Chi troppo chi niente

Emanuele Ferragina
Pensiamo seriamente che una giustizia mondiale non potrà mai avvenire se prima ogni singolo Stato non maturi la visione di una effettiva uguaglianza sociale  che dia ad ogni uomo la possibilità di una vita dignitosa. E se, come è stato più volte affermato, il mio superfluo si misura guardando le necessità dei fratelli, dobbiamo dire che nella nostra società  oggi il superfluo è troppo e resta a beneficio di pochi, accrescendo il divario tra chi ha troppo e chi ha niente
Proprio su questo tema,  Emanuele Ferragina, giovane economista italiano, ha pubblicato un interessante libro dal titolo Chi troppo chi niente, per la BUR Rizzoli. 
L’autore, che insegna  Politiche sociali ad Oxford ed è membro della Fonderia Oxford, un laboratorio politico creato da ricercatori italiani all’estero, in questo sua prima opera  affronta proprio  il tema della disuguaglianza economica  che esiste in Italia e non solo.
 Un tema oggi tremendamente attuale e che viene dibattuto a vari livelli.
   Qualcuno abietta che c’è la libertà individuale che motiva le scelte, per cui una vera uguaglianza sarà sempre irrealizzabile. Ma non si può dimenticare  che i principii della modernità sono tre:  libertà, uguaglianza e fraternità.  Possiamo essere liberi e uguali solo se ci ricordiamo che siamo anche fratelli ed uguali. E se siamo fratelli,  io non posso pensare che sia giusto avere uno stipendio di 20 mila euro al mese e che ci siano accanto a me pensionati che devono vivere con 500 euro al mese.
   Una società che finge di non vedere questa forte disuguaglianza  e non cerca politicamente di apportare qualche correttivo è tremendamente ingiusta e destinata a fallire. Come pure ci sembra  incomprensibile che un parlamentare debba ricevere una indennità mensile pari alla stipendio annuo di un operaio o di un insegnante.
   Per Emanuele Ferragina  è dal mondo della politica che deve partire un forte segnale di innovazione, ossia  “quella ricerca  continua di strategie attuabili, sulla base di studi e discussioni, per il miglioramento di una comunità o di un paese.”
   Logicamente in una società bloccata come la nostra “due sono gli ingredienti che possono aiutare a cambiare radicalmente la situazione: la volontà dei cittadini di avvicinarsi al dibattito pubblico attraverso il rafforzamento dei partiti e associazioni, e la capacità del sistema-paese di proporre innovazioni sociali compatibili con le nuove esigenze che si affacciano alla ribalta.
   La qualcosa sappiamo non essere facile, proprio per questo progressivo allontanamento dei cittadini dalla vita pubblica e in particolare dalla vita dei partiti. Ma non c’è altra via d’uscita in questo nostro paese “dilaniato da problemi che non sono mai stati affrontati”.
   Ferragina mette, però, subito in guardia da un pericolo, ossia quello di dare per scontato che la disuguaglianza sia primariamente di tipo economico. Lui vede le disuguaglianze declinate su tre livelli; quello del trattamento, quello delle opportunità e quello della condizione. Solo se si individuano bene questi tre livelli si potranno apportare correttivi e riforme. 
   Nell’ analisi accurata di questi tre livelli e sui correttivi da apportare  si sviluppa il libro  che evidenzia, a tutti i livelli, la coesistenza di questi tre tipi di disuguaglianza i quali hanno depresso il sistema e acuito lo scontro sociale.
   Causa fondamentale il comportamento individualistico a scapito di quello cooperativo o di squadra, lontano da ogni principio di fraternità, determinando di fatti  una vera e propria “tempesta” sociale.
   Non si può continuare a vivere e a pensare nella logica dell’io, ma occorre passare a quella del noi. “Se tutti ci impegnassimo a ridurre l’incidenza delle disuguaglianze, il sistema ne guadagnerebbe a livello complessivo, e con esso la maggioranza dei cittadini.
   E invece assistiamo ancora, anche nella classe politica, all’arroccamento dovuto alla mancanza di fiducia negli altri, nella convinzione che difendere i propri interessi di categoria sia la migliore strategia. Senza riflettere sul fatto che  “un paese disuguale, ancor prima di essere ingiusto è inefficace”.
   L’ultimo agghiacciante esempio è venuto dalla Sicilia dove  i capi-gruppo regionali, in un momento politico di estrema fragilità, in cui si parla di ridurre le indennità, hanno avuto il barbaro coraggio di aumentare  di oltre mille euro al mese la loro retribuzione.
   Il libro di Ferragina, nella sua lucida analisi e nelle sue proposte concrete per affrontare in sede sociale e politica il problema della disuguaglianza, si offre come strumento utilissimo per chi ha realmente la volontà di incidere in questo settore non secondario della  vita,   nella convinzione che  “ridurre le disuguaglianze servirebbe a mostrare i vantaggi del gioco di squadra, in cui i cooperanti guadagnano e gli egoisti  vengono puniti severamente.”

Pasquale Lubrano Lavadera

 a cura dell'Associazione Culturale Isola di Graziella






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