VINCENZO BARBIERO: Come si coltiva il carciofo di Procida
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Vincenzo Barbiero |
Il carciofo è una pianta erbacea perenne il cui
rizoma-radice ricco di sostanze di
riserva vive sotto il terreno che lo ricopre e lo protegge, e comincia a
germogliare in agosto, quando fuoriescono i primi cardi.
Nella coltivazione procidana, se ne lascia solo uno,
solitamente quello che appare più robusto, gli altri in novembre vengono
tagliati e piantati altrove. Questi ultimi
per germogliare hanno bisogno però di circa due anni di tempo perché si
deve formare il rizoma-radice che poi darà la vita alla pianta.
Se invece di tagliarli a novembre li tagliamo a febbraio
essi, avendo avuto la possibilità di irrobustirsi grazie alle acque invernali, e
avendo sviluppato un buon apparato radicale
sono pronti a fiorire già dopo un anno..
Poiché è diventata
una pianta commestibile si pensa che
il carciofo produca il frutto. In realtà è una pianta floreale senza
frutto. Quella che noi cogliamo per farne un cibo prelibato è la gemma floreale
che in marzo è abbastanza gonfia e ricca di squame la cui parte inferiore è
tenera ed ha un buon sapore.
Se la gemma, chiamata anche "mammarella", non
viene colta e resta sulla pianta si sviluppa in fiore. Un fiore dal bellissimo colore turchino-viola che a sua
volta produce i semi di carciofo i quali, posti in un semenzaio e poi
trapiantati, danno origine a nuove piante di carciofi.
Il processo seme-pianticella dura circa due anni.
Due operazioni vengono solitamente effettuate in giugno.
Si può staccare un
pezzo del rizoma-radice per trapiantarlo in altro terreno e si vedrà già in
novembre germogliare un cardo.
Sempre in giugno la pianta, ormai priva di fiore, diventa secca,
e pertanto l'agricoltore per prepararla alla nuova fioritura taglia il cardo
secco all'altezza del terreno.
La pianta, in tutto il suo processo si nutre solo di acqua ed ha un fogliame folto le cui foglie non commestibili sono molto
gradite alle mucche.
La pianta viene
concimata on materiale organico e durante la crescita si rincalza periodicamente
il terreno per evitare che il vento possa abbatterla.
La gemma-mammarella
che già si presenta abbastanza gonfia e turgida a fine febbraio , se non
ha fatto molto freddo, a marzo è già commestibile.
Il carciofo procidano produce una sola mammarella di colore verdone scuro e 4 o 5 piccole
mammarelle "figlie", e infine boccioli di mammarella della grandezza
di un uovo, le cosiddette "nipoti".
Oltre alla mammarella è commestibile anche il cardo.
Durante il processo di crescita il carciofo non ha bisogno
di alcun trattamento chimico di
protezione. Si usa sull'isola ogni tanto spargere sul fogliamo e sul fiore un po' di
cenere per impedire alle lumache di
aggredirle.
Le radici sono dolciastre e
vanno tenute ben coperte dal terreno altrimenti costituiscono un ottimo
pasto per i topi di campagna.
La produzione del Carciofo insieme a quella del limone era
molto diffusa a Procida e a Monte di Procida e le mammarelle procidane erano richiestissime in tutta l'area flegrea.
Perdura ancora la coltivazione del carciofo nelle vigne esistenti sull'isola e nelle
parule (grandi ed estesi orti situati nelle vicinanze del mare), con irrigazione dii acqua leggermente
salmastra raccolta nei pozzi scavati a livello del mare.
Si ringrazia la consulenza del Dr, Vincenzo Barbiero che
nella sua splendida vigna in via Principessa Margerita coltiva con passione oltre l'uva anche una
vasta produzione di carciofi
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