Lo scandalo della Cassa marittima: sottovoce, ancora se ne parla!
la dura vita sul mare dei nostri naviganti
Anche se i nostri medici e i naviganti sono
tornati alla loro attività, continua l’iter giudiziario della magistratura in
merito a presunti abusi e a forti illegalità riguardo alla cassa marittima.
Certamente la notizia
dell’arresto di un medico e di un comandante e la sospensione dal lavoro di
altri medici, arrivata sull’isola dalla stampa nazionale, scosse e addolorò
tutti; un vero fulmine a ciel sereno in un’isola già provata per la dilagante
diffusione della droga, per l’uso di alcool da parte di adolescenti, per l’illegalità
di tante casette affittate ai minorenni, per una situazione economica dell’isola da dissesto che saccheggia le
nostre risorse con tasse elevatissime, e per un traffico debordante e incivile
che pesa enormemente sull’immagine dell’isola.
Ma che la nostra onesta e
laboriosa gente di mare e alcuni nostri medici dovessero passare alla storia dell’isola come
truffatori della cassa marittima, questo proprio non avremmo mai voluto sentirlo
dire.
Logicamente le reazioni dei
cittadini sono state le più varie con toni ora polemici, ora giustificativi. La
più generica: “Non ci voleva, non ci voleva…”, la più ingenua: “Poverini, si
sono trovati nei guaio senza saperlo!”, la più cruda: “No, lo sapevano tutti ed
ora devono pagare”…Ancora oggi se ne parla, nelle famiglie, dal salumiere, dal
parrucchiere, nei crocicchi delle strade, più omeno con gli stessi toni.
Gli errori si pagano, è vero, e
per questo l’ultima parola non spetta a noi ma alla giustizia che fa il suo corso. Quello che invece spetta a
noi è il silenzio e la solidarietà con chi per questa vicenda, colpevole o non,
ha sofferto e sta ancora soffrendo.
Ricordo un episodio di alcuni
anni fa in cui mi trovai coinvolto. Un nostro Sindaco fu arrestato ed anche
allora si scatenò un’inutile girandola di commenti simili a quelli di oggi. La Preside
della SMS “A.Capraro” di allora, Maria Michela Di Costanzo intervenendo in una controversa
discussione all’interno della Scuola disse: “Ha rubato, non ha rubato…lo
deciderà la giustizia; a noi spetta esprimergli la nostra solidale partecipazione
al suo dolore in questo drammatico
momento della su vita” e, bando alle chiacchiere, ci invitò ad accompagnarla
a casa di quel Sindaco, subito dopo la scarcerazione e prima del processo,
sottolineandoci che rimaneva sempre valida la massima evangelica: “Ero
carcerato e mi hai visitato”.
La solidarietà, il rispetto,
l’amicizia per i nostri medici e
marittimi coinvolti nella triste vicenda giudiziaria non deve venir meno,
qualunque sia stato il motivo per cui essi sono stati indagati, perché certamente
sono persone che hanno vissuto e vivono un momento di
grande sofferenza.
Lionello Bonfanti, amico
magistrato, mi diceva sempre che, sia durante il processo, ma soprattutto dopo,
se veniva definitivamente accertata la colpa dell’imputato, lui rimaneva
accanto a quella persona, affinché quella condanna non diventasse una battuta di arresto vitale, ma piuttosto pedana di lancio per iniziare il futuro
cammino con slancio rinnovato.
Penso che lo stesso atteggiamento
dovremmo avere verso i nostri concittadini coinvolti in questa vicenda.
Pasquale Lubrano
Lavadera
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