Cosa resta di Procida 2022?

E’ bastato l’evento straordinario del 2022 a fare della cultura un vero motore di sviluppo per la nostra isola?  

Questa domanda ci è stata posta da un amico che vuole oggi  dare un contributo alla rinascita culturale di Procida, pertanto offro al dibattito in corso alcune riflessioni.

Come per ogni evento che accade, guardando a distanza oggi, dopo due anni,  l’evento di Procida Capitale 2022,  si profilano sempre ombre e luci e, col passare dei giorni, penso che quell’evento,  sicuramente "straordinario" in tante espressioni,  non essendosi poi calato nell’ordinario,  alla lunga si potrebbe rivelare non motore di sviluppo, ma come un meraviglioso fuoco di artificio, la cui durate è stata breve e fugace.

La cultura, in genere, può trarre solo stimoli dalla "straordinarietà", perché come è ben risaputo,  la maturazione dei processi culturali nuovi  avviene sempre nell’ordinarietà, in un “prima” in un “durante” e in un  “dopo” attraverso esperienze di assimilazione che chiedono riflessione e tempo. 

Tuttavia possiamo dire che i progetti e gli eventi  che hanno “salvato” in parte  quell’anno straordinario sono state, a parer mio, solo quelle manifestazioni che avevano radici profonde nell’isola.

Sicuramente, dal mio punto di vista, la più forte, la più nuova e autenticamente manifestazione culturale è stata l’esperienza "NON IO MA NOI" dei giovani dell’Accademia della Belle Arti di Napoli, venuti a sostenere  il progetto STOP TIGRE, che da 5 anni  veniva portato avanti nell’isola dal Dipartimento di Scienze Naturali dell’Università Federico II.

Un’esperienza che si è calata profondamente nel popolo procidano ed  ha camminato verso un obiettivo con la nostra gente. Un grazie speciale va sicuramente al Comune,  al Parroco emerito Don Vincenzo Vicidomini e al Comandare Rino D’Orio per aver permesso questa vitale interazione e aperto spazi e luoghi. che sono risultati indispensabili per la riuscita culturale dell’evento,

Così pure  il Venerdì Santo del 2022,  con la sua crescita e maturazione lenta nei primi mesi dell’anno, con la popolazione  coinvolta e   partecipe  e con quel segno profondo di amore per le nostre tradizioni, lasciato con più incisività nella vita di tutti, nella speranza che nonostante il dolore la vita può andare avanti  quando i giovani  e gli adulti insieme guardano il futuro. 

Avrei molto desiderato  che fosse evidenziato il documentario di Giuliano Montaldo, che ancora oggi mi sembra la più grande proposta culturale  emersa in questi anni   per la nostra isola, indicando  alcune strade da percorrere e mettendo in evidenza, con amore,  i grandi pericoli che minacciavano la piccola isola di Procida. 

Sono invece rimasto sorpreso dal fatto  che  in pochi mesi sono spuntati come funghi centinaia di B&B, ricavati da appartamenti ma anche da cantine, da garage  o da negozi a fronte di strada. La qualcosa non mi ha per niente entusiasmato in quanto non mi sembra che sia in  linea con lo sviluppo culturale e turistico dell’isola.

Cosa resta, quindi, oggi di quell’anno? Ognuno, a questo punto, potrebbe aggiungere il proprio pensiero.  

Sicuramente Procida oggi è molto più conosciuta  nel mondo ma, a mio parere,  il suo disegno culturale futuro non si lega al 2022 ma  a tre grandi caratterizzazioni: L’isola di Graziella, L’isola di Arturo, L’isola del Postino, ovvero a Alphonse de Lamartine, Elsa Morante Massimo Troisi.

Si lega inoltre  alla sua storia millenaria espressa dalle due importanti biblioteche presenti sull’isola, quella dell’Abbazia e la Biblioteca comunale;  alla cultura marinara che ancora resiste e traccia sentieri nuovi, simbolicamente espressa dal glorioso Istituto Nautico in pieno vigore educativo e professionale,  ed infine sui lega  a tutti quei procidani che hanno saputo esprimere  in modi diversi la promozione culturale nell’isola, da cui oggi dobbiamo tutti ripartire.

Solo qualche nome: il Sindaco medico Mario Spinetti che oltre a salvare la vita di tanti procidani  ha posto le basi per una gestione democratica dell’isola,  creando il primo giornale di Procida  per avvicinare la politica al popolo; l’artista Cecco da Procida docente nella scuola media che ha aperto l’ampio scenario dell’arte pittorica a tanti di noi;   la nostra concittadina Concetta Barra degna erede della tradizione canora  della nostra isola che grazie al suo straordinario talento artistico ha portato la cultura procidana nel mondo; il sacerdote scrittore don Michele Ambrosino al quale è intitolata la Biblioteca comunale, proprio per il suo grande amore per la formazione culturale dei giovani; don Luigi Fasanaro che ha salvato dal crollo più volte l’antica e gloriosa abbazia,  lo scrittore sindaco Vittorio Parascandola che ci ha donato libri importanti sul nostro dialetto,  e si potrebbe certamente continuare ricordando  tutti coloro che hanno lasciato nel 900, in qualche modo, un segno nella nostra piccola e grande storia,  nella cultura politica, religiosa,  economica, sanitaria e  artistica.

Sull’esempio di questi nostri concittadini  occorre oggi promuoverr con più forza e incisività soprattutto la cultura  democratica basata sui valori della nostra Costituzione e sulla Carta dei diritti dell'UOMO. 

Tale cultura non fiorisce da sola, non nasce  nel chiuso delle stanze del potere politico,  ma solo da un ricerca fatta insieme nel dialogo e nel confronto, orientata alla costruzione di quel bene relazionale, senza la quale non c’è società .Un bene relazionale che secondo Mario Spinetti si nutre essenzialmente di una scelta coraggiosa: porsi in ascolto dei cittadini  e accettare le critiche costruttive.

Senza però mai trascurare il nostro passato.

Inoltre da ricordare che Procida ha avuto,  nei secoli,  la capacita, l’intuizione forte  di dare valore ai talenti che il popolo scopriva  in sé, a cominciare dal lavoro sul mare, dalle barche, poi di velieri poi dall’incontro col mondo, poi ancora dalle idee nuove repubblicane.

Quando nel 600, di fronte alle razzie dei saraceni e alla miseria di tanti pescatori , i procidani crearono il Pio Monte dei Marinai,  lo fecero laicamente e nel rispetto della fede religiosa semplice  di tanti umili pescatori   che non sapevano neanche dell’esistenza della scrittura.

Si il procidano ha sempre saputo guardare lontano e intravedere i pericoli del futuro e ha cercato di sanare le ferite della storia, di porre argini ealle sopraffazioni, di favorire quello sviluppo che avrebbe  salvato l’isola dagli imperialismo interni, sempre in agguato e da quelli esterni. 

Non dimentichiamo che nel lontano 1799 il Re, ritornato vittorioso sul trono, per dare un avvertimento a tutti i cittadini  del regno, decise che i primi repubblicani ai quali applicare la pena di morte e l’esilio, non fossero i cittadini di Napoli, dove pure le Repubblica era nata espandendosi, ma piuttosto  i cittadini procidani  “traditori”  che inneggiavano alla repubblica turbando i sogni di tutti i monarchici. Quel piccolo popolo  indomito e coraggioso doveva essere punito.

Come pure non dimenticheremo la pena di morte per Marcello Scotti sacerdote procidano  repubblicano che aveva avuto il coraggio di scrivere un “catechismo nautico” per tutte le genti che praticavano il lavoro sul mare.  Un’opera grandiosa che ancora oggi molti ci invidiamo.

Un duro colpo fu, certamente, quello subito nel 900 dal regime fascista e con fatica in questi anni si cerca  di trovare  una strada nuova.

Celebrare  oggi la cultura a Procida. ne sono molto convinto, significa ripartire da queste  nostre radici culturali ed offrirle, accresciute dalla nostra inventiva e dal nostro coraggio, al mondo.

Dobbiamo  con  Giuliano Montaldi lanciare ancora quel grido culturale che lui ha osato esprimere con arte e passione: Salviamo l’isola dai pericoli che essa corre,  salviamo la sua cultura della nostra  millenaria storia, la sua cultura ambientale devastata dal cemento, salviamo la cultura del mare, salviamo le nostre strade dall’eccessivo numero di veicoli, salviamo le nostre baie dall’assedio  illegale di migliaia di motoscafi, salviamo Terra Murata che rischia di sprofondare nel mare,  salviamo le opere e la vita di quegli artisti  contemporanei che su quest’isola hanno trovato ispirazione per le loro opere o hanno scelto di viverci, innestando la loro vita di grande valore culturale alla nostra storia e, soprattutto, salviamo la cultura delle nuove generazioni, dei nostri figli, sostenendo in tutti i modi   il valore autenticamente culturale delle nostre scuole, salviamo le  nostra due biblioteche intese non più come mera custodia dei libri, ma come centri propulsivi di cultura e di arte cosi come recita il manifesto dell’UNESCO

Tutto questo può avvenire oggi.

Ripartiamo  insieme a quanti sono interessati realmente alla cultura, con un progetto  ampio, che dica espressamente a quanti ci guardano: la piccola isola di Procida, fragile , ferita dalla storia, ancora oggi sofferente in alcuni aspetti – primariamente quello economico -  ha saputo sempre rinascere e trovare nuove forze in se,  tutte le volte che ha messo al bando il furore ideologico, nel rispetto delle idee di ciascuno, sulla base dei valori di comunione, di condivisione, di partecipazione e di solidarietà  accresciuti oggi dai valori della nostra Costituzione. 

Costruiamo inoltre, ponti con altre comunità e con altri idiomi e altre esperienze per superare le incertezze e i dubbi, e  per poter rinascere sempre come “dono per tutta l’Umanità” non in un anno ma in tutti gli anni che si snoderanno davanti a noi, avendo davanti ai nostri occhi il messaggio lasciatici dai giovani artisti dell'Accademia:

"SEMPRE INSIEME PER LO SVILUPPO CULTURALE DELL'ISOLA"


Pasquale Lubrano Lavadera 29/10/1944

 

 

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