PROCIDA: LA DEMOCRAZIA NASCE MALATA E PRIVA DI FONDAMENTA SOLIDE

 




Procida antica: Terra Murata

Leggevo in questi giorni, dal giornale Città Nuova, un articolo molto interessante di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle ACLI,  dal titolo accattivante: "Democrazia in crisi: Due proposte",

L'ho letto con avidità, proprio come succede a tavola quando ti trovi davanti al tuo piatto preferito.

Sono emersi nella mente tanti pensieri  in riferimento alla realtà politica  che è sotto i nostri occhi, sia in Italia che nelle nostre città, e rivivevo la mia passata esperienza come consigliere comunale, a Procida  negli anni 90,  e come assessore comunale nel comune di Santa Anastasia nel 2000, e infine la mia avventura alle europee con Romano Prodi con i Democratici nel 1999.  

L'articolo mi portava a considerare sia gli errori commessi, sia alcune esperienze positive, ma soprattutto coglievo spunti  interessanti nelle proposte per il futuro, che spero con tutto me stesso possa essere  migliore  dell'attuale situazione in Italia e nel mondo.

Il primo pensiero, certamente il più ovvio, è che realmente la "democrazia è in crisi" a livello planetario,  per cui capivo che se non si realizzeranno a breve precisi cambiamenti, il futuro presenterà molte incertezze e pericoli in quanto, lo si constata ogni giorno, tutte le volte in cui la democrazia si indebolisce,  automaticamente  si riaffaccia sempre lo spettro di un passato antidemocratico, se non dittatoriale, con tutte le conseguenze  prevedibili.

Ed è quello che ho pensato anche per la mia piccola isola di Procida, microcosmo dal passato incerto, con forti ferite storiche e con un conseguente allontanamento della popolazione dalle vicende politiche. 

Da ricordare che al referendun per la Repubblica, Procida  votò in maggioranza Monarchia, nonostante la Monarchia avesse fatto strage dei repubblicani nel 1799.  

Il fascismo, condiviso da molta parte della popolazione,  aveva iniettato veleno  nei comportamenti politici dei procidani e i primi  nuovi amministratori furono in realtà, quasi tutti,  frutto di un politica bacata e senza fondamenta solide. 

I nuovi amministratori vestivano i panni democratici, ma in realtà l'animo era di tutt'altra natura, prchè figli del fascismo monarchico, per cui dovemmo assistere, fin dagli anni 50,   a nefaste "rappresentazioni" politiche dai balconi,  in uno stile velenoso di contrapposizione,  del tutto lontano dai nuovi principi costituzionale, con arringhe di sfacciata arroganza, altamente  diseducative per la popolazione che fu vittima di quelle sceneggiate virulenti, 

E tale contrapposizione,  priva di dialogo e confronto sereno tra maggioranza e minoranza, diede un avvio  bacato alla nascente democrazia procidana, generando la frantumazione di quel bene relazione che avrebbe dovuto costituire il fondamento di tutti i rapporti, spaccando la popolazione in due tronconi ideologici contrapposti, incapaci di porre il dialogo  alla base di ogni esperienza politica.

E negli ultimo decenni, soprattutto dopo il 1993 che vide cinque liste contrapporsi tra loro, si è determinato un bipolarismo secco e pungente che ha evidenziato  la divisione netta del popolo procidano in due fazioni contrapposte  prive di dialogo e di confronto democratico. Chi vince si afferma, chi perde si eclissa.

La più banale deficienza da parte del Sindaco eletto: non considerare suoi consiglieri quelli eletti  nelle liste minoritarie.

La più banale deficienza da parte della maggioranza: credere di poter amministrare  da soli indipendentemente dai consiglieri di minoranza.

La più banale deficienza da parte della minoranza: credere che il proprio compito sia solo quello di opporsi alla maggioranza.

Lo sfascio politico è stato sempre lo stesso un po' dovunque: una politica monocolore in un ruolo, svolto nella  routine del "fare", privo di smalto e di vivacità. Una Monarchia  velata, ma sempre una monarchia.

Quale differenza tra questo sistema e la vecchia monarchia? Uno solo: il "monarca", ovvero il Sindaco" questa volta è stato scelto dal popolo, il quale si illude di aver svolto nell'esercizio del mandato il proprio ruolo democratico.

Niente di più falso afferma Emiliano Manfredonia: "La democrazia non è solo esercizio di voto, ma è soprattutto ciò che sta dietro alla decisione e comprende l'esercizio della responsabilità di partecipazione dei cittadini."  La qualcosa si vede solo in alcuni comuni cosiddetti "virtuosi". 

Ma, purtroppo, con conseguenze abbastanza gravi, i cittadini a Procida dopo il voto hanno lasciato ai politici, eletti libertà di scelta.1


                                                                 Pasquale Lubrano Lavadera


1 - Emiliano Manfredonia; Democrazia in crisi: 2 proposte" Città Nuova  Novembre 2024






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