Segni di speranza nell'isola di Procida
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La Biblioteca Comunale Don Michele Ambrosino |
“Per amare la democrazia dobbiamo contribuire a far sì che essa sia il fondamento della pace e uno strumento che renda effettivo il suo esercizio nella vita dei cittadini.” Così afferma Emiliano Manfredonia delle ACLI nel suo articolo “La democrazia è in crisi”.[1]
Parola forti che dovrebbero impegnare i politici di un territorio a promuovere, come obiettivo fondamentale della loro azione, la pace fra i cittadini in tutte le manifestazioni , ossia l’effettiva uguaglianza, la libertà, la fraternità vissuta a tutti i livelli, la risoluzione dei conflitti, la giustizia, la legalità, la condivisione, la ricerca comune, l’aiuto vicendevole nella risoluzione dei problemi.
Di fronte a queste forti e reali esigenze della cittadinanza, spesso la politica presenta vuoti e mancanze e una certa fragilità. Anche a Procida ci sono stati in questi decenni molti vuoti in tal senso giustificati da processi storici e sociali mai completamente elaborati, che hanno determinato una persistente diffidenza tra le persone, creando di conseguenza disarmonia nei rapporti, mancanza di fiducia e stima reciproca e soprattutto un atavica abitudine al giudizio sugli altri, con la conseguenza dannosa di un forte distacco tra cittadinanza e vita politica.
Lo affermava anche Vittorio Parascandola, medico e scrittore dell’isola, che amava stigmatizzare la realtà procidana secondo la famosa terna: “ammiria, nciucio, sciunto” ovvero “invidia, pettegolezzo, irresponsabilità”.
Che in passato possa essere stato realmente così è probabile, ma che oggi non ci sia qualche passo avanti, non mi sembra del tutto vero. Soprattutto tra i giovani, che hanno in parte frantumato quella divisione in classi che caratterizzava un tempo la vita dell’isola, grazie anche alla scuola dell’obbligo che ha messo a stretto contatto ceti abbienti e ceti meno abbienti, creando più lealtà e onestà nei rapporti.
I giovani parroci hanno poi saputo abbattere quelle rivalità che esistevano tra le parrocchie, segno evidente di un passato ecclesiale litigioso infarcito di eccessiva mediocrità e gretto provincialismo.
Le numerose associazioni nate in questi ultimi decenni hanno poi saputo collegarsi tra loro e collaborare alla riuscita di eventi molto significativi, come le esplicite manifestazioni per la pace, per la realizzazione del corteo del Venerdì santo, per la riuscita della Sagra del mare e per la lotta alla zanzara tigre in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e per le iniziative culturali quali: “Premio Procida, Isola di Arturo Elsa Morante”, “Procida Racconta”, “Maretica” e “Procida Film Festival”.
Come pure va segnalata l’esperienza più ardita che Procida ha potuto e saputo realizzare proprio nell’ottica della pace e della fraternita dei popoli con l’accoglienza e l’integrazione di un nutrito gruppo di rifugiati che hanno trovato sull’isola calore umano, casa, lavoro.
Tra le tante iniziative, va infine segnalata la riattivazione della biblioteca comunale, in quest’ultimo decennio grazie ad un bel gruppo di volontarie e volontari che hanno profuso le loro energie per riportare la biblioteca al centro delle attività culturali del Comune, nell’acquisizione del “Manifesto dell’Unesco per le Biblioteche” che vede proprio nella biblioteca l’organismo istituzionale per la crescita della pace nel territorio, considerata non più unicamente come luogo di conservazione del libro, ma istituzione chiamata a formare i cittadini ai valori della vita democratica, ossia a vivere nella legalità e nella pace e nel rispetto di tutti i diritti umani. A tal fine la Biblioteca comunale di Procida ha creato un protocollo di intesa con le scuole per realizzare veri e propri laboratori formativi grazie ad alcuni docenti sensibili che si sono impegnati in tal senso. Inoltre, si spera vivamente che essa avendo creato il “Fondo sulla cultura del mare”, possa diventare, grazie anche agli straordinari incontri del Mediterraneo che si susseguono da alcuni decenni, un vero polo culturale di solidarietà e di pace per l’intera area mediterranea.
E necessario, però, che la politica nazionale e regionale faccia qualche sforzo in più per abbattere gli steccati fra le ideologie politiche contrapposte, che purtroppo ancora persistono e trascinano ancora i territori nella deriva antidemocratica. Si ricorda che in democrazia i consiglieri di minoranza sono amministratori insieme agli altri e non oppositori della maggioranza come ancora oggi qualcuno pensa. Ed è questo il primo grande compito a cui è chiamato il Sindaco di un territorio, che deve sempre nell’esercizio delle sue funzioni avere con i consiglieri di minoranza lo stesso rapporto che ha con quelli di maggioranza… affinché nelle commissioni non prevalga il peso del voto ma la condivisione dei problemi e delle soluzioni di essi.
A tal fine potrebbe essere utile istituire delle scuole permanenti di formazione politica per giovani di tutti i partiti per creare una piattaforma unitaria che possa opporsi agli atavici steccati che la “vecchia politica” è sempre tentata di innalzare.
Pasquale Lubrano Lavadera 29/10/44
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