, oppure ci parlava di lui nelle riunioni di
Azione Cattolica.
Il suo sogno era portarlo a
Procida alla Fiera del Libro e ci riuscì nell’edizione del 1986 con la
presentazione del suo ultimo libro L’uomo
planetario (Edizioni cultura della pace, firenze).
Ricordo ancora il suo arrivo
semplice e modesto con la sua piccola valigia senza tonaca o distintivi e col suo sguardo acuto e penetrante e la sua
parola mite ma incisiva: era la prima volta che sbarcava sull’isola e ne
ammirava la bellezza.
Lo portammo a visitare il borgo della
Chiaiolella e poi l’allestimento della Fiera nella Sala Pio XII e fui colpito
di fronte al suo incantamento su certi libri che lui riteneva importanti . Li
sfogliava quasi a volerli trattenere poi li riponeva e commentava: “E’ un libro
da leggere”.
Don Michele sprizzava gioia e
aspettava trepidante la serata di apertura per presentare all’isola questo
piccolo prete che tanto rumore aveva fatto nella Chiesa per la sua critica
onesta ma mai sprezzante e attento alle novità del Concilio.
L’incontro non si svolse nella
sala Pio XII in quanto si prevedeva un pubblico numeroso per cui si optò, come già era accaduto altre volte,
per la grande sala centrale dove si celebrava solitamente la messa. Sala che
quella sera si riempi con la presenza di molti giovani.
Padre Balducci docile, serio e
composto stava lì seduto accanto a don
Michele nel mentre lo presentava ai presenti. Quando poi prese la parola ringraziò don Michele per quelle parole così
calorose e affettuose e ci disse
qualcosa della sua vita e donde nascesse quella sua ultima opera. Il suo
parlare non animoso, non acido, si sentiva l’amore per la Chiesa, era un grido di speranza e un invito ad avere
più coraggio.
Un passaggio del suo discorso mi
colpì fissandosi nella mente una frase
che poi trovai nella lettura del famoso Diario
dell’Esodo: “Se il magistero della
chiesa non avrà oggi il coraggio di ritrattare i passati errori, non rimarrà
degno di fede e di fiducia. Non basta che le istituzioni della chiesa si
aggiornino, devono passare attraverso una conversione il cui momento obbligato
è l’esplicita ritrattazione dei giudizi precedenti.”
Rivolgendosi poi a noi giovani
fece un accorato appello a lavorare per i poveri e per la pace: “O diventeremo
tutti uomini e donne di pace o moriremo!” Don Michele ci sembrò felice e commosso come mai lo avevamo visto.
Pasquale Lubrano Lavadera
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