Le donne nelle Congreghe - Intervista a Maria Regina Persico

Maria Regina Persico
Non avremmo mai pensato che un giorno una donna potesse diventare membro di una Congrega procidana. Eppure è accaduto e sicuramente ce ne saranno altre che sceglieranno di seguire il cammino che ha iniziato Maria Regina Persico, sposata con Aldo Ambrosino e madre di tre figli, Stefano, Maurizio e Bruno. Incuriositi da questa scelta le abbiamo rivolto alcune domande.


Maria Regina, cosa ti ha spinto d far parte della Congrega dei Rossi?

Sia mio marito che mio figlio facevano parte da tempo di tale Congrega e durante il periodo delle “Quarant’ore”, alle 15, erano soliti dedicare  al Signore un’ora di preghiera nelle varie comunità parrocchiali. Era un orario buono anche per me per cui decisi di accompagnarli. Mi sedevo indietro e mentre loro pregavano facevo la mia meditazione. Ma mio marito mi chiese di sedermi accanto a lui. E così feci. Il priore Giuseppe Righi vedendomi assidua e presente  mi propose allora  di aderire alla Congrega, anche perché un decreto del Cardinale autorizzava tutte le Congreghe, storicamente solo maschili, ad aprire l'iscrizione anche alle donne.

Non fosti sorpresa da tale domanda?

Certamente. Infatti non ho accettato subito. Ho voluto riflettere. E quando  nei giorni di preparazione alla Pasqua  mi venne riformulata la proposta ho avvertito in me come una chiamata di Dio a testimoniarlo con più fervore ed amore.

Hai avuto un gran coraggio ad entrare in una Congrega tutta di uomini.

Non so se è stato il coraggio a farmi accettare. Direi proprio di no. Ho sentito dentro di me la spinta interiore ad accettare e, fatto il passo, tutto è stato semplice e bello. Mi hanno accolta con rispetto e amore. Vedevo tutti i confratelli come persone da voler bene e con i quali vivere quella carità di cui parla Cristo.

Ci sono altre donne con te?

Nella Congrega dei Rossi, non ancora. Ma so che due Signore sono entrate a far parte della Congrega dei Gialli.

Essere oggi “consorella”  cosa aggiunge alla tua vita?

Consapevole di una scelta che si rifà al grande Sant’Alfonso dei Liguori, mi sento impegnata maggiormente a vivere la mia vita in unità col Signore, a conservare e tramandare le buone tradizioni della Chiesa, e a fare il bene al prossimo, aiutando, mettendomi a disposizione di chi ha bisogno.

C’è una divisa diversa per voi donne?

Quando ho vissuto la mia prima “vestizione” ho indossata quella maschile. Può darsi che ci sarà in futuro qualche ritocco per renderla più adatta a noi donne.

Le Congreghe hanno avuto un’importanza nella Chiesa, allorquando la società era ancora chiusa e c’era una forte differenza tra i ceti ricchi e il popolo. Le Congreghe tentarono di rompere questa divisione, valorizzando ogni persona e creando comunione tra i credenti. Ritieni che hanno ancora la loro funzione spirituale oggi?

Le forme associative sono sempre importanti perché ci aiutano a confrontarci con gli altri. E vediamo come  a Procida ci sono tante associazioni religiose e soprattutto laiche. Penso che oggi  le Congreghe possano svolgere il loro specifico ruolo mettendosi a servizio degli altri, come dice Papa Francesco. Non vivere per se stessi, chiusi in se stessi, ma vivendo per la società procidana, servendo il prossimo, amando tutti senza distinzioni, portando la carità di Cristo in ogni ambiente, sapendo che in ogni persona che incontriamo è presente Cristo.

Come mamma, quali i valori che hai trasmesso ai tuoi figli?

Con l’esempio e anche con la parola ho cercato di trasmettere loro  “la regola d’oro” del Vangelo, presente anche nelle altre religioni: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Tutti gli altri valori discendono da questo insegnamento di Gesù.

Procida ha tanti problemi. Quale è per te quello più grosso e per il quale bisognerebbe lavorare tutti insieme di più?

Il problema dei giovani…. Quando sento dire: sai quel ragazzo, è  stato colpito dalla droga, ci resto male, soffro per quel ragazzo e per la sua famiglia. Vorrei far qualcosa ma mi sento impotente…Forse come adulti dobbiamo testimoniare di più la solidarietà, l’amore per tutti, l’aiuto a chi non ha… Trasmettere ai giovani la testimonianza che si è felici solo se si vive per gli altri. E poi aiutare i giovani a trovare lavoro.  In questo dovrebbe esserci più comunione e aiuto tra le famiglie procidane, fra le Associazioni, religiose e non, perché è un problema di tutti.



a cura dell'Associazione Culturale Isola di Graziella

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