Procida, LA CASA DI GRAZIELLA ricostruita nell’ex Conservatorio delle orfane

A
Punta Pizzaco, la casa di Graziella, che
fu di Cesare Brandi e oggi del Sindaco Vincenzo Capezzuto, viene restaurata.
Eppure nel passato neppure una semplice insegna turistica ne ha segnalato il
luogo dov’era.
Ma
dov’era esattamente la casa? Come era arredata una povera casa di un vecchio
pescatore e della giovane nipote che morì consunta d’amore?
Sulle
orme di Alphonse de Lamartine e del suo celebre romanzo, ma anche con una
rigorosa e appassionata ricerca scientifica, Riccardo Scotto di Marrazzo,
laureato in Conservazione dei Beni Culturali e
Demoantropologici presso il Suor Orsola Benincasa di Napoli, l’ha
ricostruita nell’ex Conservatorio delle orfane, oggi Palazzo della Cultura, a
Terra Murata. Una ricostruzione fatta con intelligenza, ma anche con la
passione straordinaria che questo giovane studioso porta per la sua isola.
Una
ricostruzione che si impreziosisce con
le trenta opere in esposizione della pittrice Antonietta Righi, che con la sua
arte ed i suoi colori racconta e percorre i luoghi di Graziella. Artista
sensibile e raffinata, anche lei procidana doc, la Righi interpreta l’anima e
le atmosfere della sua isola, conseguendo riconoscimenti a livello nazionale,
quale quello recentemente conferitole a
Fiuggi.
Riccardo
Scotto di Marrazzo, sfidando non poche difficoltà e resistenze, ha trasformato il secondo piano
del Conservatorio nella mitica Casa di Graziella, proprio in quelle stanze dove
sono vissute tante fanciulle segnate dal destino, orfane e povere. Un filo
magico le lega alla povera nipote di un pescatore. Quelle fanciulle, una volta
diventate donne, uscivano dal Conservatorio e andavano incontro al loro
destino: il lavoro, uno sposo, una famiglia. Anche a Graziella toccò andare
incontro al suo amaro destino, quando Alphonse, figlio del Grand Tour e del
quale era innamorata, ritornò in Francia. Il suo destino: non uno sposo, ma una
morte di consunzione per “mal d’amore”.
Anche
per questo è pregevole l’iniziativa di Scotto di Marrazzo, che nel Museo da lui
progettato e realizzato ripropone in
diretta lo scenario povero e suggestivo, nel quale dovette compiersi l’ultimo atto della vita di Graziella e del
suo amore infelice.
Noi
crediamo che il Comune di Procida, che ha consentito quest’iniziativa con la
messa a disposizione dei locali, voglia incentivare altri progetti di questa
valenza, soprattutto quando vengono dai suoi giovani concittadini, come lo sono
Antonietta e Riccardo. Certo, si tratta di una ricostruzione personale e
libera, per la quale Riccardo si è avvalso di arredi e suppellettili della sua
famiglia. E di ciò avverte i visitatori: “La Casa di Graziella non era così
ricca di suppellettili, qual ora appare”, leggiamo sul depliant illustrativo da
lui curato, “ma tutto il suo arredo è datato tra 1800 e 1900. Nulla è
appartenuto a Graziella”.
Un
motivo in più per riconoscere lo sforzo e la passione di questo giovane figlio
di Procida.
Anna
Giordano
Commenti
Posta un commento