Operazione Primavera per il decoro di Procida - Ne parliamo con Giulio Esposito

Giulio Esposito con sua moglie Gaetanina

 
Da quando è cominciata l’avventura dell’Associazione Operazione primavera, 25 anni fa, il cammino percorso è stato tanto. Si iniziò con interventi mirati lungo le strade dove stazionavano cumuli di immondizia; prima al porto, poi su via Libertà e sulla panoramica. Oggi un svolta che entusiasma e coinvolge anche i giovani: non più interventi sporadici ma progetti mirati  per riqualificare un luogo ben preciso, uno spazio circoscritto: La discesa di Callia, il Catino, la Scuola Media “A. Capraro”.
Ne parliamo con Giulio Esposito uno dei soci fondatori che esprime entusiasmo, vigore, tenacia e tanta voglia di lavorare per Procida.

Perché questa nuova strategia?
Intanto perché dando al progetto una identificazione ben precisa, viene maggiormente coinvolta la gente del posto che sente l’azione dei volontari rivolta allo spazio che vive in maniera più diretta. Pertanto è coinvolto sensibilmente e partecipa con la mente con le braccia ed offrendo anche il proprio contributo economico.

Infatti ha fatto scalpore il lavoro che avete fatto al Catino, via Scipione Brandolini. Una piccola strada che ha avuto la sventura di diventare, nonostante le piccole dimensioni e una strozzatura finale tra i due palazzi di via Regina Elena, svincolo per le macchine proveniente dal porto e dirette alla Chiaiolella. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La strada ha cambiato volto.
Tutti gli abitanti della strada hanno lavorato con entusiasmo insieme ai nostri volontari, in un clima di fraterna partecipazione. Si è frantumato quel clima di freddezza che spesso caratterizza la nostra vita sociale, quel pensare solo al proprio orticello, alla propria barca, alla propria casa. Si lavorava tutti insieme ad un progetto comune, per cui si rimetteva in moto quel senso vero della comunità che è indispensabile alla vita di ciascuno.

Quali sono stati i lavori eseguiti?
Un po’ tutto, a cominciare dal fondo stradale, dai muti, dalle inferriate fino ad arrivare al verde e alla pitturazione.

So che avevate messo anche un semaforo per i pedoni nella strozzatura finale tra i due palazzi in quanto il pedone oggi ha serie difficoltà ad affrontare quel tratto.
Sì, abbiamo ritenuto necessario porre questo dispositivo  governabile dal pedone con un pulsante. Ma il Comune non ha condiviso questa nostra scelta e, dopo tre giorni dall’inaugurazione, il semaforo è stato spento in quanto non sarebbe stato a norma. Per essere sostituito in capo ad una settimana da un semaforo idoneo e a norma. Purtroppo sono passati due mesi e il semaforo non è ancora comparso. Per la verità non abbiamo capito quali erano le irregolarità che il nostro semaforo presentava.

Oggi state lavorando alacramente alla Scuola Media “A.Capraro” che purtroppo stava in condizioni non buone. Ho potuto notare infatti un decadimento della struttura esterna  con tante forme di degrado e di abbandono a partire dai campi sportivi che erano un po’ il fiore all’occhiello della Scuola. Penso che le Scuole dell’isola dovrebbero essere i luoghi più belli. Più curati, più amati, in quanto sono i luoghi di formazione dei nostri ragazzi che lì vivono le prime esperienze sociali e comunitarie.
E’ stata una scelta indovinata fatta d’intesa con l’amico Gennaro Lanzuise  che ha visto anche dei genitori sensibili  che si sono affiancati a noi volontari. Ma ha suscitato pure l’interesse dei giovani e ragazzi che  passano la domenica con noi portando la loro freschezza e il loro entusiasmo che ci fa un gran bene. Stiamo intanto recuperando il due campi sportivi, le piste da corsa, i muri laterali, poi passeremo alle strutture portanti alle inferriate e al verde. Vogliamo ridare bellezza e dignità a questa scuola che accoglie tutti i nostri figli e nipoti e vogliamo aiutare tutti a capire che i beni comuni, come una scuola, una strada, vanno difesi, curati  e custoditi così come siamo abituati a fare per i beni personali.

Sono passati molti anni da quando avete cominciato. Qualcosa è cambiato a Procida, ma ancora c’è da fare tanto. Un scrittore, Gino Montesanto, venuto qui nell’estate del 1993 per la Fiera del libro  in un intervista disse: “Avete un’isola splendida, stupenda, un concentrato di bellezza, ma spesso anche in posti meravigliosi come Terra Murata o sotto Santa Margherita alla Chiaiolella ho trovato tracce di degrado e mi sono chiesto: perché il procidano non ama la propria isola?” Quando trovate situazioni ambientali degradate non vi scoraggiate?
No, non ci scoraggiamo  perché siamo convinti che la pulizia, la bellezza l’armonia la desideriamo tutti. Solo che ci vuole qualcuno che cominci a curare gli spazi comuni. Quando molti anni fa pulivamo la panoramica da cumuli e cumuli di immondizia  alcuni cittadini ci dicevano:” Ma chi ve lo fa fare, voi adesso pulite e domani ci sarà nuovamente la spazzatura”. Al che noi rispondevamo dicendo. “E noi torneremo a pulirla”. E’ un dato di fatto che oggi i cumuli di spazzatura per le strade non si sono più. Ancora però qualcuno nottetempo va a scaricare masserizie sulla montagna dove apparentemente non si vede. Piano piano anche questo va scoraggiato. Purtroppo nessuno si è preoccupato di quest’aspetto, nessuno ha formato, con azioni concrete, i nostri ragazzi e giovani a rispettare  ciò che appartiene a tutti.
25 anni fa, via Libertà invasa dai rifiuti: nasce Operazione Primavera

A Napoli e provincia il degrado ambientale è molto esteso. Le periferie napoletane sono luoghi terribili. Procida aveva nel passato un maggiore rispetto delle proprie cose e di quelle degli altri. Non succedeva mai che i muri delle case e delle strade fossero degradati,  trascurati, scorticati…nessuno scriveva sui muri. Addirittura i giardini erano aperti e si passava con serenità da un giardino all’altro rispettando le cose altrui. Abbiamo perso  un po’ questa dimensione di cura e di amore per le cose altrui e di conseguenza gli spazi comuni  non vengono curati come prima. C’è stato inoltre un grande frazionamento delle proprietà e molti terreni sono stati venduti a forestieri i quali subito hanno eretto barriere per isolarsi da noialtri. Questo forse ha influenzato negativamente anche noi procidani?

E’ difficile rispondere. A noi dispiace vedere il degrado di un’isola che amiamo e pertanto ci siamo messi volontariamente a lavoro dedicando tempo energia e soldi. Cerchiamo sempre nuove forme di autofinanziamento e chiediamo al cittadino di darci una mano. E fino ad oggi, seppure con fasi alterne, non ci è mancato il sostegno. Prima eravamo solo pensionati e pochi giovani. Oggi i giovani, le donne e i bimbi aumentano. Significa che sta maturando in loro la coscienza del rispetto del proprio ambiente e della propria isola. E questo è il dono più grande che abbiamo ricevuto, perché i giovani sono il futuro dell’isola. Se oggi si impegnano a curarla domani continueranno a farlo e lo trasmetteranno ai loro figli.

Pensi quindi che sia fondamentale la cura dell’ambiente per lo sviluppo dell’isola?
Sento spesso parlare di sviluppo di qua, di là. Ma restano per me parole vuote. Sono di origine contadina e mi hanno sempre insegnato che alcune piante per dare il meglio di sé devono avvilupparsi. L’avviluppamento è la loro vita e quindi anche il loro sviluppo. Una cappoccia che non si avviluppa non serve a niente. Procida si deve avviluppare, ossia stare più a contatto l’uno con l’altro, mescolarci di più, capire insieme quale è la nostra vera identità, che cosa possiamo fare e cosa vogliamo fare. Senza coesione sociale, senza avviluppamento, non ci sarà mai naturale sviluppo.

Mi colpisce quello che dici, perché penso che ci sia tanta saggezza. Gli antichi romani dicevano ai loro governatori: se vuoi comandare indisturbato crea divisione  nel popolo, disgregalo, non tenerlo mai unito e avviluppato. Mi sembra di capire da quanto dici che se ci mescoliamo di più, lavorando insieme per un obiettivo da realizzare, se c’è più confronto e dialogo,  allora c’è la speranza di capire anche cosa dovremo fare per il futuro. E’ così?
Ne sono profondamente convinto.

A cura di Pasquale Lubrano Lavadera
25 anni fa: via Libertà dopo l'intervento di Operazione Primavera
Il Belvedere di via Libertà riportato al suo splendore
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Commenti

  1. Esperienza bellissima ed anche commovente. Vedere degli uomini lavorare insieme per un bene comune da una vera speranza per il futuro.

    Donika

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