QUANDO I PROCIDANI DONAVANO CASE E PALAZZI ALLA COMUNITA'....

Procida L'oratorio Don salvatore Massa in via Marcello Scotti

C'è stato un tempo, parliamo dell'800 e anche del 900, in cui i procidani donavano con generosità, giardini, case, palazzi e isolotti  alla comunità.

Poiché  il potere era in mano ai Monarchici e alla Chiesa, le donazioni venivano  indirizzate prevalentemente alla Chiesa  nella speranza che esse potessero essere a beneficio di tutti. 

Erano tempi in cui le differenze di classi erano stagliate e dove i poveri solo nelle chiese e negli istituti religiosi  erano bene accolti.  La maggioranza dei procidani era povera. Una povertà vissuta però sempre con grande dignità. Il riscatto sociale si è avuto solo nel dopo guerra.  Prima, solo un centinaia di famiglie poteva considerarsi  benestante.

La nobiltà, i benestanti, hanno goduto neisecoli di grandi privilegi e le classi povere, i cosiddetti proletari,  vivevano spesso in grandi difficoltà. L'emigrazione del fine ottocento  fu grandissima. In ogni famiglia qualcuno emigrava per sostenere  sfamare i parenti.

C'era stato, molti secoli prima, Francesco d'Assisi  un giovane che aveva scandalizzato i potenti e i nobili, e  la Chiesa, pur avendo accettato i francescani, mantenne  ancora per secoli  il potere temporale e un tenore di vita molto simile a quello dei nobili monarchici. E tutte le famiglie nobili o ricche destinavano  il secondogenito alla carriera ecclesiastica e questo anche a Procida  che ancora nel 900 aveva un centinaio di preti.

C'era però questa generosità delle donazioni. Una donazione fruttuosa fu quella che  il sacerdote Salvatore Massa fece alla Comunità di Santa Maria delle Grazie, donando un'abitazione e un bellissimo giardino in via Marcello Scotti affinché nascesse un Oratorio per i giovani . La qualcosa fu realizzata negli anni 80 da don Antonio Florentino,  ed oggi l'oratorio Massa è un luogo dove la comunità di Santa Maria delle Grazie e di San Leonardo  svolge funzioni  catechistiche, ricreative  e culturali. 

Un altra donazione fruttuosissima fu quella dell'isolotto di Vivara che il medico Scotto Lachianca negli anni 30 lasciò al Terz'ordine Francescano e alla famiglia Albano per la gestione dell'assistenza sanitaria ai più poveri di Procida. 

La donazione dell'isolotto di Vivara era quindi finalizzata all'assistenza  sanitaria gratuita  ai malati anziani e poveri dell'isola ricoverati nell'Ente Albano Francescano, unica IBAN  riconosciuta dalla Stato. 

Il Consiglio di Amministrazione dell'Albano Francescano,  deliberò  nel 1993 di diventare  ente privato e non più IBAN, e successivamente eliminò l'assistenza sanitaria gratuita ai poveri  e trasformò  l'Albano francescano in Casa-Famiglia. 

Gli eredi di Scotto Lachianca, venuti a conoscenza di questa nuovo assetto dell'Albano Francescano, che non rispettava la finalità testamentaria di Scotto Lachianca,   intrapresero un'azione giudiziaria e la vinsero  nei tre gradi di giudizio previsti dalla Legge. 

Pertanto l'Albano Francescano ha perduto l'isolotto di Vivara, ossia il bene più grande,  che  aveva permesso per molti decenni, tramite il fitto regionale di Vivara, di assistere gratuitamente tutti i malati poveri dell'isola.

Molte altre donazioni di dimensioni più piccole sono state elargite alle parrocchie e spesso il donatore, non indicando la specifica destinazione d'uso,  lasciava  il parroco  libero di  usufruirne secondo le proprie intenzioni.

Il palazzo Pagliara, in via Marcello Scotti, invece fu donato ai Frati Domenicani di Madonna dell'Arco,  che si presero cura dell'anziana Signora, proprietaria del palazzo,  fino alla sua morte portandola nella casa di Cura di Madonna dell'Arco. 

Ed oggi i Domenicani stanno ristrutturando  quel palazzo. Non si conosce bene la finalità, anche se dal cartello esposto sembra che si voglia realizzare una sorta di ostello della gioventù.  Qualcuno afferma che invece, essendo stato alienato l'ospizio per i poveri dell'Albano Francescano, verrebbe creato nel palazzo Pagliara  un ospizio simile a quello in funzione a Madonna dell'Arco.

Lo sapremo nei prossimi mesi quando sarà completata la ristrutturazione.

Oggi il procidano potrebbe donare, come avveniva un tempo, qualche palazzo o qualche appartamento alla chiesa o al Comune,  precisando però bene  la motivazione specifica della donazione: "Dono questo giardino per un parco gioco per bambini, dono questo palazzo per la biblioteca comunale, dono questa casa per le ragazzi madri,  dono questo fabbricato per la riabilitazione dei ragazzi che sono caduti nell'uso degli stupefacenti ecc ecc" 

Qualora il Comune o la Chiesa non dovessero rispettare  la motivazione del donatore, gli eredi potrebbero sempre  fare ricorso e riprendersi lo stabile.

Oggi il comune ha avuto dal Ministero Grazia e Giustizia, tutta la realtà storica e abitativa  di Terra Murata,  ma con "una condizione ben precisa"  da realizzarsi entro 15 anni.

Anche santa Margherita e san Giacomo oggi  sono strutture comunali. E sarebbe auspicabile che avvenissero altre donazioni finalizzate a scopi specifici.

Sappiamo che la famiglia Scialoja ha donato la grande biblioteca dell'Avo illustre   a Procida. Circa 5000 volumi con libri del 600 del 700 e dell'800 che costituiscono un patrimonio librario   di valore storico e culturale stimato  di oltre  un milioni di euro,  che dovrà essere sistemato e conservato opportunamente  in una struttura idonea,  dedicata proprio al Fondo Scialoja, nel rispetto delle normi previste in simili casi. 

Sarebbe favoloso se il Comune potesse avere dagli eredi di Scialoja l'intero palazzo di Pizzago, dove poter  sistemare  tutti i libri ricevuti e creare in quel palazzo una Fondazione culturale intestata proprio a Scialoja. 

Come pure sarebbe auspicabile dedicare  l'intero palazzo delle Guardie regie, situato nella Piazza d'armi, o l'intero complesso di santa Margherita  alla grande Biblioteca comunale che Procida ha intitolata a Don Michele Ambrosino  che si avvia a diventare un polo culturale di grande potenzialità per l'intera area mediterranea  dopo la donazione che la casa editrice  Il Mulino ha inviato alla Biblioteca Comunale.   

Ricordiamo che la sala Pio XII non esisteva  e don Michele fece presente alla comunità che sarebbe stata necessaria una grande sala per favorire la presenza dei giovani nelle attività culturali, e per una adeguata promozione sociale dell'intera comunità. E ci fu una grande gara di solidarietà per creare quella sala, che ha avuto un 'importanza enorme non solo per la comunità della Chiaiolella, ma per l'intera isola. 

Inoltre, come non ricordare la generosa donazione di un meraviglioso giardino  alla Comunità della SS. Annunziata dove attualmente è stato costituito un grande oratorio e dove i giovani fanno sport e attività teatrali e laboratori artistici.

Manca oggi a Procida una grande sala teatrale, una sala per dibattiti culturali, un palazzo per le attività artistiche e creative, e un grande museo sulla cultura marinara. 

Speriamo vivamente che, per tutte queste funzioni sociali e culturali, possano esserci nel futuro ancora donazioni.

Pasquale Lubrano Lavadera




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