Procida un'isola onesta e trasparente

 

Procida Marina Grande: Dino Ambrosino e sua moglie festeggiano la rielezione a Sindaco


Con la riconferma di Dino Ambrosino  alla guida del paese  possiamo affermare che si conferma la svolta avvenuta nel 2015.

 Questi 5 anni sono stati una lunnga gestazione, dopo 30 anni di una politica  che aveva segnato il passo, soprattutto dal punto di vista economico, lasciando un grande vuoto, reso visibile dai milioni di euro di debito, dagli stipendi non pagati ai dipendenti comunali, dai due uffici inquisiti, dalle casse vuote, con i bilannci annuali sempre in rosso, con il porto di Marina Grande  in mano ai napoletani e con moltissimi beni venduti. 

Quando Dino e i suoi compgni si sono trovati, il 1 giugno 2015, al Comune, si sono resi conto della falla enorme che stava per sommergere l'isola. Subito dopo l'amaro e triste tracollo del Comando Vigili e le relative conseguenze.

Il Comune di Procida veniva scosso nella fondamenta, nel suo assetto istituzionale, nei valori portanti della democrazia. 

La Minoranza non pensava che Dino e la sua squadra potessero reggere  quel cataclisma. Qualcuno affermava "Tra poco tutti a casa".

Quando poi il Consigliere Giovanni Villani ha cominciato a mostrare le cifre del debito che s'ingrossavano sempre più, ecco presentarsi lo spettro del Dissesto o del Commissariamento, anche perchè la Corte dei Conti non pensava che i nuovi amministratori riuscissero a riparare quella grossa falla.

Penso che la Minoranza e quanti non avevano sotenuto la candidatura di Dino  speravano in una caduta verticale. 

Ma qui è emersa la forza interiore dei nuovi giovani amministratori. Sapevano di aver dato vita a qualcosa di nuovo e quel qualcosa chiedeva ora impegno strenuo,  coraggio, speranza, amore totale per l'isola. Amore, sì amore: una parola nuova nel vocabolario politico dell'isola e non solo 

E' cominciato allora un vero combattimento giornaliero: dal punto di vita economico,  nell'affrontare i problemi sociali e comunali. Ognuno ha coraggiosamente ed umilmente lottato per affrontare le  immani difficoltà che si presentavano ogni giorno e, come Dino Ambrosino ha più volte affermato nell'ultima campagna elottorale, dando tutto se stessi, "buttando il sangue", unicamente per salvare l'isola.

Ma una "voce" insistente e poi sempre più ardita e provocatoria è cominciata a circolare sull'isola: "Sono incompetenti, incapaci, non risolvono alcun problema..."  e questo proprio nel mentre si lavorava giorno e notte per cercare soluzioni  ai mille problemi che si presentavano al Sindaco e agli Assessori, costretti dalle circostante non solo a svolgere il loro ruolo politico ma anche  a fare lavoro di ufficio per mancanza di personale e all'occorrenza anche gli operai.

Anni molto duri e impegnativi nei quali - unica grande amarezza - sembrava che la popolazione non capisse lo sforzo enorme che si stava portando avanti per Procida.

Poi finalmente un primo risultato: la Corte dei Conti, a dispetto di chi parlava di imcompetenza e incapacità, riconosce  la validità del piano di risanamento approntato dal Comune e comincia a valutare positivamente il lavoro svolto.

Secondo risultato: la Prefettura guarda con attensione l'impegno di Procida  e plaude alle risposte concrete che  i nuovi Amministratori stanno dando al paese. 

Terzo risultato: la Regione volge gli occhi sulla piccola isola di Procida e intuisce che è in atto una primavera politica e la sostiene e lavora affinchè non le venga tolto il Pronto Soccorso.  

Quarto risultato: Procida sconfigge qualche tentazione interna  ostile all'accoglienza e in corenza con la sua millenaria esperienza, dà casa e lavoro a 38 rifugiati; unica isola in Italia a vivere questa straordinaria esperienza di respiro umanitario. Dino Ambrosino viene chiamato in alcune città italiana per offrire questa straordinaria esperienza.

Gli ultimi due anni, poi, sono stati un crescendo di soluzioni di opere pubbliche portate a termine,  provvedimenti specifici in tutti i settori, finanziamenti per oltre 20 milioni  e un proliferare di iniziative culturali e sociali,  viene approvato il piano particolareggiato di utilizzo del Palazzo d'Avalos e di Terra Murata e , dopo anni e anni di tentennamenti,  viene costruito il depuratore: opera essenziale e indispensabile per le nostre acque

I mass media puntano i riflettori su Procida: giornali, televisioni artisti guardano l'isola con occhi nuovi. 

il dato più confortante è quello economico, dove si registra un'inversione di tendenza:  i bilanci annuali vengano prima riequilibrati e poi vanno in attivo; dei 43 milioni  di euro di debito certificati dal nostro Villani, 10 vengono restituiti, gli stipendi sono regolarmente pagati.

Si comincia veramente a respirare anche perchè si trovano risorse per alcuni servizi e il tutto senza aver gravato con nuove tasse sui cittadini.

Un aspetto però ci sembra peculiare e che grazie all'impegno dell'Assessore Granito è venuto particolarmente in luce: la cultura con un esplosione di eventi da parte delle tante associazioni, con la nascita del Forum dei Giovani e l'attivazione della Biblioteca.

Procida, come disse il poeta Marino Moretti, abituale frequentatore dell'isola, poteva ancora essere quel posto magico in cui vivere mitologicamante,

Luogo di incomparabile bellezza, l'isola,  nonostante le ferite storiche, poteva sperimentare sempre esperienze umane ricche di creatività, di relazioni, di accoglienza: caratteristica di un luogo culturalmente avanzato

Perché allora non concorrere alla nomina di "capitale della cultura italiana"? Pura velleità? Fumo negli occhi?  

No! Dino Ambrosino e l'assessore alla Cultura Granito lo hanno esplicitato con rigore intellettuale, precisando tra l'altro che Procida nel suo millenario  destino tragico è stata sempre baciata e salvata dalla cultura. 

Il primo grande merito va a Lamartine, uno dei tre più grandi romantici francesi, che   pubblica nel 1849 il suo  romanzo Graziella dove la protagonista è una fanciulla procidana. Fin da quel momento il nome di Procida entra nella cultura europea; poeti pittori scrittori cineasti visitano, spesso in incognito,  l'Isola di Graziella. 

Lo testimonia un articolo delle Vie d'Italia del 1960 di Alberto Moravia, marito di Elsa Morante, dal titolo Procida "L'isola di Graziella" nonostante la moglie avesse già pubblicato L'isola di Arturo.

 Il romanzo della Morante diventerà il secondo dono che la cultura fa a Procida  e porterà ancora una volta l'isola nel cuore di molti, essendo stato, il libro, tradotto in tutto il mondo

Da allora molti autori del novecento trovano ispirazione per le loro opere sull'isola di Procida.

Non possiamo dimenticare un altro fatto importante:  nel 1959 nella sala Pio XII alla Chiaiolella, don Michel Ambrosino, che ha pubblicato già un primo libro Chi è San Giuseppe?, forse il primo libro procidano del 900, dà vita alla Fiera del Libro e nel 1961 al primo "Circolo di lettura" per giovani, avviando così un  processo di crescita culturale che sarebbe esploso negli anni successivi.

Candidare Procida a isola della cultura 2022, è un riconoscere l'identità culturale della nostra isola che va al di là dei suoi angusti confini e del risultato che si potrà o meno ottenere.

Si lavorerà certamente per raggiungerlo, ma tale progetto politico offrirà in primo luogo ai procidani tutti la possibilità di riaffermare che si vive in un' isola che produce cultura e che dialoga con le varie culture del mondo, e questo non da oggi ma da sempre.

Ricordiamo che la nostra cultura marinara è stata all'avanguardia nei secoli scorsi: i nostri velieri venivano  ricercati da tutto il mondo, l'istituzione del l Pio Monte dei Marinai una geniale e grande intuizione sociale per le famiglie in difficoltà, il primo e forse unico Catechismo Nautico, il glorioso Istituto Nautico Francesco Caracciolo. 

Inoltre penso che  Procida oggi è un grande lavoratorio di scrittori e poeti e, grazie all'Amministrazione di Dino Ambrosino  è diventata una fucina di arte tanto da poter sognare il progetto "Procida: Museo a cielo aperto".

E qui sorge una domanda: i procidani tutti sono coscienti di quanto è avvenuto in questi cinque anni? 

Ad elezioni concluse dobbiamo dire che oltre il 51% ha compreso fino in fondo questa svolta politica determinata dall'ammninistrazione Dino Ambrosino ed ha premiato l'isola riconsegnandola nelle sue mani.

Ma resta quel circa 49% che ha votato Luigi Muro a cui bisogna far conoscere il lavoro fatto. Dino Ambrosino non è il Sindaco del 51% dei cittadini che l'anno votato, ma il Sindaco di tutti i cittadini procidani.

Sarà questo un lavoro importate da fare nei prossimi mesi, e penso che ci saranno risultati positivi in questo senso, in quanto  Dino Ambrosino nell'ultimo suo discorso elettorale ha fatto una precisazione, forse la più importante dal punto di vista politico. 

Pur non avendo registrato il discorso lo riassumo a parole mie e mi si perdoni qualche inesattezza:

"Abbiamo lavorato molto,  realizzato risultati positivi in ogni campo, ma resta ancora molto da fare e lo si farà col nuovo Consiglio Comunale, con la nuova Giunta. ...Ma non è il tanto che ha caratterizzato e caratterizzerà il nostro lavoro...Quello che ci sta veramante a cuore  è il modo con cui abbiamo lavorato, mettendo al primo posto l'onestà, la trasparenza e la responsabilità in ogni atto amministrativo."  

Parole fortti che esprimono una visione della Politica che fa sognare i giovani. 

Noi speriamo che su questa linea anche la Minoranza possa convergere perchè senza questa ideale base comune, nessuna collaborazione sarà possibile. 

La collaborazione politica avviene primariamente sui valori e  non  solo sulle cose da fare; precisamente sui valori portanti di una vera democrazia: l'onestà, la trasparenza, la legalità, la giustizia, la fraternità, la difesa dell'ambiente, la ricerca sempre e comunque de bene comune, combattendo corruzione e clientelismo

Aver affermato questo in campagna elettorale  forse è stato il momento più alto e formativo per tutti. 

Ora, noi cittadini siamo chiamati ad operare,  accanto ai  Consiglieri Comunali, alle Istituzioni  alle Associazioni,  come affermava con forza Giovanni Parolin. un contadino mio amico di Cittadella, di cui ha scritto la sua forte testimonianza nel libro Cerco un paese innocente.

Giovanni, dopo una giornata intensa  di lavoro nei campi e il momento della cena in famiglia, usciva di casa per affrontare con gli amici i problemi sociali del suo territorio. Alla moglie, che inizialmente non capiva,  lui diceva: "Abbiamo formato un famiglia, messo al mondo 4 figli, questi figli andranno nella società... Che società troveranno? Dobbiamo lavorare perché essi trovino una società migliore di quella che abbiamo trovato noi." La moglie capì e da quel giorno, quando era possibile, si vestiva ed usciva, dopo cena con Giovanni."


Pasquale Lubrano Lavadera


Commenti

  1. Grazie Pasquale! sintesi perfetta espressa con la chiarezza e lo stile pacato che da sempre ti contraddistinguono. Mi auguro che il tuo messaggio “arrivi” a tutti e sia foriero di una più ampia partecipazione sociale.

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