PERCHE' PROCIDA NON VUOLE RINUNCIARE ALL'AUTO?
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Procida:Marina Grande |
Perché Procida non vuole
rinunciare all'auto? E' una domanda che tanti si pongono ma la risposta non è
mai venuta fuori con chiarezza. Resta il fatto che da quarant'anni si parla di
questo problema. I politici che si sono avvicendati dagli anni 70 fino ad oggi
si sono sempre trovati di fronte a questo problema che andava man mano
crescendo, ed hanno cercato soluzioni, ma prima o poi hanno dovuto accantonare
il problema in quanto se da una parte si risolveva qualcosa, dall'altra parte si
determinava uno scontento nella popolazione.
Prendiamo per esempio il
doppio senso da San Giacomo alla Piazza Olmo. L'imbottigliamento era tale che è
stato aperto il senso unico in via SS: Annunziata, in via Regina Elena, in via
Serra e in via Flavio Gioia, ossia portando tutto il traffico diretto a Sud
sul versante Ovest, lungo
stradine strette, con larghezza anche inferiore a 3 metri, impedendo di fatto
agli abitanti della zona di muoversi senza auto, per difendersi dall'improvviso
e costante traffico. Una violenza distruttiva di un habitat molto tranquillo, realizzata
senza alcuna protesta dei cittadini di quelle stradine, perché in fondo
consentiva a tutti , e anche a loro, di usare indiscriminatamente la macchina.
Quella soluzione
obiettivamente illegale fu resa possibile
perché "la volontà popolare era
decisamente orientata a consentire sull'isola l'uso del l'auto e del motorino e oggi anche delle bicilette
elettriche sempre e comunque."
E in tal modo, passo dopo
passo, il dedalo delle nostre viuzze e delle strade procidane, è diventato una
sorta di ingegnoso, geniale, intricato labirinto "tozza-tozza"
motorizzato.
Secondo le ultime stime statistiche siamo a 15
mila tra auto e motorini. A questi si aggiungono i taxi i pullman e i camion. Il quadro, come ben si comprende, è davvero allarmante in quanto tale mobilità avviene
in un isola di soli di 3,7 kmq, per giunta sovrappopolata con stradine strette e per la maggioranza
prive di marciapiedi, dove quei pochi pedoni che ancora si arrischiamo di usare
le gambe corrono il pericolo di essere "umiliati
e offesi". Gli incidenti sono continui, spesso non denunciati e per
fortuna raramente mortali. Forse perché abbiamo come santo
protettore San Michele Arcangelo che dall'alto ci guarda e ci sostiene.
Ma fino a quando? Non può
accadere che un giorno Egli si spazientisca e ci lasci al nostro tragico
destino? No, perché la maggioranza dei procidani è convinta che "il Santo non perde
mai la pazienza e mai ci toglierà la protezione."
Sarà vero sicuramente, ma
non dimentichiamo che esiste anche la libertà e la volontà dell'uomo contro la
quale un Santo può ben poco.
E se è volontà
popolare che tutto deve restare così come è la situazione oggi, con strade ingolfate con
pedoni che devono salvarsi salendo sulle soglie dei portoni, con gli autobus che
si scontrano e si affannano a
districarsi tra muri e pedoni avviliti, oso pensare che San Michele, pur
volendo, non potrà aiutarci, a meno che egli non intervenga nei nostri cervelli
e ci induca a rivedere le scelte operate fino ad oggi.
Ma non credo proprio che
San Michele usi la strada della violenza psicologica.
E allora? Possiamo
far finta di niente? Dobbiamo assistere impotenti a questo disagio collettivo? A chi
dare la colpa?
La risposta anche questa volta
emerge acida e decisa: ai politici
perché sono loro che devono risolvere i problemi.
Sì, generalmente quando
le cose non vanno bene, la colpa la si dà al politico di turno e questo qualche volta
può essere vero, ma in questo caso proprio NO. Per il traffico caotico la colpa
non è dei politici.
Se tutti noi decidessimo
di non usare più l'auto, i Sindaci farebbero un salto di gioia e ci
accontenterebbero subito. Noi tutti invece vogliamo uscire di casa con l'auto
sotto il braccio. Siamo diventati una sola cosa con l'auto o il motorino.
E' vero che il politico deve pianificare intervenire, decidere, ma come mai in tanti anni il problema non si riesce mai a risolvere?
Per me la risposta è chiara.
Procida ha avuto, come
dappertutto, politici accorti e politici distratti, ma questi politici sono
stati voluti dai cittadini, quindi è inutile blaterare contro i politici, perché
in fondo quando i cittadini in
maggioranza vogliono una cosa riescono ad ottenerla dai politici. Se non la
ottengono è perché non la vogliono.
Più volte mi sono recato
in questi 40 anni dal Sindaco di turno per sottolineare la gravità della
situazione e spesso mi sono
sentito rispondere: "Ma i cittadini vogliono l'auto e i motorini e noi non
possiamo andare contro la volontà popolare, costi quel che costi. Se vogliono
usare l'auto o il motorino…"
Sì è vero, è difficile
che un Sindaco si metta contro una volontà popolare così decisa.
Però di fronte al disagio
che si vive oggi e dove molti osano dire: questo traffico è impossibile… si
continua ad infierire contro l'attuale Sindaco che è stato quello che più ha creato scontento per le decisioni prese per ordinare e limitare il traffico
Proprio ieri sentivo un
amico che giù al porto tuonava contro il Sindaco e in maniera molto superficiale
gli addossava tutte le colpe per aver
creato "queste zone a traffico limitato" e per permesso che l'asse viario
principale di chi proviene dalla Chiaiolella si scarichi sul belvedere della
Chiaia in via Pizzago.
Dimenticava il mio amico
che chi aveva aperto il Belvedere di Pizzago al traffico dopo il restauro della
strada non è stato Dino Ambrosino ma i Sindaci che lo hanno preceduto. Quando
gli ho fatto notare ciò, lui non ha voluto cambiare idea: il responsabile del
disordine stradale di oggi resta Dino
Ambrosino.
Pochi sono i procidani
che hanno preso coscienza che la responsabilità è solo di noi cittadini, e pochi
ricordano che la situazione era diventata già insostenibile fin dagli anni 80.
I giornali isolani di questi ultimi quarant'anni lo testimoniano egregiamente.
Il procidano abituatosi
ai conforts della tecnologia, al frigorifero, al televisore, alla lavatrice,
pensava che fosse la stessa cosa per l'auto. Ne aveva diritto e basta.
La differenza è vistosa
ma nessuno vuole osservarla e prenderla seriamente in considerazione.
L'auto viene usata
per le strade pubbliche e l'isola, per
le sue limitate dimensioni di 3,7 kmq e per le stradine strette che non si
possono allargare, per la sovrappopolazione di 11 mila in inverno e oltre 20
mila in estate - siamo infatti ali primi posti europei per densità di
popolazione - non poteva consentire un così alto numero di autoveicoli molto
spesso anche di grandi dimensioni.
Avremmo dovuto capire che
in così poco spazio, aumentando le macchine per le strade, poteva succedere il patatrac. Dovevamo prendere esempio dal
Giappone, dove nel comprare l'auto devi già possedere un garage o uno spazio
dove porre l'auto in sosta. Noi invece abbiamo pensato che era un diritto occupare il suolo
pubblico. E qui è mancata una visione o
una prospettiva, commettendo tutti un
errore madornale.
Oggi possiamo fare solo
la scelta di non usare l'auto e il motorino negli spostamenti per l'isola tranne che per i disabili reali e
non fantomatici, e usare l'auto solo se dobbiamo spostarci in terraferma. E'
quello che è avvenuto a Capri, è avvenuto a Venezia e in alcune piccole isole
come Albarella.
Qualcuno ha ipotizzato un
grande parcheggio sottomarino collegato con un bel tunnel che ci porta direttamente al Monte di
Procida. Un progetto possibile? Lo vedo un
tantino avveniristico e molto lontano da
una reale possibilità di costruzione, perché
richiederebbe ingenti capitali statali
per un utilità limitata solo a 11 mila abitanti. Come avveniristico mi sembra il progetto di una sopraelevata che dal Porto ci conduca alla Chiaiolella.
Che potessimo invece riunirci idealmente come Comune a Monte di
Procida, questo si che lo vedo possibile, perché ci permetterebbe di creare un
corridoio marino di traghetti che vanno avanti e indietro per tutta la
giornata per cui potremmo facilmente
raggiungere a la terraferma quando dobbiamo spostarci.
Ma tutto questo potrà avvenire solo se il procidano si convincerà che bisogna eliminare l'auto per gli spostamenti sull'isola e tornare ad usi e costumi di ieri, non per nostalgia ma per necessita di vita, anche perché, consentitemelo, la vita sulle strade è diventata selvaggia, arruffata, violenta, confusionaria, stressante, aggrovigliata, pericolosa, roboante, incivile…in una parola impossibile e corriamo continuamente il pericolo di essere schiacciati al muro, come è avvenuto a mio suocero di 86 anni.
Un giorno di 20 anni fa, mentre se ne
tornava calmo calmo a casa in via Principessa Margherita dopo aver trascorso la
mattinata in piazza dei Martini; vede arrivare da lontano un camioncino largo
quanto la strada , cerca scampo sulla soglia di un portoncino ma il camioncino,
nonostante la frenata, lo schiaccia e lui cade a terra in una pozza di sangue.
Come per mio suocero, così anche è stato per una signora adulta in via SS. Annunziata, giù alla Croce, così è stato per una giovane signora all'imbocco di via Cavour , questa volta, per fortuna, non mortale ma costringendo tale signora a letto per mesi e mesi.
Solo tre casi fra oltre una decina di
incidenti mortali e una quantità enorme di incidenti non mortali.Ricordo ancora l'incidente capitato a due
colleghe della Scuola Media a san Giacomo di fronte alla Chiesa di san Vincenzo: entrambe hanno avuto le dita dei piedi schiacciate con una lunghissima degenza prima
della guarigione.
Penso che dobbiamo dire
no a tutto questo, dobbiamo dire no al parossismo motorizzante che ci ha resi
schiavi dell'auto e motorino, perché le strade sono piccole e non hanno
marciapiedi e il codice stradale dice chiaramente che senza marciapiedi o
corridoi pedonali nessuna strada dovrebbe essere aperta al traffico.
Se poi, in futuro, realmente creeranno delle sopraelevate, allora potremmo
anche pensare di riprendere in mano auto e moto. Nel
frattempo però sicuramente la tecnologia avrà creato piccoli elicotteri
personali che ci permetteranno di spostarci in volo da un punto all'altro della
nostra beneamata isola. Logicamente dopo aver costruito piccole piste circolari
di atterraggio accanto alle nostre case.
Speriamo, speriamo che tutto questo avvenga al più presto, anche se sono un po' scettico per queste futuribili soluzioni.
Quella che invece mi sembra la soluzione più vicina e fattibile è una sola: coraggiosamente, come siamo sempre
stati,troviamo tutti la forza di dire NO alle auto e ai motorini per le nostre strade.
Risparmieremo milioni e milioni di euro all'anno che potremmo investire per dar lavoro a tanti nostri giovani oggi costretti ad emigrare.
Pasquale Lubrano Lavadera
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