LA POLITICA SALVERA' PROCIDA?

Procida sferzata dal vento

Non sarà la politica da sola a Salvare l'Italia e anche a salvare questo "punto invisibile" sulla carta geografica che si chiama Procida. 

Purtroppo  c'è oggi nella mentalità della maggioranza dei cittadini  che la politica sia  la causa di ogni bene e di ogni male. Niente di più sbagliato

Questa convinzione, presente in molti cittadini, è un retaggio dei sistema monarchici e dittatoriali dove realmente il potere era essenzialmente dei dittatori e del Re con le loro corti.  

La democrazia parla invece di sovranità popolare, quindi colloca la popolazione al primo posto nella vita delle citta dei paesi e delle isole.

Evidentemente la crisi democratica in atto, paurosa e pericolosa, induce a pensare che colpa di tutti i nostri mali sia la politica; di qui la crescita dei non votanti e in politica dei sistemi autoritari, della ricerca di uomini che urlano e mostrano i muscoli.

La politica svolge bene o male il suo ruolo, ma è il ruolo dei cittadini che viene a mancare spesso nella vita della democrazia italiana

"Salvare Procida"  gridava Giuliano Montaldo nel suo meraviglioso documentario rivolgendosi principalmente a noi cittadini,  sperando che nelle nostre teste si accendesse una luce  virtuosa e ci portasse a riflettere su alcune madornali insufficienze che stanno  letteralmente  mettendo in pericolo l'integrità sociale e ambientale dell'isola.

E' il cittadino che deve riprendere tra le mani il destino dell'isola, ma non da solo, e chiedendo continuamente alla politica scelte mirate e utili.

Purtroppo qui casca l'asino perchè chi doveva provvedere a creare le mulattiere, spesso  non lo ha fatto. E qui entra in campo la politica.

Una politica democratica riconosce la sovranità popolare e fa di tutto per mettersi in ascolto dei cittadini, anzi li invita a mettersi insieme per operare e intanto costruisce le mulattiere per evitare che l'onesto e servizievole animale, nel suo cammino faticoso, possa cascare.

Una politica democratica non si chiude nella sua torre d'avorio è dice: "Spetta a noi cambiare il paese!" quasi che il paese fosse di sua proprietà.  Manca quella parola in più che sembra inutile ma  che è in realtà sostanziale: "Spetta a noi predisporre  le infrastrutture del paese affinché noi  insieme ai cittadini  possiamo offrire all'isola ciò che le spetta.... perché il popolo è sovrano non solo nel momento elettorale ma anche durante il mandato."

Il presidente uscente della Regione Campania militava in un partito che si definiva democratico, ma non ho mai capito per quale motivo ha preteso nel 2022, per "Procida capitale della cultura" la regia di tutta l'organizzazione insieme alla sua giunta e non ha invece voluto che fosse il Sindaco di Procida a portare avanti responsabilmente ogni fase  del progetto.

Che l'abbia fatto solo perchè ci ha messo i soldi? Non credo proprio. Penso piuttosto che si tratti di un considerare il potere della politica "assoluto". Causa questa, a mio parere, della crisi democratica in atto.

Non sarà quindi la politica a salvare l'Italia e tanto meno la nostra isola, ma la vera democrazia che è governo del popolo. E questo avverrà quando i cittadini troveranno la forza di  lavorare insieme pur nella diversità di idee e visioni politiche. 

A tal fine dovrebbero nascere laboratori  che educhino al bene relazionale nelle scuole, nelle comunità parrocchiali, nelle realtà associativa e   nei quartieri. 

Senza una corretta proficua e forte spinta alla costruzione del  bene relazionale   la stessa vita democratica in politica sarà in pericolo a Procida come altrove.

La mia speranza è proprio nelle associazioni che hanno nel loro DNA la spinta a mettersi insieme  e, pertanto,  voglio sperare che nel futuro esse sempre più imparino a collaborare e a ricercare insieme le soluzione ai  problemi che sempre si affacciano nella vita della nostra amata isola.

Pasquale Lubrano Lavadera

29-10-1944



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