Combattere l'invidia è un dovere di tutti.
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Il popolo procidano a Venerdì sìSanto |
Lo scrittore procidano Vottorio Parascandola
diceva sempre che la società procidana aveva un vizio capitale che doveva
correggere: l’invidia. Può aiutarci a combattere questo vizio lo scritto del
sociologo Luigino Bruni che qui riportiamo:
L’invidia
collettiva verso un singolo è una grave e diffusa malattia sociale,
organizzativa e comunitaria. La incontriamo tutte le volte che in un gruppo si
crea una certa perversa solidarietà attraverso il processo di invidia-gelosia
per una persona, che diventa ostracismo e persecuzione di quella persona da
parte di tutti gli altri.
E accade
(quasi) sempre che i persecutori per giustificarsi trovino delle ragioni di
colpevolezza del perseguitato, mascherando a loro stessi e agli altri la sola
vera ragione: la gelosia-invidia.
Non è poi
raro che la prima ragione della persecuzione nasca dai “sogni” del
perseguitato. Un membro di un gruppo, che si stava già distinguendo per qualche
ragione, comunica – ai colleghi, ai membri della comunità – un progetto di
vita, un piano di riforma, una visione più grande.
Gli
ascoltatori interpretano il “sogno”, e conoscendo le qualità del sognatore,
credono che quei progetti più grandi dei loro potranno avverarsi realmente.
Scatta l’invidia-gelosia (sono sorelle gemelle), e non di rado il piano per
eliminare il “padrone dei sogni”.
Questo
particolare tipo di invidia – l’invidia
per i sogni degli altri –
particolarmente subdola e dannosa si attiva per la presenza di un talento in un
membro dello stesso gruppo (tutte le invidie si sviluppano tra pari) che è la
sua capacità di sognare cose grandi e di poterle realizzare….In simili
processi relazionali l’invidioso è portato a interpretare il privilegio
reale del sognatore come una minaccia anziché come un bene comune.
Per questa
ragione, questa invidia (soprattutto quando si sviluppa dentro le nostre
comunità) si cura soltanto riconciliandosi con il talento dell’altro, fino a
sentirlo come nostro, di tutti.
In simili
dinamiche comunitarie, la grande tentazione del sognatore è rinunciare a
sognare, e smettere di raccontare i sogni agli amici. Ma se non raccontiamo più
a nessuno i nostri sogni...arriva presto il giorno in cui non riusciamo più a
sognare: chiudiamo gli occhi per vedere di più, e non accade nulla. Finché
abbiamo qualcuno a cui raccontare i nostri sogni abbiamo ancora degli amici
(l'amicizia è anche il "luogo" dove possiamo raccontarci,
reciprocamente, i sogni più grandi)...Tradire o pervertire un sogno narrato da
un amico-fratello è il primo delitto dell'amicizia e della fraternità...Quando
l'invidia degli altri fa morire dentro di noi il desiderio di sognare, le
comunità iniziano un inesorabile declino morale e spirituale.
Luigino Bruni
Da Luigino
Bruni, Il dono del fratello sognatore, Avvenire
15 giugno 201
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