Tutto cominciò cu na botta!

Procida: cittadini in corteo dietro una processione


Tutto  cominciò cu na botta fremante, perché si voleva dare la notizia importante, si volevano scuotere i parrocchiani e portarli tutti a onorare il Santo. Senza na botta i cittadini non si sarebbero precipitati in chiesa. Bisognava far rumore, suonare a più non posso le campane, creare il clima dell’eccezionalità, perché i Santi erano più importanti del re e dei potenti, facevano i miracoli e chiedevano rispetto.
Si pensò allora di usare il cosiddetto meschio anche per le festività religiose. Si, proprio il meschio, un pezzo di ghisa a forma di parallelepipedo cavo all’interno, che veniva riempito di polvere da sparo e poi fatto esplodere. Usato primariamente per motivi militari, segnalazioni di guerra o di avvistamento o per manifestazioni civili per segnalare l’arrivo del re o del principe.
Collegati in serie questi meschi  con filo di polvere pirica, una volta accesa la miccia provocavano una serie di botti  fremanti per segnalare a tutta la popolazione dell’isola la santa ricorrenza. Ma chi doveva provvedere a tutto questo? Nacque allora la figura dello sparameschio ossia di colui che veniva ingaggiato e pagato per sparare re battarie nell’ora e nel luogo stabilito.
Non dimentichiamo che all’epoca esisteva il potere temporale  della Chiesa  e se il Papa era il re, i preti erano i principi. E se si sparavano re battarie al re o ai suoi ministri, ci volevano pure re battarie al cardinale e ancor più al Santo.

Forme arcaiche di civiltà passate, che ripetute oggi si colorano di ridicolo. Penso che le stesse processioni vadano oggi messe seriamente in discussione. La fede religiosa non è rito, formalismo, incenso  o botte, ma è vita e impegno per la giustizia, per la pace, per la lealtà, per la solidarietà fraterna, per un aiuto vicendevole e sostegno ai poveri, per una festa dei cuori. Ce lo dice ripetutamente Papa Francesco con la forza della Parola.
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