Procida vista da Marino Moretti
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Marino Moretti e Juliette Bertrand |
Ho sotto i
miei occhi la figura della tua isola fra tanti granchi, stelle e cavallucci marini
e mi par di rivedere ancora dalla finestra della tua-mia stanza il bellissimo
arco che dalla Punta di Pizzago va allo scoglio dello schiavo, formando la
bellissima spiaggia dell'Olmo su cui vagammo con Caterina in uno dei nostri
pellegrinaggi procidani che culminarono - l'ultimo giorno - nella visita a quel
bellissimo e commoventissimo cimitero dove “giace l'infelice Venosca”[1].
Nulla ho dimenticato di quelle belle e strane giornate passate al tuo
fianco. Ed è curioso che tu mi rammendi, come poco “culinariamente” felice
l'ultima nostra colazione, che io invece ricordavo come la più gustosa e la più
gentile. Caterina fu perfino dolce a quel desco. Senza dire che fu addirittura
dolcissima subito dopo, quando si assentò un po' misteriosamente e tornò con
quel trionfo di limoni, dicendo che gli ospiti non debbono lasciare l'isola
senza prima inghirlandarsi di quei frutti della terra offerti da un autentico
procidano.
Ora non tutti quei limoni sono stati
spremuti. Ce ne rimangono ben quattro che fanno bella mostra di sé su un antico
piatto di peltro posato sulla cinquecentesca cassa toscana nel corridoio
d'ingresso. Se Caterina sapesse il nostro intendimento di onorare la sua
bellissima isola, ci crederebbe forse degni d'abitarla e di morirvi…come l'infelice
Venosca.
Marino Moretti
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Cataerina Mancusi la figlioccia procidana di Juliette |
[1]
Venosca Francesco, detenuto per omicidio nel carcere di Procida, escluso
dall’indulto del 1848 per aver partecipato con altri ergastolani ad una
sommossa politica nel 1839. Morì e fu
sepolto nell’isola.
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