"Il nostro viaggio in Africa"

Cristina
e Lisa, le due coraggiose ragazze procidane in Uganda
COGEO MUSUNGU, è una delle prime frasi che i
bambini dicono quando ti incontrano: ciao bianchi, un saluto semplice, vero,
spontaneo che ti fa ridere.
Raccontare un' esperienza è sempre difficile,
descrivere nel modo giusto un viaggio cosi intenso è forse la prima missione
che ti viene chiesta di realizzare al ritorno nella tua vita normale. Una delle
preoccupazioni ricorrenti mentre vivevo l'Africa era: cosa devo raccontare
quando ritorno? Cosa dovrò testimoniare? Ne sarò capace? E in effetti questa è
una delle paure e delle difficoltà che oggi vivo ancora. Trascorri 15 giorni in
una terra sconosciuta, ma una terra che per un motivo che forse non conosci
ancora ti ha attratto. Siamo noi a scegliere l'Africa? Forse no, è l'Africa che
ti chiama, che piano piano entra dentro di te, che ti disorienta, travolge,
riempie e poi ti lascia andare confusa, ma ricca.
La scoperta dell'Africa inizia prima di partire,
nel tuo cuore, quando ti scoppia un desiderio cosi forte che non puoi
ignorarlo, più forte della paura e del rischio. Vivi nella tua realtà una vita
normale da studente universitario che si impegna come può per il prossimo, in
parrocchia, a casa, tra gli amici. Dopo un po' senti che il desiderio e il
bisogno dell'altro cresce, hai l'esigenza di spingerti oltre, di fare un
esperienza folle e forte, vera. Senti improvvisamente la necessità di andare a
donare anche se solo un sorriso al bambino più indifeso, l'Africa inizia a
diventare un problema, perchè si trasforma in un' esigenza, un bisogno che non
puoi ignorare.
Il mio
viaggio in Uganda, dal 28luglio al 12 agosto, parte da Melito di Napoli, sede
delle ancelle eucaristiche che dal 1996 operano in Africa con passione e
spirito di adattamento. I miei compagni di viaggio, preziosi e indispensabili,
sono i soci dell'Onlus I Care, altri volontari che come me desideravano
conoscere il Terzo Mondo per missione o curiosità e la mia inseparabile amica
Lisa.
Abbiamo trascorso i primi giorni nella capitale
dell'Uganda ( Kampala) , per
poi spostarci nei villaggi della zona di Mulaghi e Sorothi.
La prima settimana sei un po' sconvolto, i tuoi
occhi vorrebbero non vedere, la tua mente vorrebbe non capire e ti chiedi cosa
sono venuta a fare? Cosa posso fare? Resti lontana, osservi con discrezione le
capanne fatte di canne e fango, l'erba spesso incolta, bambini svestiti e malnutriti che corrono
ridendo, donne che si prendono cura della terra, guardi senza avvicinarti forse per timore che il tuo cuore non sia
ancora pronto ad accogliere quegli sguardi d'aiuto e d'amore. Abbiamo visitato
sei villaggi (Mulanda-Sony-Paya-Amogey-Angaro-Okerey) partecipando
alle cerimonie di inaugurazione dei pozzi, costruiti grazie alla straordinaria
forza dell'onlus I Care. Durante i festeggiamenti, nei discorsi, la frase più
ricorrente era: the water is life, l'acqua è vita, avere l'acqua nel proprio
villaggio rappresenta un primo grande miracolo, evitando a donne e bambini di
qualsiasi età chilometri e chilometri di cammino. La loro gioia nel bagnarsi le
mani sotto quell' acqua ha riempito i nostri occhi di lacrime perché in pochi
minuti ti ritrovi di fronte al senso della vita, una vita che si costruisce
solo su una lieve soddisfazione dei bisogni primari, ma che si sente appagata e serena.
Domenica 5 agosto abbiamo trascorso la giornata
con i giovani della diocesi di Soroti,
una domenica piena di allegria, ragazzi di età e sfumature differenti uniti nel
ritmo del corpo, ognuno con la propria danza, ma insieme oltre le differenze e
i colori. Mentre sei con loro rifletti e ti chiedi: ma non siamo tutti giovani
allo stesso modo? Ho 20anni in Italia, ho 20 in America, 20anni in Africa, non dovrebbe avere lo
stesso valore la mia tenera età? Ed invece di rendi conto che non è cosi.
Essere giovani vuol dire avere il mondo tra le mani, il futuro davanti e mille
possibilità e occasioni che attendono solo te. Tra quei giovani comprendi che
non è cosi per tutti, ti assale la rabbia e lo sconforto, ma sono sentimenti
che poi devi trasformare in ottimismo e grinta. Nella vita di tutti i giorni
impari a comprendere che il tuo viaggio ti è servito a capire che devi
sfruttare nel modo giusto l' essere giovane perché sei nato fortunato e hai il
dovere di non rovinare quella fortuna per rispetto di te stesso e poi di chi
dalla vita non ha, ma non per sua colpa, le tue stesse possibilità.
L' Africa insegna e ti domandi cos'è la felicità?
Dopo un viaggio in uno dei paesi più poveri del mondo la risposta a questa domanda
diventa difficile o forse cosi semplice che non ti sembra reale e possibile. La
definizione di felicità la ritrovi negli occhi e nelle risate dei bimbi che ti prendono in
giro perché piove e tu indossi il k-way, mentre loro si divertono sotto l'acqua,
corrono a piedi scalzi, si lasciano entusiasmare da un semplice palloncino e da
una caramella. Può sembrare retorica, ma l'Africa ha un dono particolare, che
sei hai la fortuna di ricevere non puoi più ignorare. Non sono i musungu ad
essere un dono per la terra dei neri, ma bensì è l' Africa ad essere un dono
per i bianchi. La vita non è vita e la felicità non è tale se non diventa un
dono per l'altro, una missione per il tuo prossimo. “ L'Africa vi deve
insegnare a diventare missionari”, ovunque decidiate di svolgerla, ma purchè
facciate in modo che la vostra vita
anche se con piccoli gesti rappresenti sempre una mano tesa verso il
prossimo, che sia il vicino di casa o il bambino ugandese.
Cristina
Meglio
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