Anche a Procida episodi di emarginazione tra i preadolescenti. Il ruolo della scuola e della famiglia..

Raffaele Arigliani
Si segnalano alcuni episodi di emarginazione e di isolamento  tra i nostri preadolescenti, soprattutto fra i maschietti. Ma anche una mancanza di socializzazione. E' un fenomeno abbastanza diffuso in quell'età che va dagli 11 ai 15 anni, ed alcuni genitori sono seriamente preoccupati. Su quest'aspetto è intervenuto spesso il pediatra Raffaele Arigliani, che è stato qui a Procida ed ha tenuto un incontro pubblico con le famiglie dell'isola.

La capacità-possibilità di un ragazzino di socializzare è legata a due fattori: il suo carattere e l'ambiente familiare e sociale.
Nella fase prepuberale e all'inizio dello sviluppo, quindi tra gli 11 e i 15 anni per i maschietti, è spiccata la tendenza a riunirsi in gruppi e non di rado ai margini di ciascun gruppetto vi è un ragazzino che diventa l'oggetto preferito degli scherzi o dell'ironia.
Il più delle volte sono dinamiche innocenti in cui i protagonisti si rendono scarsamente conto che il loro fare ferisce.
Spesso, se non si fa parte "da sempre" della comitiva, può essere complesso l'inserimento. Stare insieme in maniera solidale è qualcosa che gratifica i ragazzi ma non è un percorso scontato.
Diversi studi testimoniano che il ruolo della scuola nel promuovere occasioni di gioco e dialogo, insieme alla diretta testimonianza degli insegnaati nell'instaurare una relazione sincera e impegnata, favoriscono la nascita di positive interazioni.
Insegnanti negativi, basati sulla competizione fine a sé stessa e sulla derisione di chi perde, al contrario, accentuano l'aggressività dei ragazzi gli uni verso gli altri.
Aver fiducia in se stessi, ma anche essere abituati a non essere sempre "il centro del mondo", aiuta ad inserirsi positivamente tra i coetanei.
Il ruolo della famiglia nello sviluppo di questo aspetto della personalità è significativo.
Risolvere al bambino e poi adolescente i problemi, farlo vivere in un ambiente "protetto" inevitabilmente non lo aiuterà a sviluppare relazioni equilibrate quando dovrà vedersela da solo: momenti di fuga o isolamento, o al contrario lo sviluppo di sentimenti di aggressività sono i due frutti più frequenti di un'educazione in cui si sia lasciato poco spazio alla creatività, alla libertà, alla fiducia.
Si dovrebbe iniziare quando i figli sono piccoli anche se ci s può incoraggiare la considerazione che non è mai troppo tardi e spesso si riesce a recuperare errori passati...Si può agire su vari frionti
Da un lato promuovere occasioni in cui far incontrare il ragazzo in difficoltà con i compagni in ambienti più facili ( a casa o ad una pizza organizzata dai genitori). Potrà essere utile anche una serena chiacchierata sull'argomento con gli insegnanti.
L'aspetto più importante sarà però mostrare al ragazzo  di aver fiducia in lui, vincendo la tentazione di volergli "impedire" di soffrire, la tentazione di "evitargli" i problemi.
In questa direzione i genitori possono attivare una serie di comportamenti: ad esempio evitare di "giudicare" i suoi compagni, ascoltarlo  (mordendosi la lingua per non dare il "giusto" consiglio) quando ha voglia di raccontare.
Rimanergli vicino è altra cosa da sostituirsi a lui, che, da solo dovrà trovare la strada, con la certezza di avere sullo sfondo dei genitori cjhe lo amano incondizionatamente, per quello che egli è.

Raffaele Arigliani

da   Raffaele Arigliani, l'adolescente e il gruppo, Città Nuova 

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