PROCIDA E LA DEMOCRAZIA: LA PACE
Corteo del venerdì Santo |
“Per amare la democrazia dobbiamo contribuire a far sì che
essa sia il fondamento della pace e uno strumento che renda effettivo il suo
esercizio nella vita dei cittadini.” Così afferma Emiliano Manfredonia delle
ACLI nel suo articolo “La democrazia è
in crisi”.[1]
Parola forti che dovrebbero impegnare i politici di un territorio
a promuovere, come obiettivo fondamentale della loro azione, la pace fra i cittadini in tutte le manifestazioni , ossia
l’effettiva uguaglianza, la libertà, la fraternità vissuta a tutti i livelli,
la risoluzione dei conflitti, la giustizia, la legalità, la condivisione, la ricerca comune, l’aiuto vicendevole nella risoluzione dei problemi.
Di fronte a queste forti e reali esigenze della
cittadinanza, spesso la politica presenta vuoti e mancanze e una certa fragilità. Anche a Procida ci sono stati in questi decenni molti vuoti
in tal senso giustificati da processi
storici e sociali mai completamente elaborati, che hanno determinato una
persistente diffidenza tra le persone,
creando di conseguenza disarmonia nei rapporti, mancanza di fiducia e stima
reciproca e soprattutto un atavica
abitudine al giudizio sugli altri, con la conseguenza dannosa di un forte
distacco tra cittadinanza e vita politica.
Lo affermava anche Vittorio Parascandola, medico e scrittore
dell’isola, che amava stigmatizzare la realtà procidana secondo la famosa
terna: “ammiria, nciucio, sciunto”
ovvero “invidia, pettegolezzo, irresponsabilità”.
Che in passato possa essere stato realmente così è probabile,
ma che oggi non ci sia qualche passo
avanti, non mi sembra del tutto vero. Soprattutto tra i giovani, che hanno in parte frantumato
quella divisione in classi che caratterizzava un tempo la vita dell’isola,
grazie anche alla scuola dell’obbligo che ha messo a stretto contatto ceti
abbienti e ceti meno abbienti, creando più lealtà e onestà nei rapporti.
I giovani parroci hanno poi saputo abbattere quelle rivalità
che esistevano tra le parrocchie, segno evidente di un passato ecclesiale
litigioso infarcito di eccessiva mediocrità
e gretto provincialismo.
Le numerose associazioni nate in questi ultimi decenni hanno
poi saputo collegarsi tra loro e collaborare alla riuscita di eventi molto
significativi, come le esplicite manifestazioni per la pace, per la
realizzazione del corteo del Venerdì santo, per la riuscita della Sagra del
mare e per la lotta alla zanzara tigre in collaborazione con L’Accademia delle
Belle Arti di Napoli, e per le iniziative culturali quali: “Premio Procida,
Isola di Arturo Elsa Morante”, “Procida
Racconta”, “Maretica” e “Procida Film Festival”.
Come pure va segnalata l’esperienza più ardita che Procida ha potuto e saputo
realizzare proprio nell’ottica della
pace e della fraternita dei popoli con l’accoglienza e l’integrazione di un nutrito
gruppo di rifugiati che hanno trovato sull’isola calore umano, casa, lavoro.
Tra le tante iniziative, va infine segnalata la riattivazione della biblioteca comunale, in
quest’ultimo decennio grazie ad un bel gruppo di volontarie e volontari che
hanno profuso le loro energie per riportare la biblioteca al centro delle
attività culturali del Comune,
nell’acquisizione del “Manifesto dell’Unesco per le Biblioteche” che vede proprio nella biblioteca l’organismo istituzionale
per la crescita della pace nel territorio, considerata non più unicamente come
luogo di conservazione del libro, ma
istituzione chiamata a formare i cittadini ai valori della vita democratica,
ossia a vivere nella legalità e nella pace e nel rispetto di tutti i diritti
umani. A tal fine la Biblioteca comunale di Procida ha creato un protocollo di intesa con le
scuole per realizzare veri e propri laboratori formativi grazie ad alcuni
docenti sensibili che si sono impegnati in tal senso. Inoltre, si spera
vivamente che essa avendo creato il “Fondo sulla cultura del mare”, possa
diventare, grazie anche agli straordinari incontri del Mediterraneo che si susseguono da
alcuni decenni, un vero polo culturale
di solidarietà e di pace per l’intera
area mediterranea.
E necessario, però,
che la politica nazionale e regionale faccia qualche sforzo in più per
abbattere gli steccati fra le ideologie politiche contrapposte, che purtroppo ancora persistono e trascinano
ancora i territori nella deriva
antidemocratica. Si ricorda che in democrazia i consiglieri di minoranza sono amministratori insieme agli altri e non
oppositori della maggioranza come ancora
oggi qualcuno pensa. Ed è questo il primo grande compito a cui è chiamato il
Sindaco di un territorio, che deve sempre nell’esercizio delle sue funzioni
avere con i consiglieri di minoranza lo stesso rapporto che ha con quelli di maggioranza… affinché
nelle commissioni non prevalga il peso del voto ma la condivisione dei problemi
e delle soluzioni di essi.
A tal fine potrebbe essere utile istituire delle scuole
permanenti di formazione politica per
giovani di tutti i partiti per creare una piattaforma unitaria che possa
opporsi agli atavici steccati che la “vecchia politica” è sempre tentata di
innalzare.
Pasquale Lubrano Lavadera 29/10/44
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